Una famiglia piena di scheletri padre e figlie in cerca di perdono
Una famiglia piena di scheletri padre e figlie in cerca di perdono Una famiglia piena di scheletri padre e figlie in cerca di perdono La scrittrice lascia parlare i fatti, con stile obiettivo osserva i suoi personaggi sempre dall'esterno: un mondo ostile dove si agitano i fantasmi di colpe, rimorsi, vendette AMBIZIOSO esordio nella narrativa, questo Chiedi perdono della canadese Ann-Marie MacDonald, nata in Germania e nell'infanzia nomade per via degli spostamenti del padre che era nella Royal Canadian Air Force. I suoi erano originari di Cape Breton, isola della Nuova Scozia, e questo luogo ancestrale, per lei un po' mitico, fa da sfondo a una truce saga familiare che inizia verso la fine del àec'òTò~scorsó','"quando un orfano diciottenne accordatore ni'pianoforte, di ascendenze scozzesi, di lingua prevalentemente gaelica, e molto sicuro di sé, sposa segretamente la figlia tredicenne e cattolica di una famiglia di ricchi libanesi, che per questo prontamente la ripudiano. Il primo giorno del 1900 la sposa-bambina, che si chiama Materia Mahmoud, dà alla luce Kathleen, seguita dopo qualche anno da Mercedes e da Frances. L'amore nel matrimonio però non dura a lungo, Materia è intellettualmente torpida mentre il marito James Piper, autodidatta, è insaziabile di cultura; bigotta mentre lui è libero pensatore; amante delle frivolezze mentre lui è sobrio e austero. Bella e dotata di una voce incantevole, Kathleen diventa presto la pupilla degli occhi di suo padre, che l'ama di un amore non privo di una carica erotica sempre però respinta con orrore. Per mandarla in buone scuole, dove peraltro le compagne la emarginano, James si sobbarca lavori duri, arrivando a fare il crumiro nella miniera di carbone unica risorsa dell'isola e principale motivo della multietnicità degli abitanti, uomini di fatica reclutati uri po' dappertutto. Dal canto suo Materia guadagna qualcosa strimpellando il pianoforte per accompagnare i film muti, fino a quando il marito glielo proibì- RECENMasd'A sce; poi scoppia la guerra, e James si arruola, viene mandato in Europa e combatte valorosamente, protetto da una sorta di invulnerabilità dovuta alla sua totale indifferenza alla morte. Quando Kathleen è diciottenne, James che sogna per lei una carriera di cantante lirica la manda a New York presso un maestro qualificato, con denaro che ingoiando l'orgoglio chiede al suocero, il quale altrettanto imprevedibilmente glielo dà. Kathleen parte, e impressiona favorevolmente l'insegnante. Ma il destino non segue i voti dei mortali, né quelli, a questo punto, dei lettori: avvertito da una lettera anoni- IONE ino ' ico ma che gli parla di ambiente malsano per sua figlia, James di punto in bianco piomba a New York, si riporta a casa Kathleen, che è incinta e anzi promette di avere un parto difficile... Suppongo non sia lecito anticipare altro, e del resto pur arrivando all'anno 1918 ho riassunto meno di un terzo della vicenda, che si conclude nel 1965. La parte centrale, la più lunga, la'rneno movimentata e anche, temo, la più scoraggiante, racconta l'adolescen- za tutt'altro che facile (specie dopo un avvenimento tragico e sanguinoso sul quale sorvolo e che segna in modo indelebile sia James sia Materia) delle sorelle minori di Kathleen, la sentimentale e un po' subdola Mercedes e la ribelle, trasgressiva Frances, contemporaneamente all'infanzia di Lily, figlioletta di Kathleen menomata dalla paralisi infantile, allevata a credersi anche lei figlia di James e Materia. Tutte e tre le ragazze, ciascuna a suo modo, risentono profondamente dello scheletro nascosto nell'armadio di casa, e anche della coltivata impopolarità del padre, il quale in epoca di proibizioni¬ smo continua a sfidare i benpensanti distillando alcol di frodo. Alla lunga, dopo molti episodi e molte sofferenze, una sorta di catarsi collettiva sarà raggiunta col ritrovamento di un diario in cui Kathleen oltre a rivelare come andò l'episodio cruciale della vita dei Piper parla col suo accento fresco e libero, portando in extremis nel romanzo una folata di aria tonificante. Fino a questo finale che vale la pena di raggiungere, infatti, la dotata MacDonald è rimasfà'fedele a uno stile di racconto molto obiettivo, al tempo presente e coi personaggi sempre osservati dall'esterno, dandone il comportamento senza mai penetrarne i pensieri; per questa scrittrice i fatti debbono parlare da soli, e la vita interiore è specie di vapore compresso, visibile solo quando produce l'esplosione. Tale freddezza produce effetti, che gli episodi cruenti, e ce ne sono parecchi, verificandosi (come del resto avviene nella vita) senza preavvisi tipo crescendo musicale, colpiscono alla sprovvista il lettore non meno delle vittime. Altro merito del libro, naturalmente, l'ambiente insolito e poco ospitale, ricostruito con grande perizia documentaria una comunità che non riesce ad amalgamarsi, dove la vera cordialità ò assente all'esterno, mentre all'interno della famiglia, unico baluardo contro il mondo ostile, si agitano i fantasmi di colpe, rimorsi e vendette che non consentono a nessuno nemmeno di sentirsi innocente. L'ESORDIO DELLA CANADESE ANN-MARIE MACDONALD, UNA SAGA TRUCE E CRUENTA TRA FINE '800 E META' '900, STORIA DI AMORI INCESTUOSI CON CATARSI FINALE La scrittrice canadese Ann-Marie MacDonald, autrice di «Chiedi perdono», saga di una famiglia tra fine '800 e metà '900, storia crudele di amori, rivalità, conflitti. Ann-Marie MacDonald Chiedi perdono trad. Giovanna Granato, Adelphi, pp. 590, L. 34.000 ROMANZO RECENSIONE Masolino ' d'Amico
Luoghi citati: Europa, Germania, New York, Nuova Scozia
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