Teatro gremito per il concerto di gala, poi cena riservata al «Giardinetto»

Teatro gremito per il concerto di gala, poi cena riservata al «Giardinetto» Teatro gremito per il concerto di gala, poi cena riservata al «Giardinetto» Bunin, un «Viotti d'oro» al rigore Applausi al Civico per il celebre pianista russo Roberta Martini Se non è seduto al pianoforte pare davvero un ufficialetto dei dragoni. Alto, la camminata rigida, la testa inclinata, poche concessioni al sorriso. Soltanto al terzo bis, Stanislav Bunin, erede del grande pianismo russo che conquista i teatri, regala alla platea del Civico qualcosa più di un inchino. Pochi hanno visto che, dietro le quinte, il nuovo «Viotti d'oro» sa anche abbandonare l'aplomb per improvvisare una gag con il suo agente italiano. Il pubblico lo richiama per i bis, e un Bunin che si fingo stremato allunga ogni volta il braccio al manager mimando una fleboclisi. Poi rientra, impassibile, e regala ancora qualche nota di Chopin. Ed è tutto Chopin nella serata del «Viotti d'oro», il palcoscenico colorato da un tripudio di gerbere gialle, in primo piano soltanto il pianoforte. A pochi metri, in una platea tanto affollata da non concedere biglietto e scampo ai ritardatari, il parterre ò da concerto di gala: i vertici di Biverbanca, sponsormecenate, seduti in prima Fila, presidente della Provincia e sindaco, assessori, presidente del Tribunale, i consiglieri del Quartetto che, dopo aver incoronato nei primi Anni Sessanta Arturo Benedetti Michelangeli, si preparano al Duemila scegliendo di premiare questo pianista giova- ne e celeberrimo. Per il concerto vercellese Stanislav Bunin ha voluto il L'ryderyck Chopin severo e profondo, appassionante e intenso, della Fantasia in Fa minore op. 49, della Sonata n. 2 in Si bemolle minore op. 35, della Sonata n. 3 in Si minore op. 58 e della Barcarola in Ha diesis maggiore op. CO. «Chopin senza chopinismo, senza concessioni al titanismo o al salotto», commenta in scena Giuseppe Pugliese. E in Bunin il pubblico applaude con foga l'essenzialità e il rigore: nessuno si sente defraudato dalla scelta di uno Chopin senza effetti. Il momento della consegna dell'Oscar della musica arriva a fine serata. Sul palcoscenico, il direttore artistico delle Manifestazioni viottiane diventa anfitrione: abbraccia l'ospite celebre, in poche battute ne disegna il profilo. E la scena per la prima volta si affolla: arrivano la presidente del Quartetto, Maria Arsieni Robbone, il presidente e il vice presidente di Biverbanca, Luigi Squillario e Dario Casalini. Ed è Squillario a consegnare il premio, che vale, come ultima contropartita, un piccolo discorso in italiano. Lo schivo Bunin sceglie un «Grazie mille per tutto» per spiegare al pubblico il «momento bellissimo» che ha cercato di descrivere in inglese. E che sia colpito dalla serata e dal teatro non è una frase fatta: il neo «Viotti d'oro» lo ripete anche più tardi, alla cena per pochi intimi organizzata al «Giardinetto». Trenta coperti o poco più, un menù meno «seve- ro» del concerto: soufflé con salsa rosata, maccheroncini con salsiccetta e zafferano, filetto in crosta con patate e torte fatte in casa. L'erede di Heinrich Neuhaus porta con se un piccolo entourage, la giovane moglie giapponese (nell'Impero del Sol Levante ha davvero conquistato tutto) e il figlioletto, che a cena si cimenta con un gran gelato e col disegno. Che la dinastia del fondatore della scuola pianistica russa si stia dirigendo verso una diversa forma d'arte? Nelle immagini di Renato Greppi. Stanislav Bunin durante il concerto al Teatro Civico e con Dario Casalini ai momento della consegna del «Viotti d'oro»

Persone citate: Dario Casalini, Giuseppe Pugliese, Heinrich Neuhaus, Luigi Squillario, Renato Greppi, Roberta Martini, Stanislav Bunin