«Stiamo trattando con i ribelli ceceni»

«Stiamo trattando con i ribelli ceceni» Mosca ribadisce: gli abitanti possono restare tranquilli, oggi non scoccherà l'ora del bombardamento «Stiamo trattando con i ribelli ceceni» //premier russo Putin fa marcia indietro MOSCA Oggi dovrebbe scadere l'ultimatum agli abitanti di Grozny. Ma l'alternativa di uscire dalla città assediata oppure morire sotto le bombe è stata perlomeno posticipata all'ultimo momento. Ieri il comando russo ha negato che sabato 11 dicembre sarà l'ora X di Grozny. E i politici, premier Vladimir Putin in testa, hanno ricominciato cautamente a parlare di trattative con i ribelli. È' evidente che Mosca, spaventata dalla durezza delle reazioni occidentali, sta facendo marcia indietro. Uno dei più agguerriti «falchi» russi, il ministro dell'Interno Vladimir Rushailo, ha lanciato ieri a Strasburgo un chiaro messaggio di pace: «L'operazione militare passa in secondo piano di fronte alle necessità dei profughi». Il ministro - convinto avversario fino a ieri dell'idea di una «pausa umanitaria» - ha promesso perfino di lasciar perdere i guerriglieri: «Possiamo sempre dare loro la caccia in seguito», cioè dopo l'evacuazione di Grozny. Ieri mattina, proprio mentre il vertice europeo si riuniva per discutere eventuali sanzioni contro la Russia, il Cremlino per la prima volta in diversi mesi - tornava a parlare di negoziato e a riconoscere almeno una parvenza di legittimità al presidente ceceno Aslan Maskhadov. Il ministro per la Protezione civile Serghej Shoigu, spedito da Putin nel Caucaso per mostrare all'Occidente di prendersi cura dei civili, ha dichiarato di essere «pronto a trattare anche con il diavolo in persona» pur di salvare gli abitanti di Grozny. Per «diavolo» si intende ovviamente Maskhadov, al quale Shoigu ha chiesto di «essere uomo» e far uscire i profughi:- ' E verso ieri sera è stato il •i e premier stesso a rivelare di essere in contatto permanente di fatto, una trattativa - con gli indipendentisti, e di ricevere costantemente emissari di Maskhadov. Una rivelazione sensazionale, dopo che lo stesso Putin aveva negato ogni possibilità di negoziato con i «terroristi», creando un clima che è costato a Grigorij Javlinskij e alla sua proposta di aprire !e trattative con Maskhadov l'accusa di «traditore della patria». Con questo improvviso cambio di posizione Putin e i suoi uomini sono riusciti a sventare il pericolo di sanzioni contro il loro Paese: la decisione dell'Unione Europea è stata rinvia¬ ta. Il compito di Putin non è facile: deve mostrarsi una «colomba» all'estero e un «falco» in patria. Maskhadov dal canto suo ha fatto subito sapere di essere pronto sia a un negoziato con il Cremlino che a un incontro con Shoigu per concordare l'evacuazione di Grozny. Ma a una condizione: cessazione immediata dell'offensiva dei russi. Che sarà comunque inevitabile per far uscire i civili: i generali russi hanno già promesso di sospendere i combattimenti nei dintorni del corridoio umanitario. Attraverso il quale per ora nonostante l'ultimatum scada oggi - non sono uscite che poche decine di persone. I militari accusano i guerriglieri di usare i civili come scudo umano. Gli stessi profughi affermano che uscire dalla città bombardata dai russi è praticamente impossibile. In ogni caso, sembra ormai che fi comando russo voglia archiviare l'ultimatum come incidente da dimenticare: Shoigu ha promesso che non ci sarà per ora nessun termine per la chiusura del corridoio umanitario, e i militari negano ogni intenzione di radere al suolo la capitale cecena. Dove rimangono ancora imprigionati almeno 40 mila abitanti, per lo più civili, in maggioranza anziani o russi. In altre parole, gente che non ha dove andare. Ma rimanere in città diventa sempre più pericoloso: ieri in uno dei pochi quartieri ancora abitati è esploso un contenitore contenente cloro e detriti petroliferi. Sulla città si è subito formata una nuba giallastra che emana un odore pungente, dando origine al panico e a nuove mosse della propaganda. I militari hanno subito accusato i ceceni di aver usato «armi chimiche» per impedire alla gente di lasciare Grozny. Secondo i russi, i guerriglieri hanno almeno 26 «bombe» farcite di scorie tossiche, che vogliono far espolodere in città per dare poi la colpa alle bombe russe, la. /..] Continua la guerra di propaganda «I miliziani islamici hanno provocato una nube tossica facendo esplodere al centro della città un contenitore pieno di cloro * <■'<•<■' Hi '"' '■< i ■■ ■ i .|J 11' I e scorie petrolifere» uiin i^irtui •ìiansp.nm 'ioti oi Cecenia. tempo scaduto A sene poche ore dall'ultimatum le truppe rune ieri uno entrate «Ila periferia di Croiny dal Nord, mentre continuavano i bombardamenti al centro della citta. Anche Shali. roccaforte ribelle il centro della prò» intra, è tata colpita 'da interni attacchi Piervomaiskaya M 2»a occupata (TJJ »* 4 2 * ■t r " ? ■ Achjpi ( - Martin ; £. Vi/ «ali» truppe toh Oftasm esercito tane itM occupati fai ruiù rj| CoalhffhMMi i unbttimeMi fmnin*l««rniti«i Venti di guerra fredda Dopo la provocatone dell'ultimatum alla popolazione di Gromjc la Russia ha assunto posizioni più moderate, suggeritegli dalla minaccia di sanzioni da parte dille e Usa Contro hntnv»iir.o X russo A favore dell'inumino russo -J3|f Bimbo inguscio per mano alla mamma accanto a un soldato sul confine ceceno Nelle altre foto profughi ceceni e militari russi Quello col colbacco scrive su una bomba: «Per Khattab»