Grozny, tregua fino a mezzanotte

Grozny, tregua fino a mezzanotte Grozny, tregua fino a mezzanotte Mosca: così i civili potranno andarsene AnnaZalesova MOSCA Il giorno fatidico della scadenza dell'ultimatum agli abitanti di Grozny - uscire dalla città o venire annientati - invece delle bombe è arrivata la tregua. Una pausa insperata, la prima dal 23 settembre scorso, quando l'aviazione russa ha cominciato a bombardare la capitale cecena. Intimorita dalla violenta reazione dell'opinione pubblica occidentale, Mosca ieri ha dato ripetute manifestazioni di buona volontà, mostrando di voler salvaguardare i civili di Grozny. Il ministro della Protezione civile Serghej Shoigu, mandato dal premier Putin in Cecenia a correggere urgentemente l'immagine della Russia, ieri ha inaugurato un secondo corridoio per gli sfollati di Grozny: «Vedete, è l'il dicembre, ma non c'è nessun ultimatum per i civili», ha commentato. Da ieri mattina è stata dichiarata una tregua nei bombardamenti che durerà fino a mezzanotte di domenica, per permettere alla gente di abbandonare la città. E nei prossimi giorni, anche se i combattimenti riprenderanno, Shoigu promette una pausa «umanitaria» di sci ore ogni giorno, dalle 8 del mattino alle 14. li numero delle «uscite» per i profughi salirà presto a sei, e il ministro russo ha promesso che ci.saranno pullman della Protezione civile ad attendere i rifugiati per portarli verso campi allestiti nella vicina lnguscezia. Ma dal corridoio Nord sono uscite per ora appena 824 persone, mentre in quello Sud, inaugurato ieri solennemente da Shoigu, non è apparso nonostante l'attesa dal ministro e delle telecamere - nem- meno un profugo. L'emissario del premier ha commentato sconsolato che probabilmente a Grozny «non arrivano informazioni» e ha reso pubblici i suoi numeri di telefono. Ma nella capitale cecena non ci sono né luce, né gas, né acqua, e tantomeno il telefono. E gli abitanti, rintanati per la maggior parte della giornata nei rifugi, non hanno letto i volantini russi che prima annunciavano l'ultimatum e ora indicano le vie d'uscita dalla città. A Grozny rimangono ancora almeno 40 mila persone. Secondo il vicepremier del governo russo responsabile del dossier ceceno, Nikolaj Koshman, i civili vengono trattenuti dai guerriglieri come «scudo umano». I pochi osservatori che riescono a comunicare al resto del mondo quello che sta accadendo a Grozny smentiscono però questa accusa: l'ostacolo principale per i potenziali fuggitivi sono le bombe russe. E 1interruzione dei bombardamenti da parte dei militari lo conferma. Il comando di Mosca però continua a coltivare piani di assalto a Grozny. E, dopo aver nei giorni scorsi aperto un piccolo spiraglio alle trattative, Vladimir Futin è ritornato ieri ad essere il «falco numero uno» del Cremlino: «Se i banditi eoceni non renderanno le armi, l'esercito lancerà l'azio¬ ne decisiva», ha ammonito. Il {iremier è anche tornato a par are dell'ultimatum: «L'abbia mo posto per dare ai civili una possibilità di lasciare la città e salvare le loro vite». Dunque, l'attacco è solo rinviato. Bisian Ganterairov, il comandante delle milizie ceceno passate dalla parte di Mo sca, ha promesso ieri che Grozny cadrà entro il 20 dicem bre. Gantemirov - ex indipen dentista e uno dei più importanti signori della guerra caucasici - si è detto poi categoricamente contrario a qualsiasi negoziato con Grozny, nemmeno per trattare lo sgombero dei profughi. Del resto, anche ieri, nonostante la tregua, l'artiglieria russa ha colpito la periferia Est di Grozny. E nel resto della Repubblica ribelle l'offensiva di Mosca procede senza sosta Il prossimo bersaglio è Shali, una città a Sud di Grozny che ha ospitato numerosi profughi dalla capitale. E da domani vi saranno sei ore al giorno senza bombe Bus della Protezione civile a disposizione dei profughi Civili in fuga dalla capitale cecena Mosca assicura una tregua umanitaria per lo sgombero Grozny, tregua