A SCUOLA DI SORRISO
A SCUOLA DI SORRISO L'ULTIMA RIVOLUZIONE DEL GIAPPONE A SCUOLA DI SORRISO Marina Leonarclini LE statistiche svolte dall'Istituto di Medicina Psicosomatica Riza dicono che gli italiano ridono solo per cinque minuti al giorno. Aggiungono: chi ride troppo è considerato poco serio e inaffidabile. Un principio caro al Giappone severo e ritualizzato di un tempo, clic oggi ci riserva un bel colpo di teatro. I giapponesi vogliono ridere, anzi vanno a scuola di risata. Seriosi e silenziosi, in giacca e cravatta, varcano la soglia ogni mercoledì sera di un palazzo di Tokyo dal quale provengono inusuali singulti. Ne escono qualche ora dopo, seriosi e silenziosi. Questo posto misterioso è lo Stnilc Amenity Institute, la scuola del sorriso presieduta da Yoshihiko Kadokawa. Ex direttore marketing di un'industria di abbigliamento femminile, Kadokawa qualche anno fa, ai primi segni della recessione, ha deciso di sfatare il mito del giapponese dall'espressione di pietra. F. la sua idea ha funzionato. «Prendete un bastoncino tra i denti e obbligate i lati della bocca, incurvandola verso l'alto, a superarlo». I sempre più numerosi studenti, ubbidienti, eseguono quello che non deve essere un compito facile per chi ha tatto della soppressione delle emozioni pubbliche un vessillo. Un solido principio quello di controllare le proprie emozioni, una questione di educazione, come spiega Hiroto Murosawa, studioso di antropologia all'Istituto di Cultura di Tokyo: «Nel passato le donne si depilavano le sopracciglia e si scurivano i denti per nascondere il più possibile le loro emozioni. Ancora oggi la mano posta di fronte alla bocca nel momento della risata è un segno di controllo del privato. Per la cultura nipponica il ridere è segno di stoltezza più che di a|>ertura verso l'ascoltatore e il sorriso spesso nasconde imbarazzo». Ma la filosofia del pensare positivo sembra più forte della tradizione. Oggi sono numerose le donne che seguono i seminari dell'Amenity Institute e leggono // potere ili mia faccia sorriileiile edito ovviamente da Kanagawa. I giapponesi, per secoli più riservati dei loro vicini asiatici e più che mai in contrasto con la cultura mediterranea fatta di gestualità e contatto fisico, hanno deciso che sono giunti i tempi per un cambiamento. «I clienti amano essere accolti con espressioni rilassate e amichevoli e non solo servizievoli», dice Kadokawa. Sorridere e ridere anche durante il lavoro, in un momento in cui i fasti degli Anni '80 sono solo un ricordo, diventa una delle migliori cure antidepressive. Ora, sulla scia dei suggerimenti degli psicologi che mai come in questo periodo stano facendo affari d'oro in Giappone, anche gli uffici pubblici di Tokyo hanno deciso di affidarsi alle cure di Kadokawa. «Gli impiegati hanno preso i corsi seriamente» dice il capo del personale della municipalità a noni di Tokyo, Myoko Hitano. Sono oltre il migliaio le persone che stanno imparando, con fatica, a ridere. Per alcuni come Sueko Ishii è una vera sfida: «Non riesco a essere rilassato, mi vergogno a ridere davanti ai miei colleglli». Succederà che noi, gli ex estroversi, saremo costretti ad andare a scuola di sorriso dai giapponesi?
Persone citate: Hiroto Murosawa, Ishii
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