«Treni europei? Qui siamo al Terzo Mondo»

«Treni europei? Qui siamo al Terzo Mondo» INTERVENTO PI ENRICO VILLA «Treni europei? Qui siamo al Terzo Mondo» Enrico Villa* SONO un pendolare medio che ogni giorno, da ormai molti anni, al mattino e di sera percorre la linea ferroviaria Torino-Milano, fra le più importanti dell'Italia Nord-Occidentale. Ma mi vergogno come contribuente (puntualmente ogni giorno anche mi arrabbio, perché pago un abbonamento di quasi 2.000.000 all'anno) a parlare di «linea importante» perché la realtà non corrisponde davvero alle parole. E allora, da semplice utente costretto a guadagnarsi il pane prima a Milano, quindi a Torino, ho proposto ai colleghi de La Stampa, di pubblicare una lettera aperta, «buttata giù» da un treno non europeo ma da Terzo mondo. Eccomi qui, dunque, a raccontarvi le nostre vicende di pendolari (sono migliaia ogni giorno che partono da Novara, Vercelli, Santhià, Chivasso) incominciando dal fetido e disastrato treno regionale Domodossola-Porta Susa. Il suo orario è soltanto un'opinione: i suoi ritardi oscillano, infatti, fra dieci e quindici minuti, per cui studenti e lavoratori, appollaiati in vagoni (ma bisognerebbe chiamarli in altro modo) freddi, con i sedili sventrati, senza servizi funzionanti arrivano a Porta Susa, a Torino, fuori tempo massimo, rassegnati a timbrare il cartellino in gran ritardo e a perdere mezz'oraun'ora di lavoro che, accumulandosi nel mese, significa anche un quarto di stipendio in meno. Tuttavia, non è questo che ogni giorno puntualmente mi impressiona (e anche mi spaventa) bensì le condizioni dei portelloni delle carrozze: uno su tre non si apre; e a poco varrebbe il cartellino giallo di avvertimento in «burocratese» se dovesse accadere malauguratamente un incidente. Il gestore di qualsiasi locale pubblico che si mettesse nelle condizioni descritte, finirebbe diritto in galera. Perché i responsabili delle Ferrovie no? La materia è tale da farmi dire: varrebbe davvero la pena che intervenisse il pretore Guariniello e chiedesse conto ai tanti capi, sottocapi e vicecapi compartimento che se ne stanno infrattati mandando ad affrontare gli utenti inferociti (lo è anche il personale che in «burocratese» chiamano «viaggiante») ferrovieri spaesati o che, di frequente, si impongono un atteggiamento sfingeo perché non sanno più a che santo votarsi. Il Domodossola-Torino P.S. è, comunque, uno dei mali. Guai ancora più grossi riguardano i convogli (si fa per dire) che ogni ora, «stile navetta», collegano Milano a Torino e Il giornalista Enr ico Villa viceversa. Il ritardo, per esempio, della corsa che dovrebbe arrivare a Porta Susa alle 9 del mattino e a Porta Nuova alle 9,10, è di venti minuti medi e per motivi sempre misteriosi, per cui anche i più fortunati (della top class come mi ha detto, con disprezzo, un ferroviere strafottente, con capelli lunghi e orecchino) giungono in ufficio alle 10. Francamente troppo per chi prende, in fondo, uno stipendio sul quale paga fior di tasse per avere servizi minimi. Di sera, agganciata al treno in partenza da Torino Porta Nuova alle 17,50, è rimasta una sola carrozza di prima classe. Nessuno sa (o vuole) spiegare la ragione. Il risultato? Centinaia di «utenti» (si fa per dire) stipati in piedi, asfissiati dai miasmi di chi non s'è ancora tolto il vizio del fumo e che vengono scacciati se il puntiglioso controllore coglie in fallo le «sardine umane bipedi» con l'abbonamento di seconda classe e non di prima. A me è capitato - io credo di peggio. Schiacciato contro la porta della toilette ho,infatti, porto il mio abbonamento che ha sul retro l'integrazione di prima classe. Invito del bull dog (pardon, ferroviere) in divisa: se ne vada, qui è prima. La mia risposta paziente: giri e vedrà che c'è l'integrazione. Replica risentita e arrogante: non sono tenuto a girare le tessere, ci deve pensare lei. Un vero e proprio stress ogni sera monta nelle «sardine umane bipedi» di cui sopra da Torino Porta Nuova a Chivasso. Perché? Perché a Chivasso salgono i «prenotati» di una ditta informatica, che occupa quasi tutta la parte non fumatori dell'unica carrozza di prima classe la quale, ogni sera,a questo punto si trasforma in un ring. L'altra sera anche due agenti Polfer sono scesi a Chivasso, forse preferendo non farsi coinvolgere nella bagarre. Sulla corte dei miracoli della linea Milano-Torino si potrebbero scrivere centinaia di pagine. Preferisco parlare della pelle mia e di centinaia di viaggiatori in attesa, sgomenta, sotto le pensiline delle stazioni Chivasso-Vercelli-Magenta, dove rapidi e merci transitano senza rallentare. Penso al materiale rotabile in condizioni pessime e mi domando. E se, proprio in quel momento, i lunghi «bolidi» deragliassero? La risposta, facendo gli scongiuri, è: se andasse così, il dottor Guariniello, o qualche suo collega, non servirebbero più a tutelare né me né tanti altri. "Direttore dell'Associazione Stampa Subalpina Il giornalista Enrico Villa

Persone citate: Enrico Villa