Gli Anni 70 di De Maria tra croci, aculei e svastiche di Guido Curto

Gli Anni 70 di De Maria tra croci, aculei e svastiche CONTEMPORANEA Gli Anni 70 di De Maria tra croci, aculei e svastiche Giocano sulle progressioni numeriche le installazioni dell'artista americano alla Fondazione Prada Guido Curto PER quanto vasto, lo spazio espositivo della Fondazione Prada certo non poteva accogliere le gigantesche installazioni di Land Art che hanno reso famoso nel mondo Walter De Maria. Di quest'artista, nato in California nel 1935 e da molti anni residente a New York, gli appassionati d'arte contemporanea ben conoscono, infatti, l'opera più famosa: Lightning field. Un intervento realizzato nel 1977 nel New Mexico, allineando su desolato altopiano, spesso flagellato da tempeste, 400 aste metalliche, protese verso il cielo a catturare lampi d'impressionante bagliore. Fulmini che, visti di notte e fissati in scatti fotografici, fanno assumere al paesaggio l'aspetto di un immenso quadro alla Caspar David Friedricn, quasi un emblema dell'idea romantica del Sublime, ma anche della postmoderna Teoria delle catastrofi di Renò Thom. La Fondazione Prada presenta opere degli anni Sessanta e Settanta, caratterizzate da un minimalismo elegante e decorativo. All'ingresso sono esposte una croce latina, una stella di David e ima svastica, fusioni cave in alluminio cromato con all'interno una lucente boccia di metallo. Germano Celant, curatore della mostra, nel saggio in catalogo interpreta queste «fonne» come «simboli arcaici», «rappresentazioni del trascendente» il cui significato muta nel tempo, è mobile, come le sfere che racchiudono. Un simbolismo più rarefatto caratterizza l'installazione successiva, Gold Meters, costituita da otto lastre d'acciaio, segnate in superficie da tanti bolli dorati. E' oro zecchino incastonato nell'acciaio e il numero delle tacche aumenta da 2 a 81 seguendo una progressione al quadrato. Il depliant della mostra spiega che il peso dell'oro contenuto in ogni lastra è sempre pari a 453 grammi. Dati in realtà più ermetici e alchemici che concettuali e minimal. Il percorso espositivo si chiude con un Coup de théatre: l'obbligo di firmare un'accettazione di rischio prima d'entrare nell'ultima sala, perché le opere sono lastre d'acciaio con sopra avvitate tante, pericolose punte acuminate. Intitolata Beds of Spikes, questa installazione del 19G9 ricorda i letti di chiodi dei fachiri, ma sembra anche la maquette di Lightning Field, il Campo di Fulmini realizzato nel 1977. Prelude agli Earth Works, i suggestivi interventi ambientali realizzati da Walter De Maria nei deserti del N evada e in California che lo consacrano padre della Land Art. Un'opera quasi a se stante costituisce il catalogo della mostra. Le immagini dei lavori esposti sono accompagnate da una cinquantina di foto in bianco e nero, scattate per l'occasione da Nanda Lanfranco in «angoli» poco noti della periferia di Milano. Tutte inquadrature di spigolo di case, all'incrocio tra due vie, che ben esprimono l'anonimato freddo e alienante delle nostre città, con uno stile duro e puro, ernesto si minimalista. «Bedsof spikes» di Walter De Maria Walter De Maria, Milano, Fondazione Prada, Orario 10-19, Chiuso il lunedi Fino al 4 gennaio 2000.

Luoghi citati: California, Milano, New Mexico, New York