Pochi figli, siamo mediterranee

Pochi figli, siamo mediterranee Pochi figli, siamo mediterranee Marzio Barbagli DA tre anni l'Italia non detiene più il record (poco invidiabile) del tasso di fecondità più basso del mondo. Questo tuttavia (come mostrano recentissimi dati su cinquanta paesi) non è dovuto a quell'inversione di tendenza annunciata molte volte dai giornali, cioè all'aumento delle nascite II numero medio di figli per donna non ha subito in Italia variazioni di rilievo nell'ultimo quinquennio e resta molto basso (1,19), più basso di quanto fosse all'inizio degli anni '90. Quello che è successo è invece che, negli ultimi tre anni, altri paesi hanno strappato all'Italia il record che essa ha detenuto ininterrottamente dal 1988: la Spagna, la Bulgaria, la Lituania e la Repubblica Ceca. Ed alcuni di questi sono scesi a livelli fino a poco tempo fa considerati irraggiungibili (1 figlio per donna) I dati più recenti (si veda la tabella) mostrano che fra i paesi sviluppati vi sono ormai forti differenze nel tasso di fecondità. E tali differenze non possono più essere spiegate con lo schema classico utilizzato dai demografi che vede nell'aumento del benessere uno dei principali fattori della diminuzione delle nascite. Sono infatti gli Stati Uniti che hanno il più alto numero medio di figli di donna (2,03) di tutti i paesi ricchi, mentre la più forte flessione del tasso di fecondità si è avuta negli anni '90 nelle nazioni dell' Europa orientale (ad esempio, in Polonia, in Bielorussia, in Estonia, oltre che quelle già ricordate) che si trovavano in un difficile periodo di transizione dal punto di vista politico ed economico. Lo schema classico dei demografi non ci aiuta neppure a capire perché, fra i paesi occidentali, siano quelli mediterranei ad avere da alcuni anni il più basso tasso di fecondità: la Spagna (1,15 figli per donna), seguita a ruota dall'Italia (1,19) e dalla Grecia (1,30). Per fare luce su questo apparente mistero dobbiamo rifarci a fattori di tipo culturale o riguardanti le politiche sociali. Per spiegare perché le coppie italiane, spagnole o greche - in genere più tradizionaliste nei modelli di vita familiare - mettano al mondo meno figli di quelle inglesi o francesi, danesi o americane, dobbiamo prendere in considerazione tre grandi differenze esistenti fra le une e le altre. La prima è che il sostegno economico da parte dello Stato alle famiglie con figli è più debole nei paesi mediterranei che negli altri. La seconda è che nei paesi mediterranei le famiglie di fatto sono meno diffuse e il numero dei figli che nascono fuori del matrimonio è minore. Infine, la terza è che nei paesi mediterranei le donne lavorano sensibilmente più degli uomini (considerando insieme sia le attività retribuite che quelle domestiche, di cura), mentre questo non si verifica negli altri paesi occidentali. In Svezia o in Gran Bretagna, negli Stati Uniti e in Olanda, mariti e mogli dedicano in genere lo stesso numero di ore al lavoro. Le donne lavorano invece ben 8 ore in più dei loro compagni in Italia ed addirittura 12 ore in più in Spagna. E dunque la cura dei figli costa di più (in termini economici e sociali) alle donne italiane o spagnole che a quelle degli altri paesi occidentali. Con Spagna e Grecia siamo infondo alia graduatoria. Rispetto ai Paesi del Nord, mancano politiche sociali

Persone citate: Marzio Barbagli