«Dopo le 15 non si opera, ritorni» di Marco Accossato

«Dopo le 15 non si opera, ritorni» dai chirurghi «Dopo le 15 non si opera, ritorni» ÌIntervento rinviato due volte Marco Accossato Per due volte è arrivato in barella all'ingresso della camera operatoria, e per due volte i medici della Chirurgia A del Regina Margherita hanno fatto saltare l'intervento e lo hanno dimesso. Un mese e mezzo fa perché la rianimazione era al completo e non c'era posto per il decorso post-operatorio, ieri perché l'orario degli anestesisti era terminato e non era possibile «sforare» pagando gli straordinari. Così Gabriele D'Amico, 3 anni e mezzo, di Settimo, è stato riportato nella sua stanzetta e rimandato a casa. Tornerà in ospedale martedì, dove per la terza volta subirà il rito preoperatorio e proverà il terrore di finire sotto i ferri, e dove - forse - i chirurghi gli ricostruiranno finalmente la trachea che 40 giorni dopo la nascita gli era stata incisa per problemi di respirazione. Capita nell'ospedale di riferimento per i bambini. Fiore all'occhiello della pediatria piemontese. Il primario del reparto, professor Sebastiano Cavallaro, raggiunto telefonicamente in serata, non rilascia dichiarazioni sul caso: «Non adesso...». La direzione sanitaria allarga le braccia e spiega: «Le camere operatorie sono aperte ventiquattr'ore su ventiquattro per l'emergenza, ma per gli interventi programmati si finisce alle 3 del pomeriggio. Come in tutti i lavori ci sono turni e orari d'ingresso e di uscita. Purtroppo sia un mese e mezzo fa che ieri mattina i chirurghi si sono trovati a dover affrontare due casi urgenti e non previsti, ed è capitato sempre quando nella lista preoperatoria c era Gabriele». Ma i genitori del bimbo non accettano questa giustificazione e s'infuriano: «Non si può tenere a digiuno un bimbo per un giorno per poi non operarlo. Un mese e mezzo fa era addirittura già pre-anestetizzato, e per molte ore, a casa, è rimasto intontito dai farmaci». Erano le 7 del mattino, ieri, quando i medici del Regina Margherita hanno svegliato Gabriele e lo hanno preparato per l'interven¬ to, l'ultimo in programma nella mattinata. Era mattina presto anche ai primi di novembre, quando, oltre a tenerlo a digiuno per un giorno intero, i medici del Regina Margherita avevano già addirittura addormentato il bimbo, lo avevano spogliato e lo stavano portando nel blocco operatorio al terzo piano. «Buonsenso», sbotta Francesco D'Amico, il padre del bambino. «E' solo questione di buonsenso. Forse quei medici non si rendono conto che cosa significhi affrontare un'operazione, per chi deve subirla e per i parenti preoccupati. Come si può rinviare per due volte per colpa dell'orario?». Il direttore sanitario dell'azienda ospedaliera, Carmelo Del Giudice, spiega di aver saputo del caso solo nel tardo pomeriggio, «quando hanno telefonato i giornalisti per avere spiegazioni dopo la denuncia del padre di Gabriele». Aggiunge che in tutti gli ospedali può capitare che un'intervento di elezione slitti a causa di un'emergenza, ma poi dice: «Se avessi saputo prima del caso... Io ho sempre cercato di evitare questi slittamenti, tentando di portare a termine tutte le sedute operatorie previste in giornata». Questione di tempo, dunque. Secondo i chirurghi del¬ l'Infantile l'operazione sarabbe durata da tre a quattro ore. «Troppo, per sforare con l'orario», è stato detto al padre del bambino rimandato a casa. «Ci riporti suo figlio martedì. Lo metteremo in cima all'elenco degli interventi della mattinata, e stavolta non verrà più posticipato». Martedì Francesco D'Amico arriverà in ospedale con una cartella che consegnerà alla direzione e all'Ufficio relazioni col pubblico per raccontare «come può essere trattato un paziente di tre anni in un centro dedicato ai bambini, in un momento in cui si parla ovunque di "umanizzazione della sanità"». Nel primo caso la rianimazione era al completo, poi gli anestesisti non potevano fare straordinari Il padre: «E' questa la sanità più umana?» Una camera operatoria del Regina Margherita. La direzione sanitaria replica alle accuse della famiglia: non possiamo sforare l'orario, dobbiamo dare la precedenza alle emergenze

Persone citate: Sebastiano Cavallaro