Stagione sinfonica al Lingotto
Stagione sinfonica al Lingotto LA RECENSIONI Stagione sinfonica al Lingotto Leroy, la voce di Honegger Paolo Gallarati TORINO Dopo quarantadue anni la stagione sinfonica della Rai ha riproposto l'altra sera al Lingotto «Le Roi David», salmo sinfonico in tre parti di Arthur Honegger. Il pubblico non ha risposto bene: in sala c'erano molti posti vuoti e sulla bocca di chi è venuto, magari con diffidenza, alla fine risuonavano con frequenza le parole: «peggio per loro». Com'era prevedibile, infatti, «Le roi David» è molto piaciuto: il lavoro è insieme snello e imponente; tagliato con magistrale equilibrio sul testo di René Morax, alterna in un'ora e un quarto cori, racconti parlati e pezzi solistici che il direttore Elianti Inbal ha concertato con grande efficacia, sottolineando sbalzi e altimetrie. La voce recitante di Philippe Leroy ha dato al testo il suo giusto rilievo; il Coro del Teatro Regio diretto da Bruno Casoni è apparso ormai maturo per le più impegnative prove concertistiche, e ha cantato con rara morbidezza e pienezza di suono; i solisti Alexandrina Pendatchanska, Nadja Michael e Robert Lee hanno reso bene la raffinata vocalità francese, avvolta da un'orchestra trasparente e serena. L'oratorio di Honegger ricorda quelli di Haendel: dà quindi al coro un'importanza grandiosa, e sono cori asciutti, compatti, alternativamente severi oppure squillanti di fanfare quando evocano, del re Davide, le imprese guerresche. Il narratore che li separa toglie loro qualsiasi peso monumentale, e l'altra sera Philippe Leroy ha accentuato la snellezza del racconto, veloce come una cronaca; inoltre, alla base dei blocchi corali ci stanno ie pagine solistiche, in genere preghiere estatiche, ma anche melologhi, talvolta molto drammatici, come quello della Pitonessa che evoca i morti. Ne risulta un sistema'ben proporzionato di elementi epici, lirici e narrativi, immersi dalla musica in un'atmosfera arcaica, insie, me lontana e vicina: lontana perché evoca il mondo biblico, vicina perché Honegger la spalma di inquietudine, la stria di dissonanze, e mostra , seppure in modo non troppo profondo, il rapporto della religione con la modernità. La fattura, squisita, tipicamente francese, completa il quadro di quest'oratorio godibile in ogni pagina, come il successo ottenuto l'altra seraba ampiamente dimostrato. Philippe Leroy Philippe Leroy
Persone citate: Arthur Honegger, Bruno Casoni, Nadja Michael, Paolo Gallarati, Philippe Leroy, René Morax
Luoghi citati: Torino
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