Fallisce l' Ecofin sulla fiscalità di Francesco Manacorda
Fallisce l' Ecofin sulla fiscalità Fallisce l' Ecofin sulla fiscalità Londra blocca Vaccordo anti-evasione Francesco Manacorda invialo a HELSINKI Aliquote e fettine, cedole e bistecche. L'Europa che si apre con slancio ad Est scopre ad Helsinki che i mali di cui soffre sono quelli di sempre, che gli egoismi nazionali sono più vivi che mai. Nelle sale del vertice che celebra l'allargamento, che compie il salto rivoluzionario verso una difesa comune, a tenere banco sono in realtà gli arrocchi di Parigi e Londra lesi - dicono i rispettivi leader - a difendere due delle parti più sensibili dei loro elettóri: lo stomaco e il portafoglio. Così Tony Blair s'indigna con Lionel Jospin che ha chiuso inesorabilmente per motivi sanitari le frontiere francesi alla carno britannica ormai guarita dal morbo della «Mucca pazza» nonostante Bruxelles ne abbia decretato la libertà di circolazione. «Non può esistere una situazione - proclama il primo ministro britannico in cui c'è chi seleziona le leggi e le regole del mercato europeo alle quali obbedire», e quando incontra a colazione proprio Jospin glli ripete lo stesso messaggio. Ma poi è proprio il britannico Gordon Brown, Cancelliere dello Scacchiere di Sua Maestà, ad opporre una resistenza totale e fermissima alla Jimposta di coordinamento lisca e avanzata dalla Commissione e appoggiata da tredici Stati e mezzo (il Lussemburgo è convinto a metà) perché - spiega tra i lazzi dei colleghi - la misura ucciderebbe il fiorente mercato britannico degli Eurobonds, le obbligazioni in euro, e affonderebbe la City. Londra non vuole costringere i risparmiatori europei che investono nei suoi Eurobonds a pagare una ritenuta sui redditi da risparmio e non vuole nemmeno, in alternativa, passare le informazioni al Paese di origine del risparmiatore come invece propone la Commissione. Poi, nella notte dei lunghi coltelli, un consiglio dei ministri finanziari che si apre giovedì sera alle 21 e finisce quando già è passata l'ima del mattino di venerdì, Brown dice di no anche alla generosa mediazione presentata dalla presidenza finlandese: niente tassa, niente informazioni dettagliate; agli Stati di origine Londra mandi solo nome e indirizzo dei risparmiatori, poi tocccherà a loro scoprire quanto hanno investito e guadagnato. E' l'ultimo schiaffo per i suoi colleghi, i ministri finanziari europei, e specie per quegli undici che dopo aver messo in moto l'euro puntano adesso a un coordinamento del apolitiche economiche che dovrà per forza toccare anche la sfera fiscale. Così nella notte dell'Ecofin i tedeschi butL/mn alle ortiche la diplomazia è Sfiniscono «uno scherzo che non fa ridere» la posizione britannica. Così Gorrit Zalm - il ministro delle Finanze dell'Aia noto per i suoi attacchi all'Italia - evoca Al Capone davanti a Brown per commentare beffardo: «In America lo arrestarono per ovasione fiscale; da voi, probabilmente, non succederebbe». Così Vincenzo Visco commenta adesso che la posizione britannica è «nazionalista, egoista e miope» e sfotte anche lui: «Le informazioni che ci sono state date mostrano un mercato tecnicamente primitivo e sembrano dimostrare che la Gran Bretagna non rispetta le norme antiriclaggio». Se i fulmini britannici si scaricano sulla Francia, insomma, sul parafulmine di Londra si addensano invece le saette di tutti gli altri Paesi. Nessuno, ufficialmente lega i due episodi. Non lo fa Visco, «anche se in politica è sempre possibile», e rifiuta sdegnato il paragone il portavoce di Blair: «Il fisco è all'ordine del giorno di questo vertice, la questione della carne mi sembra proprio di no». Ma di fatto, se mai ci fosse stata una possibilità di compromesso, a farla evaporare ha provveduto proprio la posizione francese sul «beef» britaunnico. Con che faccia Tony Blair avrebbe potuto presentarsi in patria sconfitto - secondo i canoni locali - sia sul futuro della City, sia su quello della bistecca? Per la carne procederà la Commissione, che annuncia una procedura d'infrazione in tempi rapidis¬ simi contro la Francia e una sentenza della Corte di Giustizia europea che arriverà invece con i soliti tempi: diciotto mesi se va bene. Per quanto riguarda il fisco l'opposizione britannica per ora ha pagato. I capi di Stato e di governo, investiti della questione,' si sono messi d'accordo su una dichiarazione che chiarisce prima di tutto come «Tutti i cittadini residenti in uno Stato membro dell'Ue dovrebbero pagare tutte le tasse dovute su tutto il loro reddito da risparmio». Un concetto assai caro ai tedeschi e molto poco gradito a Blair, ma di fatto la proposta di mediazione già rifiutata dai britannici resta sul tavolo, se ne occuperà un «gruppo di lavoro ad alto livello» che si è dato ancora sei mesi per provare a sciogliere la matassa. Mentre i leader tentano l'ennesima mediazione, tra gli Undici dell'euro cominciano però a serpeggiare spiriti di rivolta di fronte a un approfondimento dell'Unione che appare sempre più difficile. Il ministro delle Finanze di Berlino Hans nichel, ad esempio, pensa che se un accordo con Londra è impossibile allora biso¬ gnerà che gli Undici trovino un'intesa tra di loro e poi cerchino di allargarla anche agli altri Stati membri fuori dall'euro e meno intransigenti della Gran Bretagna. «A un certo punto gli Undici dovranno ragionare seriamente su come andare avanti - conferma Visco - ed Kichel ha già posto il problema dell'unanimità sulle materie fiscali».
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