Sotto accusa anche gli edifìci: la sicurezza viene molte volte trascurata o ignorata di Mario Baudino

Sotto accusa anche gli edifìci: la sicurezza viene molte volte trascurata o ignorata VIAGGIO NEL LICEO CLASSICO DELL'ELITE LAICA TORINESE Al D'Azeglio nasce la protesta lieve E c'è chi lavora allo «Statuto degli studenti» reportage di Mario Baudino L'epoca delle occupazioni, dei picchetti violenti e antidemocratici non ò mai appartenuta alla nostra generazione», dice il comunicato approvato dagli studenti che da ieri mattina organizzano l'autogestione al liceo classico D'Azeglio; anzi, «la nostra gestione degli spazi e dei tempi scolastici non sono motivati da una protesta nei confronti delle riforme che coinvolgono la scuola, né si contrappongono ai Docenti e al Capo d Istituto». Scritti con le maiuscole, forse vezzo americano, forse rispetto all'antica. Insomma, si fa autogestione, non si «protesta». Per trovare la parola senza la negazione davanti bisogna ascoltare Stefano, ginnasiale della C, che sa tutto su come si organizza dal punto logistico un'autogestione «garantendo il diritto allo studio» degli altri, quelli che non partecipano, e quindi studiando bene gli spostamenti delle aule, i turni, gli accorpamenti di classi o porzioni di classi nei laboratori. Stefano parla come un manager e spiega che in quel che sta lucendo c'è anche una «lieve protesta nei confronti della gestione scolastica» col professore in cattedra che sa tutto ed ò il depositario del sapere. Quel «lieve» è un piccolo capolavoro. La generazione che si sente estranea all'epoca delle occupazioni ha inventato la protesta lieve, e sulle ali della levità (che ci sia nascosta una citazione della «leggerezza» teorizzala da Italo Calvino?) celebra il suo rito di passaggio. Lieve, e decisa: la stagionedelle autogestioni si apre come ogni anno e al D'Azeglio, liceo tradizionale delle élite laica, parto con un bel film, «Ladri di biciclette», che magari è un segnale tutto da decifrare. Il liceo ha quasi mille alunni, una buona metà partecipano, gli altri continuano la loro abituale vita scolastica. Non c'è dubbio sul fatto che si divertano di più i primi, arroccati al terzo piano, i volti segnuti dalla fatica e dall'emozione. Perché queste cose si preparano con cura, si studiano a tavolino, implicano ricerche e organizzazione, in dialogo col preside e con l'aiuto dei professori più disponibili. Niccolò, che ormai fa l'ultimo anno e di autogestioni ne ha già viste altre tre, preferirebbe che si aspettasse un giorno a parlarne, perché l'esordio teme non sia all'altezza delle aspettative. Ma la mattinata è stata ordinarissima, divisa in due parti e con temi tosti. C'è stato il laboratorio sulla riforma scolastica, dove si è parlato di autonomie, organi collegiali, riordino dei cicli, e sono intervenuti anche docenti; quello sulla laicità dello Stato, quello sulla pena di morte, quello a tema storico col film, che continua oggi con una pellicola dedicata agli anni del boom economico e si conclude domani, tema ancora da decidere. Poi, nella seconda parte, lavori più leggeri, dalla chitarra al teatro, senza dimenticare la rassegna stampa. Fanno un po' impressione, questi serissimi ragazzi che ti assicurano essere stato il (serissimo) laboratorio sullo «statuto degli studenti» uno dei più gettonati, e che La rubrica Saper spendere è rinviata per mancanza di spazio CI scusiamo con i lettori hanno fra le loro richieste quella di portare il consiglio d'istituto alla parità fra membri eletti dai docenti e dagli studenti, anche se poi sulle questioni finanziarie, come sa benissimo Francesca (terza G), i minorenni non possono votare. E naturalmente colpisce la serietà con la quale subito dopo sempre Francesca spiega che l'autogestione deve essere una faccenda «trasparente» e se cerca la parola protesta finisce per contestualizzarla anche lei come una «protesta di fondo» per esigenze nuove e temi nuovi. «Questi studenti ... hanno molti limiti, ma non vogliono sostituirsi ai docenti, né impedire il regolare corso delle lezioni» dice ancora il loro comunicato, e anche questo fa un po' impressione. Leggeri come baroni rampanti e astuti come colombe, discutono le modalità dell'autogestione col presi¬ de, preoccupati che tutto fili liscio e non ci siano frizioni coi professori; se per caso ne arriva uno bisbetico lo lasciano sfogare e, rispettosamente, evitano di rispondere; inoltre sembrano avere il culto della buona organizzazione. Hanno pensato a tutto, persino alla mensa, e l'hanno piazzata in un'aula spaziosa. Tante bottiglie di plastica e una montagna di panini, il tutto ovviamente «autofinanziato». All'una, sotto lo sguardo attento delle bidelle il rito di passaggio dà luogo alla scampagnata, e viene da dire finalmente. Intanto, al primo piano, il preside Giovanni Ramella indaffaratissimo ci confida che sì, sono ragazzi in gamba, l'attività didattica normale non è stata intralciata e lui sta per tener lezione alle terze sui simbolisti francesi. Nel contesto dell'autogestione? No, nel contesto dell autonomia, spiega sorridendo. Parlerà di Rimbaud e del «Battello ebbro», ed è una bella coincidenza. Da una parte la grande lezione sulla potenza del sogno, dall'altra gli studenti che nel loro comunicato-manifesto non dimenticano di scrivere: «Crediamo che sia l'intero sistema della trasmissione della cultura, dei valori, delle informazioni a essere messo in dubbio da ciò che stiamo facendo: chiediamo di poter vivere ciò che sogniamo la scuola possa diventare...». Spiega il preside: «L'attività didattica normale non è stata per nulla intralciata, si è cercata un'intesa con i docenti in modo da garantire il regolare svolgersi delle lezioni» I ragazzi del D'Azeglio in assemblea, sopra il preside Giovanni Ramella

Persone citate: Giovanni Ramella, Italo Calvino