La canzone d'amore dei Marcido di Monica Bonetto
La canzone d'amore dei Marcido La canzone d'amore dei Marcido CON la consueta, divertita e sfacciata volontà di rivisitare, reinventare, tradire, per meglio servire i testi teatrali che affrontano, Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa circa due anni fa decisero di confrontarsi con una delle tragedie di Eschilo più problematiche, «Prometeo incatenato». Lo spettacolo che ne uscì ebbe buona accoglienza, tanto da convincere il Teatro Stabile ad inserirlo quest'anno nel suo cartellone. «Una canzone d'amore», questo il titolo che la Compagnia ha scelto per la sua originalissima rilettura, sarà dunque ospite al Teatro Carignano da martedì 30 novembre a domenica 5 dicembre (tel. 011/517.62.46) In tempi più remoti i Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa si erano già misurati con altre tragedie eschilee, e per la precisione con «Agamennone» nel 1988 (di cui da poco è stata proposta una ripresa) e con «I persiani» nel 1991; l'incontro con «Prometeo» tuttavia, sebbene fosse segnato da un forte richiamo era «sempre andato eluso causa fifa blu di fronte allo strapotere indecifrabile del Gran Testo, unito all'ombrosa polivalenza, nonché allo scric¬ chiolar patente delle sue congiunture drammatiche» - spiega Marco Isidori con le inconfondibili coloriture che gli sono proprie. Individuato nella musica l'elemento più indicato per scardinare e sondare il testo drammatico rendendolo materia su cui costruire il proprio lavoro drammaturgico, nasce la «solenne funzione del "Prometeo incatenato" di Eschilo, come fosse l'ultima possibile battuta di caccia grossa alle gazzelle della musica» ovvero «Una canzone d'amore». Dove colui che ruba il fuoco agli dei per donarlo agli uomini, emblema glorioso del ribelle senza paura che osa sfidare il potere che lo schiaccerà, è un uomo che ha le fattezze e la rocambolesca vocalità del regista e interprete Marco Isidori. Ed è un uomo quasi crocefisso, appeso all'interno di una grande gabbia fatta a palla che rotola sul palcoscenico e che spesso lo costringe a declamare ' a testa in giù. E' circondato da un coro di otto oceanine impegnate ora a salmodiare ora a schernire con ironia in un gioco di destrutturazione del testo e di irrisione beffarda che coinvolge anche il protagonista. La suggestiva macchina scenica, globo roteante che ricoperto di un telo e sovrastato da un paio di corna si trasforma nella giovenca Io, è naturalmente opera della fantasia felicemente visionaria di Daniela Dal Gin che si è anche occupata dei costumi. Con Marco Isidori sono impegnati sulla scena Maria Luisa Abate, Grazia Di Giorgio, Coppoletta Argia, Fulva Ryor, Stefano Fornari, Cristina Andrighetti, Federico Voria, Andy Rivieni. Monica Bonetto
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