Spagna, è allarme rosso di Gian Antonio Orighi

Spagna, è allarme rosso In prima fila come bersagli ci sono gli uomini del partito di Aznar Spagna, è allarme rosso Si attende l'avvio degli attentati Età Gian Antonio Orighi MADRID Cinque «colonne», ognuna di dieci sperimentati terroristi, intatte e pronte a colpire. Un arsenale da brivido, con sofisticatissimi timer programmabili 41 giorni prima dell'esplosione e i micidiali missili «Sam 7», comprati al mercato nero dei Balcani. Un obiettivo impossibile da difendere: tutta la Spagna, da Bilbao a Barcellona, dalle Baleari alle Canarie. E una data certa per la ripresa degli attentati: venerdì 3 dicembre. All'indomani dell'annuncio della rottura della tregua da parte della organizzazione indipendentista basca Età, la Spagna si sta blindando per difendersi dal promesso «attacco al cuore dello Stato», dopo 437 giorni di pace. Ma il panico è palpabile. «Ritornano i giorni del terrorismo. E i miei figli mi hanno chiesto ancora una volta di abbandonare la politica. Subito dopo la tregua, avevo chiesto che mi togliessero la scorta perché mi impediva di muovermi in libertà. Ma adesso dovrò sopportarla di nuovo». Così dice Rosario Dorta, una nonna di 60 anni, assessore comunale del partito popolare del premier Aznar a Hondarribia, nei Paesi Baschi spagnoli. Ma parole simili potrebbero essere pronunciate da ognuna delle 40 mila persone che ricoprono cariche pubbliche nel partito di Aznar, letteralmente massacrato da Età fino alla tregua. O anche dall'infinito elenco di militari, poliziotti, politici, industriali, che sanno di tornare nel mirino «etarra». Nessuno in Spagna minimizza l'offensiva terrorista annunciata. «Sgomento dopo la fine della tregua dell'Età», sintetizzava ieri, a tutta prima pagina, «La Vanguardia» di Barcellona, la città che ancora ricorda un'autobomba dell'Età piazzata nel parcheggio di un supermercato, che nell'87 causò 21 morti e 31 ustionati. Non a caso ieri il ministro degli Interni, Jaime Mayor Oreja, avvertiva da tutti i media: «Non nascondo affatto che mi preoccupa la data indicata dai terroristi. L'esperienza che abbiamo rispetto ad altre minacce simili lanciate dopo la rottura di altre tregue (nell'89 e nel '96, ndr), dimostra che sono sempre state eseguite puntulmente. E non sottovaluto la gravità della minaccia». Anche l'antiterrorismo lancia l'allarme. Da tutti i giornali. Secondo informazioni dei servizi segreti, l'Età dispone di cinque «colonne» pronte a mettere a ferro e fuoco la Spagna. Fortemente armate e ben rinforzate durante l'ultimo «alto el fuego». Gli attentati, dicono i bene informati, scatteranno con la puntualità di un orologio svizzero. «Abc» rivela che i terroristi sono entrati in possesso di timer che durano mille ore, il che permette loro di collocare bombe molti giorni prima di un attentato. E le «azioni», aggiunge ancora «Abc», saranno «spettacolari». Tra gli obiettivi segnalati dagli 007, ci sono Madrid, Barcellona e i Paesi Baschi. Sarebbe in programma anche un seque¬ stro. Nel febbraio scorso, tra i «file» che vennero trovati nel computer di «Kantaure», uno dei responsabili militari dell'Età arrestato a Parigi, c'erano i pedinamenti di Jacobo Fitz-James Stuart, conte di Siruela, uno dei figli della duchessa d'Alba. Infine c'è sempre l'arma più tremenda: le bombe contro il turismo. L'ultima esplose nel '97, era nascosta in un cassonetto dell'aeroporto catalano di Reus. E il turismo, con il 10 per cento del Pil, è la prima industria nazionale spagnola. Le scorte sono già operative da domenica. I militari e le forze dell'ordine ricominciano a guardarsi alle spalle. E a controllare che sotto le loro auto l'Età non abbia piazzato le famigerate bombe-calamita. Intanto il «Diario Vasco» rivelava ieri, citando come fonte un bollettino interno dell'Età, che la Comunità di Sant'Egidio, nel '97-'98, aveva fatto da intermediario tra i terroristi e il governo Aznar. Ma il tentativo fallì. Madrid pedinava l'intermediario e l'Età se ne accorse.

Persone citate: Aznar, Jacobo Fitz, Jaime Mayor Oreja, James Stuart, Reus, Rosario Dorta