Oggi allievi degli istituti superiori in corteo raggiungeranno il Provveditorato di Maria Teresa Martinengo

Oggi allievi degli istituti superiori in corteo raggiungeranno il Provveditorato Oggi allievi degli istituti superiori in corteo raggiungeranno il Provveditorato Il «Volta» accende l'autogestione Sono quindici le scuole «occupate» dai ragazzi Maria Teresa Martinengo Nella stagione delle autogestioni e delle occupazioni, anche quest'anno è il «Volta» a fare da traino. Stanotte i ragazzi, mobilitati da una settimana, hanno dormito nelle aule di via Juvarra per la terza volta. Raccontano: «Non facciamo entrate nessuno: vogliamo evitare i guai degli altri anni», diceva ieri Filippo Camedda, rappresentante d'istituto. Filippo e compagni ci tengono a far capire che la protesta è «in rete». Internet? Anche. Nel senso che navigando hanno collezionato i documenti alla base della protesta. E sui quali molti istituti si stanno mobilitando: riforma dei cicli, riforma Zecchino, parità scolastica, l'autonomia che assegna un eccessivo potere ai presidi. «Sono nati numerosi collettivi spontanei, non legati all'UdS e nemmeno agli Skanner» (ndr. sindacato degli studenti di arca Cgil e centri sociali), racconta Alberto Borrano. «Ci teniamo in collegamento. I cellulari? No, usiamo i telefoni e i fax di scuola. Finora ha funzionato». La rete conta l'Ite Sella, l'Itis Avogadro, gli scientifici Majorana o Curie. Alla manifestazione di oggi, poi, in partenza da piazza Arbarello verso il Provveditorato, parteciperanno anche l'Ite Sommeiller, i licei Gobetti, Galfer, d'Azeglio, Gioberti, Umberto I, Chi non ha ancora iniziato l'autogestione, la inizerà tra pochi giorni. Altri, come T'Itis «Casale» l'hanno già conclusa. Ma al «Volta», come altrove, la mobilitazione ha anche ragioni «interne». Come le norme di sicurezza poco rispettate: porte che si aprono verso l'interno, mancanza di rampe antincendio, scale insicure. E' soprattutto per questo che si mangia sui fianchi, si donno nei sacchi a pelo, si passano le serate guardando film di Kusturica, si organizzano dibattiti sulla pena di morte o sulle droghe. «Ma chi vuole può andare a lezione. I professori ci sono» dice Filippo. Poco lontano dal «Volta», nello storico edificio di via del Carmine 14, altri ragazzi sono in autogestione. Oggi non parteciperanno al corteo, in Provveditorato e in Provincia ci andranno da soli. Sono gli studenti del Professionale «Paravia» (annesso al- l'Itis «Bodoni», in Barriera di Milano), una scuola che riassume quanto di peggio offre lo Stato in fatto di strutture, di condizioni ambientali e per quanto di meglio, arrancando, riescono a fare insegnanti e studenti. Un'occhiata ai lavori esposti lo dimostra. La visita guidata dal rappresentan¬ te d'istituto Marco Giglio comincia dal cortile su cui si affacciano antidiluviane porte antipanico (in legno): «Se dovesse scoppiare un incendio, dovremmo scavalcare le auto del Tribunale». Ma questo è niente: le rampe antincendio non ci sono e l'unica scala esistente diventerebbe una trappola in caso di fiamme. Ovunque, pavimenti dissestati, buchi nei muri (dove è stata fatta qualche miglioria all'impianto elettrico), disordine. In biblioteca quando piove entra acqua dagli infissi e i computer si guastano. In mezzo a tutto questo, gli studenti, che il professor Giuseppe Gallone, qui da 24 anni, descrive come bravi ragazzi senza grandi possibilità economiche, una parte dei quali ha corso il rischio di non entrare mai in una scuola, si impegnano come possono. Dovrebbero imparare la fotografia, le tecniche dell'industria grafica. Ma l'attrezzatura più recente è una Offset acquistata sette anni fa, c'è una sola fotocamera digitale per 350 studenti, la carta fotografica è razionalissima. «Ai professionali spettano pochi fondi», spiegano gli studenti. Perfinire: i disagevoli rapporti con la lontana «scuola-madre». Il vice preside, Francesco Judica: «La Provincia ha promesso di far partire i lavori più urgenti entro l'anno con 150 milioni. Certo, per i ragazzi è sempre tardi. Ma sulla sicurezza... hanno ragione». Guai analoghi, in barriera, in via Paganini dove c'è la succursale - ma manca persino la targa sulla porta - del professionale per l'Arte Bianca «Beccari» (la sede, che dovrebbe essere dismessa, è in via Giolitti). Gli studenti avrebbero voluto mostrare aule fatiscenti, i 5 bagni inagibili su 8, avrebbero voluto far annusare l'odore di fogna che pervade l'edificio. Ma sono stati invitati ad uscire, a raccontare i loro guai in strada. Così, attraverso la cancellata, indicano l'ormai famoso molino da un miliardo che giace smontato da 4 anni e i capannoni dai vetri rotti che dovrebbero trasformarsi in moderni laboratori. «Ci hanno detto che entro Natale partiranno i lavori. Ma siamo qui da 4 anni, mai visto niente». Neanche una targa col nome. Rimane quella dell'istituto trasferito da lì negli Anni 80, quando la struttu ra era stata dichiarata obsoleta. «L'autonomia concede troppi poteri ai dirigenti scolastici» Sotto accusa anche gli edifìci: la sicurezza viene molte volte trascurata o ignorata :•;:>••*;.<•-.•> V. In alto l'occupazione al liceo scientifico «Volta» di via Juvarra; a sinistra i ragazzi dell'lpsia Paravia Scene di autogestione: in alto allievi del liceo Umberto I, a fianco i loro colleghi della Scuola d'arte bianca. In molti casi al centro della protesta sono le strutture scolastiche che presentano notevoli carenze, specie dal punto di vista della sicurezza dei locali. «E' necessario intervenire con soluzioni idonee» dicono i ragazzi

Persone citate: Alberto Borrano, Filippo Camedda, Francesco Judica, Giuseppe Gallone

Luoghi citati: Milano