Accidenti alle password così difficili da ricordare di Anna Masera

Accidenti alle password così difficili da ricordare Accidenti alle password così difficili da ricordare diando esso e sicuri come etrici LO confesso: ho una pessima memoria per le password, quelle parole chiave che servono per proteggere la nostra privacy, o per accedere a servizi online che richiedono la registrazione dell' utente. Sappiamo tutti che non devono essere troppo facili, altrimenti qualche malintenzionato le indovina e le usa a nostra insaputa (Pippo, Ricorda, il nome del fidanzato o dei figli, del cane o del gatto, la propria data di nascita, o il proprio numero di telefono, sono assolutamente ovvie e da evitare). Ma accidenti, quelle troppo difficili sono altrettanto inservibili, perché ricordarle quando incominciano a essere più di tre diventa un' impresa degna di Sherlock. Si incomincia con la password da inserire appena si accende il computer e si entra nella Rete. Poi c'è quella per accedere al programma di posta elettronica. Idem per la Web mail, l'indirizzo di posta elettronica gratuito sul Web. Ovviamente ogni azienda in cui si lavora obbliga i dipendenti a utilizzare una password di accesso: per i giornalisti, è quella del sistema editoriale. E tutto questo senza nemmeno aver incominciato a lavorare. Se poi voglio accedere al Wall Street Journal interattivo (ww.wsj.com), che offre un servizio esclusivo solo a pagamento, o agli altri giornali online che, sebbene gratuiti, richiedono una registrazione, devo ricondanni ogni singola usemame (nome utente) e...password. Eccola là. Incomincia a diventare una seccatura non indifferente. Anche perché la sicurezza va a farsi benedire, quando per evitare i noti problemi di memoria, si decide di utilizzare la stessa password di accesso per tutte le applicazioni. E' un problema che le aziende informatiche dovranno risolvere, cooperando per adottare un sistema più semplice e sicuro. Per esempio, è allo studio l'utilizzo delle cosiddette smart card, le tesse- rine magnetiche già collaudate per i telefoni cellulari e per il bancomat. Ma è un sistema costoso e che presuppone che non si perdano. Un sistema più innovativo allo studio è quello biometrico, che utilizza una nostra caratteristica fisica, come la rilevazione delle impronte digitali o la scannerizzazione dell'inde dei nostri occhi, per riconoscere l'utente sempre e dovunque. Un'altra possibilità è la rilevazione della voce o della propria finita scritta su un apposito foglio elettronico sensibile alla pressione della penna. Ma anche questo tipo di soluzione ha i suoi problemi: chi lavora sul programma di riconoscimento dell'utente deve assicurarsi che il computer non venga ingannato da una voce registrata o dal calco di un'impronta. Roba da Diabolik e compagnia bella. Comunque, per consolare i neofiti, va detto che chi si dimentica la password, può sempre registrarsi come nuovo utente e ricominciare da capo. Forse è per questo che tante comunità virtuali raddoppiano o triplicano i loro uten ti: in realtà, i dati sono gonfiati dagli smemorali, che si sono registrati n volte. Si stanno studiando sistemi d'accesso più semplici e sicuri (ma costosi) come la smart card e i dati biometrici Anna Masera