C(I)OCCOLATO

C(I)OCCOLATO C(I)OCCOLATO OLTRE che fondatori del fondente cioccolatino, siamo anche titolari della cattedra di golosi? La domanda non è biblica, ma per presentare «Cioccolare. Mostra storica sul cioccolato» non si può che partire da un dato di fatto: la nostra ansia benefica di gustare cacao, droga minima comunque non benefica, ma certo indispensabile al funzionamento delle nostre intelligenze gustative. A Palazzo Barolo, dove Mozart bambino esibì più di duecento anni fa la sua arte, sfidano il maestro supremo della musica i maestri quotidiani dell'artigianato dolciario. Invitati e raccolti su progetto e lavoro infaticabile del Comitato «Dora la Dolce» che ormai da tre anni si batte per la costituzione di un Museo del Cioccolato, uomini e strumenti che preparano questi sacri ordigni esplosivi che lasciano nelle nostre bocche un'ipotesi di immortalità. Dal 2 al 30 dicembre, con orario di visita dalle 10 alle 18 (prezzo d'ingresso 8 mila lire, per i bambini 5 mila; 10 mila per chi vuole abbinare la visita a Palazzo Barolo) si potranno gustare immagini, farsi raccontare strumenti e tradizioni, verificare come sul cioccolato si siano sviluppate le prima grandi strategie marketing che poi faranno grande, ad esempio, la Ferrerò. La storia della capitale dei dolci è coeva alla capitale politica: a Torino, dopo inizi reali che datano metà del Cinquecento, è alla metà del secolo scorso che si forma un ceto di produttori assolutamente dominante, che per cento anni porta in giro per il mondo il nome della città. Negli Anni Cinquanta e . Sessanta del nostro secolo l'artigianato si è trasformato in industria, con migliaia di addetti e tonnellate di prodotti dolciari diffusi. I nomi sono ben noti: Venchi e Talmone, Caffarel e Peyrano. Se questa industria sfonda, è per la celebre capacità dei torinesi di trasformare in macchine efficaci le necessità dei mastri cioccolatieri: ecco che nel 1918 viene istituita una «Scuola tecnica industriale per la panificazione e le industrie affini», pronta a trasformarsi nel 1933 in Regia Scuola per l'Industria Dolciaria e le Arti Bianche; ecco che i ragazzini si danno appuntamento al fondo di via Dora Grossa, l'attuale via Garibaldi, per annusare nelle terse mattine di primavera o d'autunno il profumo del cacao appena raffinato e impastato che proviene dalle piccole e medie imprese site poco di là da Piazza Statuto, ancora oggi valico necessario per scendere in rare botteghe che tra via Cibrario e Corso Umbria nascondono inaccessibili segreti. Oggi la maestria di Gobino sfida i ricordi dei primi gianduiotti, nati insieme al Carnevale e alla nostra maschera presto trasformata anche in caramella, quella bontà piatta e grande utile a dividersi dopo una sfida al pallone. Non sono ricordi d'antan: il cioccolato è merce giovanissima, che richiama in altre manifestazioni, come l'attualissima Eurochocolate di Perugia (svoltasi appena nell'ottobre scorso) centinaia di migliaia di golosi - e c'è chi lavora, pare, per farne anche un'edizione torinese, gemella di quella umbra. Con grazia e savoir faire Isabella Faccioli e Eleonora Venesia, insieme a tanti appassionati storici e collezionisti, hanno messo a disposizione tanta imperdibile storia e persino tre conferenze una su «Torino capitale del dolce» (2 dicembre, ore 10,30), una su «Leggere dolce», per parlare di dolci e letteratura infantile (9 dicembre, ore 18) e «Ciok si Gira. Cinema e caroselli sul cioccolato» (13 dicembre, ore 21). Da segnalare che nei locali limitrofi a Palazzo Barolo, dal Bicerin a Olsen, dai Barolino alla Nottola, dalla Cioccolateria Corte financo all'esotico Las Rosas e al Ristorante Savoia, per tutto il mese di dicembre, il cioccolato sarà protagonista di ricette pronte per l'uso: come esimersi? Paolo Verri Anche None celebra il cioccolato: servizio a pagina 69

Persone citate: Eleonora Venesia, Gobino, Isabella Faccioli, Mozart, Olsen, Paolo Verri, Peyrano, Rosas, Savoia

Luoghi citati: Perugia, Torino