Il Cavaliere, fiume in piena «contro giudici e comunisti»

Il Cavaliere, fiume in piena «contro giudici e comunisti» UNA CORRENTE DELIA MAGISTRATURA «IN SINTONIA CON I PS» Il Cavaliere, fiume in piena «contro giudici e comunisti» retroscena Maria Teresa Meli inviata a BRUXELLES SILVIO Berlusconi arriva al Parlamento europeo intabarrato in un cappottone, con un accenno di cordite che fino al giorno prima lo rendeva quasi afono, ma questo non gli impedisce di usarle, le cordo vocali. Eccome se le usa. Prima, all'ufficio politico dei Ppe, dove racconta la sua versione della rivoluzione giudiziaria italiana; poi, in una conferenza stampa, nel coreo della quale conferma punto per punto le accuse rivolte ai dirigenti della Quercia, E' un lunghissimo sfogo in dui' puntate contro magistrati e «comunisti» (definizioni che secondo lui spesso coincidono). Lo sfogo di chi si è convinto che vi sia una sorta di congiura per farlo fuori dalla politica e vietargli di candidarsi alla premiership nelle prossime elezioni. «Veltroni ■ dice il Cavaliere - e arrivato a dire che non posso fari! il primo ministro. Si è arrogato lui questa decisione». E ancora, riferendosi questa volta ai magistrati: «Si vuole fare fuori il leader dell'opposizione che non ha immediati sostituti possibili». Nella conferenza stampa Berlusconi attacca i «quattro cavalieri dell'Apocalisse», ossia Veltroni, Polena, Mussi e Angius, che, dice, «evidentemente sommersi dal ridicolo, hanno fatto marcia indietro e sono passati dall'azione penale nei miei confronti a quella civile». Ma lui, inversione di rotta, non la fa: «E' impossibile negare - afferma - che una corrente della magistratura, dal punto di vista politico, sia in perfetta sintonia e in evidente e manifesto raccordo con una ben individuata parte politica». Ergo, è difficile smentire la «collusione tra il Pds e alcune frazioni di magistrati». E il Cavaliere fa nomi e cognomi per dimostrare la sua tesi. Cita Caselli, che «è tutt'uno con loro» (ossia sempre i diessini), che infatti «lo hanno premiato», cosa che, del resto, insiste Berlusconi, hanno fatto anche con tutti quei magistrati «che erano contro Fi». «Alcuni li hanno eletti parlamentari, come la Paciotti - precisa il leader del Polo altri ti hanno nominati ministri». ^Insomma, la tesi è quella anticarcTiessini (ma lui ama chiamarli «comunisti») e giudici in combutta tra di loro per sbarrare il passo a Berlusconi. «E questi - si inalbera durante la conferenza stampa il Cavaliere - si sono chiamati partito delle mani pulite, ma le loro mani sono sporche, perché loro prendevano soldi sporchi di sangue innocente da un paese nemico, che applicava il genocidio. E questa è una complicità dalla quale gli attuali capi dei ds non possono esimersi». Ma anche in questo i dirigenti della Quercia sono stati aiutati da una «magistratura strabica», che pure in tempi più recenti, «si è arenata davanti a quel miliardo che è stato portato a Botteghe Oscure». «A chi è andato - si chiede provocatoriamente il leader di Fi - al segretario, al suo vice, o all'uomo delle pulizie?». «Sì - insiste Berlusconi - pure loro prendevano i contributi degli imprenditori». E ora, è il convincimento del Cavaliere, i ds vorrebbe¬ ro eliminarlo dalla scena politica. «Leggete quello che scrive il direttore dell'Unità - spiega il leader di Fi - leggete quelle oscure minacce. Dice che anche se vinceremo non ci lasceranno governare». Insomma, il conto torna, secondo Berlusconi, che vorrebbe presentarlo a Botteghe Oscure. E' talmente inquieto, per questo motivo, che non risparmia le sue invettive contro i ds nemmeno alla platea - un po' stupita dell'ufficio politico del Ppe che lo ha appena fatto entrare nel partito. Invece del solito discorsetto di circostanza, il Cavaliere mena fendenti. Racconta il '92 e la «rivoluzione giudiziaria» di quell'anno con queste parole: «Per un gioco delle tre tavolette i partiti occidentali sono stati fatti fuori. Avevano preso finanziamenti irregolari per fare fronte alla potente macchina da guerra del Pei che riceveva soldi da uno stato nemico. Invece di finire sul banco degli imputati, i comunisti italiani che si enino infiltrati in alcune frazioni della magistratura, sono diventati gli accusatori». Il quadro che Berlusconi fa poi della storia più recente non è meno fosco: «In Italia racconta - non abbiamo un governo eletto dal popolo. Al governo c'è un presidente del Consiglio comunista, con l'aiuto del Ppi». Già, ora è la volta dei popolari, ai quali il Cavaliere chiede «un colpo di dignità». «Basterebbe questo - spiega alla platea silente e, in qualche caso sorridente - per avere un governo democratico anche in Italia». Sì ce l'ha anche con il Ppi, il leader di Fi, che «per convenienza si è sottomesso» ai Ds, e che ora ne paga lo scotto in termini di consensi. «Il degrado di questo partito - spiega Berlusconi - si vede dai sondaggi che gli danno tra l'I,8 e il 2,2 per cento». Il Cavaliere non perdona al Ppi nemmeno «l'opposizione meschina» al suo ingresso nel Ppe. Ma comunque questa ormai è fatta, è già ora di affrontare anche altre questioni; così, a tarda sera, Silvio Berlusconi si vede a cena con Emma Bonino, in un noto ristorante di Bruxelles. Si sono chiamati partito delle Mani pulite ma le loro mani sono sporche. Prendevano soldi da un paese nemico dove si applicava il genocidio. Ai Popolari chiedo un colpo di dignità. Basterebbe questo per avere al potere un governo democratico ap ij Il leader del Polo Silvio Berlusconi: per lui ieri un successo politico notevole l'ingresso di Forza Italia nel partito popolare europeo

Persone citate: Berlusconi, Emma Bonino, Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Bruxelles, Delia, Italia