Mina si merita Zero, noi preferiamo Bubola di Gabriele Ferraris

Mina si merita Zero, noi preferiamo Bubola Mina si merita Zero, noi preferiamo Bubola ocitato» e André voli n album ben scritto o QUALCHE anno fa ci occorse la sgradevole incombenza di recensire il solito disco prenatalizio di Mina. Non importa quale fosse: tanto, sono tutti uguali. Con la massima diplomazia, ne sottolineammo sommessamente l'inutilità: che Mina sia un'eccelsa interprete, nessun lo nega; che i suoi dischi contengano segnali di novità, è vano augurarselo; che le canzoni siano belle, è raro, avendo la Divina una spiccata tendenza a scegliere brani d'assoluta mediocrità. In Italia si possono commettere impunemente le azioni più nefande, purché non si parli male di Garibaldi, del Papa e di Mina; ci arrivò quindi il fax indignato di un funzionario della casa discografica, nel quale - dopo una succinta disamina della nostra natura cialtronesca - ci venivano vaticinate cupe sventure come logica conseguenza del reato di lesa maestà. Non abbiamo vocazioni deicide; dunque non torneremo sugli usati argomenti per trattare «N" 0», la produzione minesca per il Natale 1999: peraltro, questa volta la Divina ha imboccato la strade delle cover, preponendo una raccolta di canzoni di Renato Zero, autore anche di «Neri», brano originale del ed. L'accadimento segna la definitiva consacrazione di Renato Zero tra gli altarini della canzonetta nazionale; consacrazione che ha come corollario gli sperticati elogi di intellettuali assortiti, folgorati sulla via di Tor Bellamonaca dal pensiero zeriano. Ce ne compiacciamo per Renatine al quale riconosciamo un'onestà straordinaria, in quell'ambiente. E poi, ogni Paese ha i profeti che si merita. La coverizzazione di Zero ad opera di Mina ci fa invece riflettere sullo strano destino di Massimo Bubola, del quale esce in questi giorni l'eccellente «Diavoli & Farfalle». Bubola è uno che l'ha rovinato De André: da «Fiume Sand Creek» a «Rimini», a «Don Raffaè», le sue canzoni più belle sono diventate, nella corrente vulgata, «canzoni di Fabrizio De André». Al punto che, se il legittimo titolare della licenza le canta, trova regolannente il cretino che lo critica perché non le canta come le cantava De André. Sarebbe interessante ragionare con calma sugli apporti esterni all'opera deandreiana, dalle traduzioni di Brassens alle collaborazioni con De Gregori, Pagani e - appunto Bubola. Ma il discorso ci porterebbe troppo lontano. Dunque, ci limitiamo a raccomandare «Diavoli & Farfalle», un album di sincera attitudine rock e blues, godibilissimo, ben scritto e ben suonato. Un album che non verrà promosso, pubblicizzato, propagandato: Massimo Bubola non sta nel business, ergo non ha diritti. Cara grazia se, ogni tanto, gli pubblicano i dischi. g.ferrarisui tin.it L'autore «fagocitato» da Fabrizio De André esce con «Diavoli & Farfalle», un album rock e blues ben scritto e ben suonato Gabriele Ferraris

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