E Petruska liquidò il romanticismo di Giorgio Pestelli
E Petruska liquidò il romanticismo E Petruska liquidò il romanticismo ATTORNO alla culla di Petruska (Parigi: Théàtre du Chàtelet, 13 giugno 1911) si era chinato uno stuolo di teste coronate dell'arte e della scena: oltre, naturalmente, a Stravinski e Diaghilev c'erano il direttore d'orchestra Pierre Monteux, il coreografo Fokine, lo scenografo Alexander Benois e due primi ballerini come Tamara Karsavina e Vaslaw Nijinsky: un cast principesco, in tutto degno di una partitura destinata a segnare una data nella storia della musica. Con Petniska, si era subito detto e poi a lungo ripetuto, il romanticismo era stato liquidato per sempre, era finito l'Ottocento, la «profondità» germanica, non meno dell'estenuata eleganza dell'impressionismo, erano stati soppiantati dal grandinare di note della Danza russa, dagli sberleffi del burattino e dal ritmo travolgente della Danza dei cocchieri. Buona parte della sensazione provocata a Parigi da quelle famose «scene burlesche» era dovuta alla scarsa conoscenza che allora si aveva della musica nissa precedente: laddove nelle frequenti apparizioni di skamaroki (saltimbanchi) da Glinka a Rimskij Korsakov, nei rutilantigopàk ucraini di Ciaikovskij molto di quel sommovimento aveva già fatto sentire il suo passo; inoltre Petruska e tutto intessuto di canti popolari e di travestimenti da inni liturgici dove il legame con la terra madre era non meno presente dell'aspetto innovativo. Con tutto ciò, in una Europa immersa in Wagner, Strauss e Debussy l'urto con quella musica era stato frontale e chiarissima la parola d'ordine contenutavi: ritmi oggettivi, timbri puri, nettati dai cascami dello psicologismo tardoromantico. Questa scoperta è ancora viva sopra tutto nell'edizione diretta di Pierre Boulez. alla testa della New York Philharmonic nel maggio 1971 (SonySMK64 109, lire 27.0001; ma resto in attesa di una nuova incisione di qualche direttore russo attuale, ad esempio Yuri Temirkanov, che di quella pagina immortale perpetui l'altra faccia, quella affettuosamente legata a una tradizione russa che la Parigi del 1911 non conosceva ancora. UN GRANDINARE DI NOTE, GLI SBERLEFFI RUTILANTI DELLA DANZA RUSSA: LA BACCHETTA DI BOULEZ FEDELE A STRAVINSKY UN GRANDINARE DI NOTE, GLI SBERLEFFI RUTILANTI DELLA DANZA RUSSA: LA BACCHETTA DI BOULEZ FEDELE A STRAVINSKY Giorgio Pestelli
Luoghi citati: Europa, New York, Parigi, Rimskij Korsakov
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