An fra dubbi e insofferenza

An fra dubbi e insofferenza LA DESTRA PERPLESSA SULLE POLEMICHE CON LA MAGISTRATURA An fra dubbi e insofferenza Fini: capisco Silvio, ma non bisogna esagerare retroscena Maria Teresa Me» róma" FRANCESCO Storace non è un candidalo adatto per il Lazio perchè non ha ricevuto nemmeno un avviso di garanzia». E' la battuta - la cui paternità rimane per il momento incerta, visto che è contesa da molti - che circola da qualche giorno tra gli esponenti di An. Dà il segno dell'insofferenza, a stento trattenuta, di Alleanza nazionale, nei confronti delle continue battaglie che il Cavaliere ingaggia sul fronte della giustizia. L'ultima, poi, provoca non poco disagio a vio della Scrofa. Soprattutto, quel che ha lasciato interdetti Gianfranco Fini e i suoi, è l'idea, partorita negli ambienti di Fi, di una grande manifestazione di piazza contro i magistrati. Il leader di An hu confidato i suoi dubbi ai fedelissimi: «lo capisco Silvio, lui ha ragione quundo dice che lo perseguitano. Ma scendere in piazza contro i magistrati, tanto più dopo l'appello di Ciumpi, potrebbe rivelarsi controproducente. Sembrerebbe un atto di protesta anche nei confronti del presidente della Repubblica che noi abbiamo contribuito a eleggere con convinzione, Bisogna individuare un'altra strada, occorre dare uno risposta diversa al problema che pure c'è». E' quasi certo che quella manifestazione non si farà più (il presidente di An, con i giornalisti, l'ha liquidata usando queste parole: «non ne so niente, l'ho letta sui giornali»). Si opterà per una soluzione più "soft", dal momento che il Cavaliere preferisce non restare solo nella sua battaglia, ma vuole attorno a sè il Polo intero. Il quale Polo, nella persona di Gianfranco Fini (ma, per la verità anche in quella di Pierferdinando Casini), non pensa affatto a scendere in piazza. An ha già i suoi guai. I sondaggi la danno in ribasso (con percentuali, nel Nord, vicine a quelle che aveva il movimento sociale), la battaglia referendaria non ha giovato, le europee sono andate come sono andate, ci mancherebbe solo una sfilata anti-giudici lungo le strade della Capitale per provocare ulteriore disorientamento tra gli elettori di Alleanza nazionale. A sentir evocare la piazza il responsabile "Giustizia" di via della Scrofa, Alfredo Mantovano, ha un soprassalto. «Certamente - dice con piglio sicuro escluderei l'appoggio di An a una manifestazione di piazza. Finora con lo scontro non abbiamo ottenuto risultati». Di più: l'esponente di Alleanza nazionale propone una soluzione alternativa di segno opposto. «Secondo me - spiega - dovremmo organizzare un incontro tra una delegazione del Polo e una dell'Associazione nazionale magistrati, anche per dare seguito all'appello di Ciampi. Tra l'altro mi parte di cogliere dei segnali più morbidi da parte dell'Anni. Sono trascorsi anni in cui magistrati e Polo sono stati sulle barricate e i torti e le ragioni di questo scontro vanno equamente di- stribuiti, ma ora è forse venuto il tempo di provare a parlarci». Quindi di manifestazioni, slogan e striscioni, Mantovano non vuole assolutamente parlare. Insomma, la piazza, un tempo tanto amata dalla destra, ora non è più in auge. Almeno dalle parti di Alleanza nazionale. Meglio un inoffensivo, e magari anche un tantino barboso, convegno. O un semi¬ nario. Oppure, una banalissima conferenza stampa, magari arricchita dalla presentazione di un "libro nero" della giustizia. Del resto, come spiega un altro dei colonnelli di Fini, Adolfo Urso, dare «una risposta politica al problema "giustizia" non significa necessariamente portare la gente in piazza». No, quell'idea rende alquan- to apprensivi gli uomini di Alleanza nazionale che hanno seguito con una certa inquietudine le mosse del Cavaliere. Il capogruppo del partito di Fini alla Camera, Gustavo Selva, non perde tempo e spiega pubblicamente quello che pensa: «Sono contrario - osserva - a mobilitare la piazza prò o contro i magistrati perchè così si danneggia il rapporto di reciproca autonomia fra politica e magistratura e perchè si toglie serenità e potere giurisdizionale a quei magistrati che esercitano la loro funzione secondo i canoni del "processo giusto"». Eppoi, come dice Enzo Savarese, «dopo l'appello del presidente, se scendiamo in piazza rischiamo di fare lo Scalfaro bis, cioè di inimicarci anche Ciampi». Non è assolutamente il caso, pensano a via della Scrofa. Berlusconi può non avere queste preoccupazioni, anche perchè lui i voti ce li ha, attacchi ai giudici o meno, però così facendo rischia di costringere il Polo dentro il recinto dell'opposizione e Alleanza nazionale dentro quello della destra marginale. I rischi elettorali sono ben presenti nella mente degli uomini di An, i quali pensano che la giustizia non abbia un grande "appeal" presso i loro elettori e vorrebbero, piuttosto, che il Polo si concentrasse su temi più concreti, di qui all'appuntamento con la prossima tornata elettorale. Qualcuno di loro lo dice apertamente, come il fratello di Pinuccio Tatarella, Salvatore, il quale si augura che il Cavaliere guarisca dalla «sondaggite» e cominci a occuparsi di cose serie, come la scelta dei candidati per le regionali, che siano «autorevoli» e «non testimonial di uno shampoo o di un dentifricio». Mantovano: ci vorrebbe un incontro Polo-Anni Per anni noi e i giudici siamo stati sulle barricate e torti e ragioni vanno equamente divisi ma ora bisogna parlarsi Savarese: se dopo l'appello del Presidente andiamo in corteo, rischiamo di inimicarci anche Ciampi Urso: bisogna dare una risposta politica al problema

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