COTTOLENGO DI VINOVO

COTTOLENGO DI VINOVO COTTOLENGO DI VINOVO La straordinaria storia di Tinin, immobilizzata in un letto per 60 anni AMMIREVOLE l'esempio di Caterina Gho (Tinin), che ha vissuto oltre sessantanni in un letto del Piccolo CottoIengo di Vinovo, con dignità e rassegnazione ma anche con umiltà, che ha saputo trasmettere a quanti l'hanno conosciuta, accogliendoli sempre con un sorriso. Il giornalista Ernesto Bodini a dieci anni dalla sua scomparsa ne racconta la storia. «Oggi si parla molto, di "martiri" e di "testimoni" dell'umana sofferenza, e Caterina Gho è stata una martire e una testimone del dolore fisico e morale, interprete della fede cristiana per tutta la durata della sua esistenza. La sua storia è tanto breve quanto semplice. «Sesta di nove fratelli (ai quali lei sola sopravviverà) nacque a Vinovo il 31 maggio 1906, da Lucia Rena, donna pia, e da Giovanni, onesto contadino, cattolico e praticante: in casa Gho ogni sera si recitava il Rosario. Sin da piccola Tinin (cosi era chiamata da tutti) è sempre; stata vivace, piena di salute e di buon umore. I primi anni della vita li spese lavorando in campagna, poi, a 15 anni, entrò in fabbrica, nel reparto spedizioni della ditta vinovese di conserve alimentari di Giuseppe- Martino. Alzava le casse tutto il giorno, sovente molto pesanti. Un giorno, salendo su una scala con una cassa sulle spalle, perse l'equilibrio e, cadendo, andò ad urtare violentemente la schiena su altre casse che si trovavano a terra. Da quel momento i dolori non l'abbandonarono più; ma nonostante le fitte, Tinin, non si lamentò mai e continuò a lavorare. Aveva 18 anni ed era robusta: pesava 90 chili ed era alta 1 metro e novanta. «Purtroppo, con il [lassar del temilo, le sue condizioni non migliorarono a causa dei dolori sempre più frequenti e insopportabili: l'8 dicembre 1926 Tinin si alzò per l'ultima volta, per andare a Carmagnola , alla processione dell'Immacolata, alla quale restò sempre' multo devota. Dopo oltre due anni di ricoveri in ospedale e martoriami ingessature, il 22 maggio 1928 fu operata alla colonna vertebrale nell'ospedale della Casa della Divina Provvidenza (nosocomio del Cottolengo di Torino). La diagnosi risultò infausta: compressione del midollo spinale e conseguente interessamento del tronco e degli arti inferiori; una condizione irreversibile anche perché, nel contempo, era sopravvenuto il morbo di Poti, una malattia dal processo lentamente distruttivo del corpo vertebrale. «Malgrado l'intervento che servì a rimuovere il tratto vertebrale lesionato, nessuno ebbe il coraggio di dirle la verità, né i familiari né il dottor Veramondo Ferrando, il medico condotto di Vinovo che la curò per tanto tempo. Ma qualcuno doveva pur dirglielo. Fu monsignor Francesco Bottino, allora parroco di Vinovo, che le diede la triste notizia, in seguito alla quale, dopo sette anni vissuti in famiglia, decise di farsi ricoverare al Piccolo Cottolengo di Vinovo (oggi soppresso per carenza di personale religioso), una succursale periferica della Casa Madre, fondata da Don Luigi Altina l'8 dicembre 1898, che ne fu anche il primo Rettore. L'ingresso di Tinin risale al 14 febbraio 1935. Un ricovero durato 54 anni (interrotto da otto pellegrinaggi a Lourdes), sempre in un letto, circondata dalle amorevoli cure delle suore, dei parenti e degli stessi ricoverati. Tra gli altri, la vicina di letto Angiolina Utollo che, per diciassette anni, l'accudì con infinità bontà, instancabilmente. Così la ricorda Angiolina: «Mai un lamento o una smorfia trapelavano dalle sue rosee labbra; tutto le andava bene. Anche per il vitto non aveva particolari esigenze, era molto parca e non lesinava in complimenti. Era sempre serena e sorridente con tutti; ringraziava il buon Dio di averle dato il dono della rassegnazione». Credo che Tinin non abbia mai avuto nostalgia della vita attiva, perché ha continuato a condurre un'intensa esistenza interiore, sostenuta da una sorprendente fede cristiana e una forza d'animo che l'hanno resa padrona del destino e trionfante sulle avversità. Una raro comportamento di vita, avvalorato dal grande pregio dell'umiltà, come grandi erano la sua dolcezza e il suo altruismo».

Persone citate: Angiolina Utollo, Caterina Gho, Ernesto Bodini, Francesco Bottino, Lucia Rena, Luigi Altina, Poti, Veramondo Ferrando

Luoghi citati: Carmagnola, Lourdes, Torino, Vinovo