E' Internet l' ostetrica nel parto in casa
E' Internet l' ostetrica nel parto in casa Negli Stati Uniti è possibile mettere al mondo un figlio senza alcuna assistenza: «Troppo pericoloso» E' Internet l' ostetrica nel parto in casa Ma i ginecologi italiani bocciano le nascite fai da te Marco Accossato E' l'ultima trovata dell'incontrollabile «rete». Internet al servizio della vita. Parto «fai da te». Ovvero: come mettere al mondo un figlio in casa: in bagno, in salotto o in camera da letto. Dove e come preferite. Senza medici, senza ostetrica, senza la minima assistenza. «Unassisted homebirth». Al massimo con l'aiuto del marito: «Mettetevi comode, rilassatevi e spingete. E quando vedrete spuntare la testa del vostro bimbo afferratela e tirate senza smettere di spingere». Tutto vero, già sperimentato, tutto fotografato e visibile in sequenza al sito The Freebirth Webring (www.webring. coni). L'iniziativa, «macie in Usa», sarà oggi alle 8,30 sul banco degli imputati durante la terza e ultima giornata del convegno nazionale dedicato all'etica del nascere in programma al centro congressi del Lingotto. «Siamo all'assurdo», dice la professoressa Chiara Benedetto, direttore della cattedra C di Ginecologia e Ostetricia all'ospedale Sant'Anna. «D'accordo "umanizzare" il momento del nascere, d'accordo offrire alle futuro mamme la possibilità del parto a domicilio, ma qui siamo all'estremo». L'indirizzo www.webring.com è ricco di collegamenti ad altri siti attraverso i quali è possibile non solo contare quante siano le madri che negli Stati Uniti hanno già scelto la strada del «fai da te», ma anche contattare queste donne via e-mail per avere consigli e saperne di più. Dall'istante delle prime contrazioni fino al momento di tagliare il cordone ombelicale. Passo dopo passo, dal travaglio alla vita. Si sfogliano le pagine elettroniche, si scoprono testimonianze, a volte anche riflessioni sul perché di questa scelta: c'è il diario di Josephine and Simon, quello di Jason An¬ drew, e tanti altri: «Quarantacinque minuti dopo il parto ero già nella doccia - scrive Josephine -: stavo benissimo, il bimbo è stato visitato e anche lui stava benissimo». La professoressa Benedetto stamattina lancerà l'allarme: «Imitiamo tutto dall'America, ma non questo, per favore. Io non ho alcun preconcetto di fronte alla possibilità di partorire a casa, ma deve essere comunque un parto assistito da personale qualificato, che non vada a scapito della sicurezza, e soprattutto deve essere possibile il ricovero immediato in ospedale in caso di problemi». Alle future mamme americane (e a quante-, dall'Italia, intendono forse già imitarle) Internet offre invece anche indirizzi di una specie di ostelli del nascere dove chi rifiuta il parto medicalizzato, ma non se la sente di mettere al mondo un figlio in casa può trovare comunque in un ambiente «familiare» che non siano le pareti bianche e anonime dell'ospedale. La professoressa Chiara Benedetto direttore di Ginecologia al Sant'Anna
Persone citate: Chiara Benedetto, Marco Accossato
Luoghi citati: Italia, Stati Uniti
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