«ATARI DA DIMENTICARE»

«ATARI DA DIMENTICARE» LO DICO ATORINOSETTE «ATARI DA DIMENTICARE» «Rilanciamo Venaria» L'Università precisa Concerto deludente La serata era stata preannunciata come «clou della settimana» da «TorinoSette» (mo gli scrivo): «Atari Teenage Riot: la ribelle miscela». Unica data italiana del gruppo berlinese «simbolo degli Anni 90». «Una delle avanguardie più credibili del suono europeo». Ci precipitiamo al «Supermarket». Ci accolgono in sala i suoni (forse è meglio dire rumori) che cominciano a farmi dubitare sull'esito della serata. Ricordo con Claudia come già negli Anni 20 i Futuristi italiani avessero iniziato a sperimentare sui confini tra suono e rumore e come nelle arti non ci sia mai niente di completamente nuovo. Dopo aver fatto saltare un paio di volte la luce danno inizio al concerto. Un concerto hard-core punk. Puro. Senza «jungle hip hop e dram'n'bass» come dice «TorinoSette». L'esibizione consiste in un urlo continuo in cui si riconosce solo la parola «fuck» su un rumore di fondo tipo jet che decolla da Caselle (ma nei locali pubblici non ci sono limiti al volume?) farcita con un bombardamento di luci strobostopiche. Fin qui tutto abbastanza scontato e direi anche già visto. Ma ad un tratto il concerto prende una piega insolita quanto originale: visto che il pubblico piuttosto stordito, non tanto dal frastuono, quanto piut¬ tosto dalla natura stessa degli individui, non risponde come i musicanti vorrebbero, inizia un gustoso scarico di insulti del cantante che termina con l'abbandono della scena da parte della band per diversi minuti. Ci guardiamo, io mi tolgo i tappi dalle orecchie e gli occhialini da saldatóre (il corso sulla sicurezza nei cantieri serve sempre), mi interrogo con Claudia sul da farsi. Sento qualcuno del pubblico rispondere agli insulti e comprendo la grandezza del progetto. Stiamo assistendo ad un concerto interattivo e per proseguire sarebbe necessaria una qualche forma di risposta da parte del pubblico. Casualmente ho in mano un bicchiere di plastica con pompelmo e ghiaccio, la tentazione è forte, mi sento all'avanguardia, forse troppo. Potrei essere addirittura troppo avanti per questa sala di nostalgici punkanarchici Anni 70. La band rientra, delusa, conclude lo spettacolo con un altro paio di brani. Salta ancora la luce. Ce ne andiamo. A. B., Torino Un progetto per Venaria Sono una venariese, volontaria guida (anzi guida volontaria) al Castello e sono una partigiana della mia città. Questa alzata di scudi contro lo spostamento del Museo Egizio mi fa arrabbiare. A ben pensarci, comunque, è forse meglio che rimanga a Torino, ma allora tutto questo polverone potrebbe essere utile intanto per un vero riassetto del suddetto museo e una migliore sistemazione di quello splendido e misconosciuto gioiello della Sabauda e inoltre un progetto valido ed economicamente attivo per il Castello di Venaria, non solo idee fumose che lo trasformino in uno dei tanti contenitori vuoti mangiasoldi. Spendiamoli, questi miliardi, ma da imprenditori, perché dobbiamo avere un ritorno economico (bilancio in pareggio, non certamente chissà che altro): altrimenti sarà una nuova beffa per noi poveri contribuenti e (questa è la mia paura) un'altra cattedrale nel deserto. Questa è l'ultima occasione per Venaria: o riuscirà grazie al Castello ad avere un decollo economico o finiremo sempre di -più nell'immobilismo anche intellettuale che ci contraddistingue. Annarosa Anzile, Venaria Nessun rapporto col Cepu Con riferimento al servizio promozionale «Speciale Scuole» dal titolo «L'Università con Cepu e il diploma in chimica» apparso su «TorinoSette», devo sottolineare che l'Università degli Studi di Torino non ha mai avuto né intende avere rapporti di qualsiasi collaborazione con il Cepu. La precisazione si rende necessaria in quanto il titolo dell'articolo, pur con un riferimento generico all'«università», potrebbe in vece ingenerare dubbi sull'esistenza di rapporti con l'Università e in particolare, per la specifica diffusione territoriale dell'inserto, con quella di Torino. Rinaldo Bertolino Rettore dell'Università di Torino Lettere a «Lo dico a TorinoSette» via Marenco 32 10126 Torino oppure fax 011/663.90,36

Persone citate: Rinaldo Bertolino, Riot, Teenage

Luoghi citati: Torino, Venaria