Storie di Città

Storie di CittàStorie d Cittài PROSEGUE la pubblicazione, da parte dell'Archivio Storico della Città di Torino degli Atti del consiglio comunale. L'ultimo volume è dedicato all'Esposizione Generale Italiana che si tenne nel 1898. Uno legge «atti del consiglio comunale» e pensa: chissà che noia! Niente di più errato: per merito di Pier Luigi Bassignana che ha letto e commentato gli atti e di Rosanna Roccia che ha raccontato l'Esposizione, il libro si legge come un romanzo. Un romanzo, abbiamo detto e, come per ogni romanzo degno di questo nome, abbiamo anche qui un protagonista assoluto, Tommaso Villa, motore e anima delle grandi esposizioni che si tennero a Torino dal 1884 al 1911. Una prima considerazione si può già fare qui: queste grandi imprese che escono dall'ordinaria amministrazione, hanno bisogno, per uscire e svilupparsi, di qualcuno che se ne faccia promotore e si batta su tutti i fronti per realizzarle. Tommaso Villa, che era anche consigliere comunale, usò lo sue arti di grande oratore per piegare il consiglio al suo volere. Sprezzante quando la Giunta voleva assottigliare lo stanziamento «con spirito di far cosa utile al Municipio, ma senza riflettere che non si chiedeva di un'opera come si potrebbe pattuire, con un appaltatore qualunque». Accusatorio: «Sembra che la Giunta tenda a dare meno che può, ed infatti essa si è astenuta dallo studiare e discutere il grave argomento col Comitato dell'Esposizione». Infine, l'affondo del ricatto: «vi era poi un altro partito a prendere; consultare bene ogni cosa e, se non si vuole 'Esposizione rinunziarvi, altre città raccoglierebbero volentieri il nostro esem- pio, la nostra iniziativa». Quante volte, a proposito del Salone del Libro, abbiamo visto profilarsi l'ombra minacciosa di Milano, pronta ad accoglierlo? L'Esposizione verrà finanziata con lo stanziamento di 500.000 lire e, qui sta l'aspetto interessante, con i maggiori proventi del dazio, dovuto al l'atto che la massa di visitatori consumerà dei prodotti che per essere introdotti in città avranno pagato il dazio. 1 dati dell'esposizione del 1884 parlano chiaro. Qualcuno obbietta timidamente che i proventi del dazio sono aumentati anche in anni in cui non c'erano esposizioni. Alla fine si trova un faticoso accordo e a beneficio dell'esposizione andranno i maggiori proventi che si verificassero oltre la cifra complessiva di lire 13.664.000. Chiusa l'Esposizione e fatto il consuntivo delle spese e degli introiti, si scoprirà un avanzo di cassa di ben 700.000 lire. A questo punto il Municipio tenterà di non pagare il maggiore introito del dazio, consistente in 623.000 lire, con la motivazione che quei soldi sarebbero serviti solo in caso di un passivo da colmare. Ecco che si presenta una nuova occasione per scatenare l'eloquenza di Tom¬ maso Villa. «Oggi si dice che non si deve più pagare il rimanente, perché se si fosse immaginato che l'Esposizione avrebbe risparmiato qualche somma, il Municipio non avrebbe votato l'altra parte. Sarà dunque per giungere a questo che il Comitato fece pagare agli espositori l'occupazione dell'area, che limitò i compensi al personale, che si adoperò in ogni modo per ottenere i risultati migliori colle maggiori economie possibili? Perché fu un'Amministrazione sera, leale, economica e fortunata, la si punisce e non le si dà ciò che le è dovuto. Ma se fosse stata imprevidente e dissipatrice, se invece di un avanzo lasciasse dei debiti, il Municipio pagherebbe senza muovere eccezioni!». Sta di fatto che il comitato ottenne ciò che dal punto di vista contrattuale gli spettava, in compenso il Villa non presentò mai i conti definitivi e anche questa storia ci sembra di averla già sentita. Il dibattito in consiglio, raccontato passo per passo da Pier Luigi Bassignana, e godibile in ogni sua fase; c'è il consigliere che si preoccupa degli alberi e raccomanda che se ne taglino il meno possibile, c'è quello che poiché l'Esposizione prende pretesto dal cinquante¬ rio dello Statuto lamenta tutti i anniversari storici passati sotto lenzio dal Municipio, un po' coe fa ogni anno il Centro Pannuno in occasione del Salone del ro. Poiché la superficie originaa non è più sufficiente, bisogna struire in fretta e furia il padiglio per la Città di Torino; perciò, rà il consiliere Riccio che è necesrio procedere senza le solite formalità ed eseguire le opere a trattativa privata (e anche questa l'abbiamo già sentita). Il consigliere Brayda desidera che si dia al costruendo padiglione «un'impronta moderna, di stile piemontese». Come quel tale che ha messo un annuncio per vendere una camera da letto «di stile antico, moderno, angolare». Altrettanto godibile è la descrizione che Rosanna Roccia fa dell'Esposizione. Pensate che la si poteva visitare a piedi, in velocipede, in omnibus, in carrozzella e a dorso di tre dromedari! Poi dicono che i nostri antenati non avevano fantasia. Si poteva salire su un pallone frenato fino all'altezza di 500 metri, in una cabina che portava 18 passeggeri per volta. Sul tetto c'era una stazione di piccioni viaggiatori, per inviare messaggi urgenti, altro che Internet. Vicino agli stand della Gazzetta del Popolo e della Stampa c'erano quelli dell'Apicoltura e delle «Incubatrici di bambini con bambini viventi». Fra i divertimenti c'era, al padiglione egizio presso il ristorante russo il Cinematografo Lumière di Calcina. Ricordiamo che la prima proiezione cinematografica a Parigi risaliva solo al 28 dicembre del 1895! Come fu l'inaugurazione? Come scrivono i cronisti dell'epoca, «lo spettacolo fu a un tempo grandioso e giulivo». ti d

Persone citate: Brayda, Calcina, Pier Luigi Bassignana, Riccio, Rosanna Roccia, Tommaso Villa

Luoghi citati: Milano, Parigi, Torino