fino a mezzanotte Grozny, tregua fino a mezzanotte Mosca: così i civili potranno andarsene AnnaZalesova MOSCA Il giorno fatidico della scadenza dell'ultimatum agli abitanti di Grozny - uscire dalla città o venire annientati - invece delle bombe è arrivata la tregua. Una pausa insperata, la prima dal 23 settembre scorso, quando l'aviazione russa ha cominciato a bombardare la capitale cecena. Intimorita dalla violenta reazione dell'opinione pubblica occidentale, Mosca ieri ha dato ripetute manifestazioni di buona volontà, mostrando di voler salvaguardare i civili di Grozny. Il ministro della Protezione civile Serghej Shoigu, mandato dal premier Putin in Cecenia a correggere urgentemente l'immagine della Russia, ieri ha inaugurato un secondo corridoio per gli sfollati di Grozny: «Vedete, è l'il dicembre, ma non c'è nessun ultimatum per i civili», ha commentato. Da ieri mattina è stata dichiarata una tregua nei bombardamenti che durerà fino a mezzanotte di domenica, per permettere alla gente di abbandonare la città. E nei prossimi giorni, anche se i combattimenti riprenderanno, Shoigu promette una pausa «umanitaria» di sci ore ogni giorno, dalle 8 del mattino alle 14. li numero delle «uscite» per i profughi salirà presto a sei, e il ministro russo ha promesso che ci.saranno pullman della Protezione civile ad attendere i rifugiati per portarli verso campi allestiti nella vicina lnguscezia. Ma dal corridoio Nord sono uscite per ora appena 824 persone, mentre in quello Sud, inaugurato ieri solennemente da Shoigu, non è apparso nonostante l'attesa dal ministro e delle telecamere - nem- meno un profugo. L'emissario del premier ha commentato sconsolato che probabilmente a Grozny «non arrivano informazioni» e ha reso pubblici i suoi numeri di telefono. Ma nella capitale cecena non ci sono né luce, né gas, né acqua, e tantomeno il telefono. E gli abitanti, rintanati per la maggior parte della giornata nei rifugi, non hanno letto i volantini russi che prima annunciavano l'ultimatum e ora indicano le vie d'uscita dalla città. A Grozny rimangono ancora almeno 40 mila persone. Secondo il vicepremier del governo russo responsabile del dossier ceceno, Nikolaj Koshman, i civili vengono trattenuti dai guerriglieri come «scudo umano». I pochi osservatori che riescono a comunicare al resto del mondo quello che sta accadendo a Grozny smentiscono però questa accusa: l'ostacolo principale per i potenziali fuggitivi sono le bombe russe. E 1interruzione dei bombardamenti da parte dei militari lo conferma. Il comando di Mosca però continua a coltivare piani di assalto a Grozny. E, dopo aver nei giorni scorsi aperto un piccolo spiraglio alle trattative, Vladimir Futin è ritornato ieri ad essere il «falco numero uno» del Cremlino: «Se i banditi eoceni non renderanno le armi, l'esercito lancerà l'azio¬ ne decisiva», ha ammonito. Il {iremier è anche tornato a par are dell'ultimatum: «L'abbia mo posto per dare ai civili una possibilità di lasciare la città e salvare le loro vite». Dunque, l'attacco è solo rinviato. Bisian Ganterairov, il comandante delle milizie ceceno passate dalla parte di Mo sca, ha promesso ieri che Grozny cadrà entro il 20 dicem bre. Gantemirov - ex indipen dentista e uno dei più importanti signori della guerra caucasici - si è detto poi categoricamente contrario a qualsiasi negoziato con Grozny, nemmeno per trattare lo sgombero dei profughi. Del resto, anche ieri, nonostante la tregua, l'artiglieria russa ha colpito la periferia Est di Grozny. E nel resto della Repubblica ribelle l'offensiva di Mosca procede senza sosta Il prossimo bersaglio è Shali, una città a Sud di Grozny che ha ospitato numerosi profughi dalla capitale. E da domani vi saranno sei ore al giorno senza bombe Bus della Protezione civile a disposizione dei profughi Civili in fuga dalla capitale cecena Mosca assicura una tregua umanitaria per lo sgombero

Persone citate: Nikolaj Koshman, Putin, Shoigu, Vladimir Futin