Torino, concerto dopo rincontro al Dams
Torino, concerto dopo rincontro al Dams LA RECENSIONE ■BE«EE«B«BBi^^^^^^^^—- Torino, concerto dopo rincontro al Dams La lezione di Penderecki e le atmosfere spettrali Ricco d'emozioni il colloquio con gli studenti intense esecuzioni con i «Pomeriggi musicali» Paolo Gallarati TORINO In attesa di presentare al Teatro Regio la sua opera «I diavoli di Loudun» in febbraio, Krysztof Penderecki ha preso un primo contatto con l'ambiente torinese, dirigendo un concerto e incontrando all'Università gli studenti del Dams in un vivace dialogo sui destini dell'opera in musica a cavallo tra i due millenni. Rappresentante dell'avan- «guardia musicae negli anni 60, e autore del famoso «Threnos» dedicato alle Vittime di Hiroshima che aveva fatto scalpore per gli eccezionali effetti rumoristici ottenuti con gli strumenti ad arco, Penderecki ha poi ripiegato su posizioni più tradizionali, come dimostra la «Sinfonietta per archi» composta nel 1990 ed eseguita l'altra sera al Regio con l'ottima orchestra dei Pomeriggi Musicali. In questo lavoro il musicista cerca la comunicazione diretta con gli ascoltatori e la realizza con una scrittura che ha come punti di riferimento Bartok e, in misura minore, Sciostakovic: tutto è asciutto, oggettivo, il contrappunto si muove con intarsi netti, gli ostinati si spezzano in frammenti che passano da uno strumento all'altro, la forma è compatta ed energetica. La Sinfonietta, così, sembra esprimere due stati d'animo: da un lato il dubbio, l'enigma della direzionalità imprecisa; dall'altro un senso di sicurezza e stabilità per la nitida precisione della forma. Krystztof Pend recki Quasi a riscoprire le proprie radici, Penderecki ha poi diretto le sei belle Romanze su versi di poeti inglesi tradotte da Boris Pasternak e musicate da Dimitri Sciostakovic: un diario intimo, delicatissimo e desolato, che registra immagini patibolari, amori vissuti nella desolazione della natura ostile, addii alla vita, miniature infantili immerse in un'atmosfera brumosa come quella di un lago d'autunno e animata dal tocco delle campane. E' un lavoro di raro ascolto e affascinante per la trasparenza della scrittura; sovrapposti a strati, i colori strumentali sembrano ora acquerelli liquidi e tenui, ora tratti spessi, oleosi, che si allargano macchia, come in «Se ti trovassi in un gelido uragano», dove la natura scatenata è vista attraverso l'angoscia, la paralisi che provoca in noi: non c'è fragore, ma un silenzio plumbeo, spettrale, appena striato di suono. Le liriche si concludono con «La campagna militare del Re»: una risata breve e sarcastica che Penderecki ha messo in evidenza sostenendo a dovere, qui come nelle altre pagine, la voce del basso Boris Carmeli. Gli archi dei Pomeriggi Musicali hanno mostrato agilità e notevole pienezza di suono, sia in queste pagine sia nella seconda parte del programma con la trascrizione del Quartetto op.HO di Sciostakovic e la Quinta Sinfonia di Schubert. Il pubblico, non foltissimo, alla fine ha applaudito con calore. Krystztof Penderecki
Persone citate: Boris Carmeli, Boris Pasternak, Krysztof Penderecki, Paolo Gallarati
Luoghi citati: Torino
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