Bossi: Roma attenta, è iniziato il conto alla rovescia

Bossi: Roma attenta, è iniziato il conto alla rovescia Comizio in piazza del Popolo: torneremo con un milione di firme per il nostro Parlamento. Nessun incidente Bossi: Roma attenta, è iniziato il conto alla rovescia II leaderporta al Colle la leggeper la àevolution. 40 mila alla marcia Fabio Poleltl inviato a ROMA Davanti alle bandiere con il sole celtico e il leone di San Marco dalla spada sguainata, ai fumogeni verdi, a quelli di Calolziocorte che se la sono fatta in pullmann e a quelli di Udine che Roma la vedono alle tre del pomeriggio dopo una notte in treno, Umberto Bossi dal palco di piazza del Popolo regala un sorriso grande così: «Siamo finalmente entrati nella tana... Ci torneremo presto, per consegnare i milioni dì firme che raccoglieremo per il Parlamento del Nord. E' iniziato il conto alla rovescia per la nostra bomba ad orologeria». E allora non è solo la protesta contro Roma ladrona quella che anima i quarantamila - Mario Borghezio, a dire la verità ne vede il doppio, la Questura neanche un quarto - che da piazza della Repubblica passando per Trinità dei Monti arrivano fino al cuore del cuore della capitale. Non è solo la voglia di contarsi dopo le batoste elettorali, gli addii e le espulsioni, con Bossi che si infiamma citando chissà quali sondaggi: «Siamo in crescita, sfioriamo il 17 per cento». Ma deve essere qualcosa che sta nel Dna di questo partito, se l'appello alla marcia contro Roma riempie dieci treni speciali, due aerei, duecento pullmann più quelli che hanno guidato tutta notte. «Basta prenderci per i fondelli, basta dire che siamo solo folclore. Noi vogliamo la Padania», dicono Giuliana e Francesco Rota, lei medico lui dirigente, entrambi in pensione, ieri a Roma e oggi in gita sul lago di Bolsena. «Vogliamo un parlamento che ci rappresenti, vogliamo che sia risolta la questione settentrionale», chiede Gianluca, tecnico telefonico a Paderno Dugnano, mentre porta la bandiera con il sole verde, dietro lo striscione che dice: «Siamo contro Roma, non contro i romani». Ma i romani intruppati nello shopping guardano abbastanza indifferenti chi sfila con i baffi verdi, con l'elmo e le corna come i barbari, chi si fa la foto al Pincio davanti all'Alberto da Giussano o quelli che marciano dietro a striscioni di una geografia sconosciuta, Pessano con Bornago, Feltre, Palazzolo, Paderno Dugnano, Lizzate e Botticino. Ma anche Pesaro, Civitavecchia o addirittura Latina, da dove arrivano in otto con Vito Giuliano, disoccupato e studente a Giurisprudenza, che in Bossi ripone l'ultima fiducia di «rimettere le cose a posto». Dal palco, dopo il Va pensiero e i Carmina Burana, il segretario della Lega rilancia e attacca. A partire da Massimo D'Alema: «Uno che non ha mantenuto nemmeno una promessa. Uno che era schiavo di Mosca e adesso lo è di Washington, che si è rilegittimato consegnando Ocalan e offrendo le basi a Clinton per bombardare la Jugoslavia. Uno che se cade, non lo aiutiamo di certo e piuttosto si va alle elezioni». Va giù duro anche con Violante e Mancino, che non hanno voluto ricevere i manifestanti: «Sono il peggio del peggio, gli esponenti della Prima Repubblica di ladri, dei furfanti e malversatori». Ma Umberto Bossi giura anche di sentirsi tirare per la giacchetta da chi vuol fare alleanze con la Lega in vista delle regionali di primavera. Non cita Berlusconi, ma è chiaro a chi si riferisce: «Non ci offrano presidenti di Regione, quelli si comperano e vendono. Meglio discutere di programmi: Parlamento al Nord, meno tasse, più poteri alle periferie». Un'apertura che non convince Bobo Maroni: «A parte Tremonti, dal Polo non ci sono grandi disponibilità, meglio correre da soli». Nè Bernardino Tortone, segretario provinciale a Cuneo, scottato dalla disfatta degli apparentamenti alle ultime europee: «Parliamo di programmi prima...». E allora all'orizzonte della Lega, non rimane che il presidente della Repubblica Ciampi. Bossi prima lo invoca: «Non ci credo, che si possa mettere contro il popolo...». Poi va in delegazione al Quirinale, per consegnare ad un funzionario sulla porta, la proposta di legge per il Parlamento del Nord alla scozzese. Parola magica per i leghisti, questa devolution. Una parola che CCIO '. wav.v.v mette d'accordo Angela e Nunzia che arrivano da Lampedusa - «Anche l'Alitalia ci ha isolate, non ci resta che Bossi» - e Pietro Bocchia di Milano, che dopo le sette ore con il Nerone express da Milano a Roma, passate a barbera, fette di salame, Va pensiero e pure Ma che c'importa, ai turisti offre il volantino in inglese per ricordare che «Padania is an ancient region...». E che il caos lo portano alcuni milioni di «north africans and albanians clandestins immigrates». L'inglese sarà maccheronico, ma le intenzioni anche troppo serie per il presidente del Pdci Cossutta: «E' una manifestazione eversiva». Ma un invito a non prendere in considerazione il corteo arriva sia da Gianfranco Fini di An - «Una carnevalata fuori stagione» - sia da Paolo Cento dei Verdi, che minimizza: «Manifestazione fallita. Sono riusciti a offendere solo Roma e i romani coi manifesti sul Colosseo che brucia». Ma quella che doveva essere una calata di barbari, si tramuta in molti casi in una gita. Come sogna la signora bionda, che alle sei e venti del mattino alla stazione Tiburtina, appena scesa dal treno speciale partito da Milano insiste per andare prima al Colosseo: «L'è insci bel...». Una proposta che non convince la sua amica, che invece preferirebbe andare a San Pietro, dove spera di assistere ancora a una Messa in latino. E nell'attesa, si trovano d'accordo su un romanissimo cappuccino con maritozzo. OLI SLOOAN PEL CARROCCIO • Roma ladrona, la Lega non perdona • Merde siete, merde resterete • Chi non satta, italiano è, e • Secessione, secessione • Basta tasse, basta Roma, la Lega non perdona • Chi siamo noi? Padaniii. Cosa vogliamo noi? Libertààà Per Cossutta (Pdci) «Manifestazione eversiva» Fini (An): carnevalata fuori stagione I leghisti in piazza del Popolo, poco prima dell'inizio del comizio di Umberto Bossi che ha chiuso la manifestazione di Ieri