Craxi oggi sotto i fèrri «Alti margini di rischio»

Craxi oggi sotto i fèrri «Alti margini di rischio» PARLA IL CHIRURGO «L'OPERAZIONE DOVRÀ' DURARE IL MENO PÓSSIE Craxi oggi sotto i fèrri «Alti margini di rischio» reportage Aldo Camillo Invialo a TUNISI CI sono alti margini di rischio». Le mani del professor Patrizio Bigatti sono lunghe. E salde, a giudicare dalla stretta. Da queste mani dipende la sorte di nettino Craxi e, in qualche modo, del governo e della politica italiana. Sarà questo urologo ulto, dai capelli brizzolati e il sorriso aperto, a intervenire stamattina alle 10 sul rene sinistro di nettino Craxi. «Sì, ci sono margini di rischio - ripete il professore -. L'intervento in sé 6 di routine. Ma diventa particolare perché particolari sono le condizioni del paziente, che ha diversi problemi. Tutto dovrà durare il meno possibile». lirano in otto, sull'aereo privato (che, secondo indiscrezioni, sarebbe stato messo a disposizione da Silvio Berlusconi) atterrato a Tunisi ieri pomerìggio alle 18,05. Con il professor Bigatti c'erano i suoi aiuti, Guazzoni e Broglia. L'infermiera di fiducia, che ha portato i ferri personali cui Bigatti non intende rinunciare. La diabetologa Ornella Melogli, da anni medico di Craxi. L'internistu Guido Pozza. L'aneutesisla Gabriele Corneggia, li il fondatore del San Raffaele di Milano, don Luigi Vorzó. Alto, elegante nella giacca grigia, un crocefisso di legno all'occhiello, sussurra appena al cronista: «Porto un messaggio per il presidente. Un messaggio scritto. Di una persona molto importante». Mittente, è sottinteso, il Vaticano. «Sono qui per dare ima testimonianza religiosa - prosegue don Verzé -. Conosco Craxi da tanti anni, da quando era ancora al potere, e venne da noi al San Raffaole per curarsi il diabete. Non l'abbiamo abbandonato nella cattiva sorte. Per me resta un inalato come gli altri: in lui vedo il Cristo sofferente. Per l'intervento sono ottimista: Rigatti non è soltanto un bravo medico. E' un mago. Sì, il presidente Craxi 6 molto attratto dalle questioni della fede. Del resto, da ragazzo faceva il chierichetto. E suonava li; campane. Lei mi chiede se non temo che lamia attenzione per lui, dopo le polemiche che mi hanno contrapposto al dottor Borrelli e al ministro Hindi, possa essere strumentalizzala sul piano politico? Ma io sono soltanto un sacerdote. Come dice la Scrittura: "Eris sacerdos in aeterno". Sarò, sono sempre un sacerdote. E come tale vengo al capezzale di un uomo sofferente». Ad attendere l'equipe che opererà Craxi c'era la figlia Stefania, che, circondata senza pietà dalle telecamere, abbandona la consueta dolcezza per redarguire i cronisti: «Mi stupisce tutto questo vostro zelo per conoscere la verità, visto chi; da sette anni scrivete ballo su quel che accade nel nostro Paese». La famiglia, dice Stefania, è delusa «da tutti, magistrati, governanti, oppositori, giornalisti». Più tardi, dopo un'ultima visita serali; al padre, sorriderà di nuovo: «Papà ò un po' più tranquillo, ora che sono arrivati tutti i medici. La sua, la nostra ansia va capita. Lei come si sentirebbe alla vigilia di un'operazione decisiva per la sua vita?». «Per lui è ima prova difficile - aggiunge il figlio Hobo -. E' preoccupato, come sa- rebbe chiunque. Però è anche sereno». Alle 19 e 30, mentre don Verzé, confortato Craxi, tornava all'aeroporto per rientrare a Milano (ordine dei medici, anche lui si è appena sottoposto a un intervento chirurgico), l'ultimo consulto tra specialisti italiani e tunisini all'ospedale militare ha sciolto ogni riserva. Craxi sarà operato stamattina, tra le 10 e le 11. L'equipe del San Raffaele sarà integrata da tre medici tunisini: il professor Gueddiche, cardiologo personale del presidente Ben Ali, il professor Dhari, anestesista e responsabile del «service réanimation et soins intensifs» dell'ospedale, e il professor Kassem, primario di urologia. All'inizio il professor Rigatti aprirà il rene sinistro e ne preleverà un frammento. Sarà eseguita una biopsia estemporanea, con il paziente sempre sotto i ferri, per definire natura e gravità del male. 1 medici valuteranno se il rene potrà essere salvato o andrà aspor¬ tato. Ma l'anestesia non potrà durare a lungo: il cuore, già provato dal diabete, dalle aritmie dei giorni scorsi, e da una patologia congenita - un ingrossamento progressivo -, potrebbe non reggere. Il professor Rigatti è un esperto di interventi rapidi. Oggi dovrà esserlo più del solito. Al quinto dei dodici piani di grigiore dell'ospedale militare di Tunisi, nella camera numero 1 (impropriamente definita sulla piantina «chambre Vip») del reparto rianimazione e terapia intensiva, l'ex presidente del Consiglio italiano attende che si giochi la «partita decisiva». Niente quotidiani (che arrivano da Roma tre giorni dopo), niente tv (anche se il televisore della stanza prende Ramno). Craxi donne pochissimo. Guarda fuori dalla piccola finestra il cielo grigio e piovoso, le case bianche del quartiere di Bab Aliena, la collinetta disseminata delle lapidi del cimitero. Gli rendono più lieve l'attesa Nicola Manzi, l'autista degli anni del Raphael rimastogli fedele nella caduta. E la signora Anna. Durante il primo ricovero, un mese fa, l'ex first lady ridiventata soltanto moglie veniva spesso in ospedalo, ma la sera tornava ad Hammam'et. Questa volta si è fermata a dormire qui. Non l'ha lasciato un attimo. E stamattina attenderà sulla soglia della camera operatoria di sapere se le mani del professor Rigatti hanno salvato suo marito, e non solo lui. L'equipe medica del San Raffaele a Tunisi con l'aereo di Silvio Berlusconi C'è anche donVerzè «Ho il messaggio di una persona molto importante da recapitare» Qui sotto Craxi, a destra la scritta comparsa sui muri di Palazzo Marino a Milano