Il boss tradito da un'impronta di Fulvio Milone

Il boss tradito da un'impronta Latitante, avrebbe guidato il commando che ha ucciso i portavalori Il boss tradito da un'impronta Lecce, era sull'auto usata per lafuga Fulvio Milone invialo a LECCE Un'impronta digitalo ó la firma che uno degli assassini ha lasciato nell'auto usata per la strago di Copertino, commettendo così un errore clamoroso. Somiglia molto a quello di un capo contrabbandiere latitante, Vito D'Emidio, 32 anni, come tanti altri boss rifugiato in Montenegro e anch'egli costretto a lasciare di reconte il suo rifugio dorato, dopo il giro di vite imposto dalle autorità di quel paese noi confronti dei malavitosi italiani. Dov'è finito D'Emidio? Ha davvero partecipato all'assalto costato la vita a tre vigilantes cho viaggiavano su un furgone portavalori? Per ora su di lui si addensano solo sospetti, nulla di più. Toccherà agli esperti analizzare l'impronta e dare una risposta definitiva. Ieri intanto sono stati formati 2 latitanti, uno in Montenegro, l'altro a Brindisi: non sono comunque coinvolti nella strage. E poi c'è l'identikit di uno doi killer, tracciato grazie alla descrizione di un testimone cho ha avuto il coraggio di collaborare con la polizia: la sua identità ò mantenuta segre¬ ta dagli investigatori che lo proteggono in un luogo sicuro. I molti sospetti che in queste ore si concentrano sui capi dei contrabbandieri costretti a fuggire dal Montenegro e alla ricerca disperata di soldi trovano conferma nelle parole del presidente della Commissione parlamentare antimafia, Ottaviano Del Turco, che disegna uno scenario da brividi: ai trafficanti di bionde si sarebbero affiancati personaggi esporti soprattutto in azioni militari. Mercenari venuti dall'Est? Ripete Del Turco: «Gli esecutori materiali sembrano più abituati a operazioni di guerra che di rapina». Il presidente dell'Antimafia è comunque ottimista: «Abbiamo un quadro abbastanza preciso del contesto in cui è maturata la tragedia di Copertino. Ed è anche chiaro il rapporto che c'è fra questa vicenda e quelle che si sono svolte dall'altra parte dell'Adriatico». Insomma, conclude Del Turco, «i colpevoli vorranno presi». All'ottimismo degli investigatori fa da contrasto l'atmosfera cupa e angosciosa che incombe su Veglie, il paese delle tre vittime. Ieri pomeriggio, durante i funerali delle guardie giura¬ te uccise, il vescovo di Brindisi, Settimio Todisco, ha tuonato contro il commando omicida. «Le vittime autentiche della strage - ha detto - sono fuori da qui, si tratta degli assassini, che non hanno più la dignità di uomini. Mi viene da gridare a queste persone assenti: non continuate in questa vostra esistenza, fate in modo che i vostri figli non vi maledicano». Parole dure, risuonate nella chiesa madre di Santa Irene gremita di fedeli. C'era tutto il paese ai funerali, chi non è riuscito a entrare nella cattedrale è rimasto davanti al sagrato e nelle stradine adiacenti immerse in un silenzio irreale, rotto solo dalla voce alterata dall'indignazione di Todisco. «La Puglia ha bisogno di pace e serenità», ha detto il prelato prima di lanciare un monito severo alle istituzioni: «La nostra gente faccia la sua parte, ma uno sguardo più attento deve essere rivolto dall'alto delle istituzioni su questa regione». Poi, con gli occhi fìssi sulle bare allineate davanti all'altare, il vescovo ha rimproverato i politici per i ritardi e l'approssimazione delle norme che rego¬ lano il lavoro delle guardie giurate. «La legge è vecchia, risale al '31. Ogni riforma è bloccata dal Parlamento, che è inerte. Intanto su voi vigilantes ricadono pericoli e responsabilità enormi. Portate le armi, siete accomunati alle forze dell'ordine ma la vostra figura professionale rientra nella categoria dei lavoratori del commercio». Sul massacro di Copertino continua la polemica politica. Poche ore dopo la strage, il responsabile della giustizia di An, Alfredo Mantovano, ha parlato di «sciagurata politica di abbandono della prevenzione sul territorio voluta dal governo». «Di fronte allo squallore di certi attacchi politici strumentali, il governo sceglie la via del lavoro serio a livello interno e internazionale», ha replicato ieri il ministro dell'Interno, Rosa Russo Jervolino, che oggi sarà a Bari per presiedere un vertice dei capi della polizia di Italia, Bosnia Erzegovina, Albania, Croazia, Grecia, Montenegro e Slovenia. «Sarà un'occasione importante per consolidare le strategie di prevenzione e contrasto alla malavita organizzata che non conosce frontiere», commenta il ministro. Tutto il paese ai funerali Dura omelia del vescovo: «La Puglia ha bisogno di serenità, lo Stato deve essere più attento versola nostra regione» Un testimone della strage collabora con la polizia I funerali delle tre vittime della strage di Lecce

Persone citate: Alfredo Mantovano, D'emidio, Del Turco, Ottaviano Del Turco, Rosa Russo Jervolino, Settimio Todisco, Todisco