DE AGOSTINI un missionario dia fine del mondo

DE AGOSTINI un missionario dia fine del mondo Torna la figura dell'esploratore salesiano che precedette Chatwin e Sepùlveda tra i misteri della Terra del Fuoco DE AGOSTINI un missionario dia fine del mondo Enrico Camanni ALBERTO Maria De Agostini nasce il 2 novembre 1883 a Pollone, presso Biella, tra ville auste Ire, fiori, giardini e alberi secolari. Un'isola di bellezze, difesa dalla ricchissima borghesia della lana. Una piccolaiSvizzera nel cuore antico della monarchia sabauda. Ma alle tavole apparecchiate con fini ceramiche e tessuti d'oriente non si parla solo delle piogge che bagnano le Prealpi, o degli affari che volano sul vento della nuova Italia: a Pollone e a Biella si favoleggia di fotografie, viaggi e avventure. Vittorio Sella sviluppa grandi lastre impresse nei quattro angoli del pianeta e i giovani fratelli Piacenza, signori dell'industria tessile, progettano fughe alpinistiche sui monti dell'Asia. Anche i due fratelli De Agostini guardano lontano: Giovanni fonda la Cartografia di Novara, che diventerà l'Istituto Geografico, Alberto sceglie le vie dello spirito e si fa prete. Missionario salesiano. Il Sud America è entrato nei suoi pensieri da quando ha sentito dire che Don Bosco sognò la Patagonia e profetizzò per quelle terre «ricchezze incomparabili che attendono solo di essere scoperte». E come una chiamata. A 26 anni si imbarca per Punta Arenas, sullo Stretto di Magellano, dove finisce il mondo e comincia l'avventura. Il padre superiore lo abbraccia con affetto e gli chiede: «Ma tu, figliolo, vai laggiù a fare il missionario, il fotografo o l'esploratore?». Lui non dice niente, perché è presto per rispondere, ma più tardi preciserà: «Sono andato in terre che esigevano una vera ricerca scientifica, sia antropologica tra gli indi, sia geografica e geologica sul territorio. Era certamente una mia passione, ma fu anche un ordine tassativo che ricevetti». De Agostini saluta Torino in una dolce giornata di ottobre del 1909 e, dopo settimane, approda ai contrasti della primavera australe. La Terra del Fuoco è una landa di frontiera, dove il vento strappa ai faggi i primi germogli e gli uomini bianchi vivono come pionieri: contadini, allevatori, emigranti, avventurieri, cercatori di fortuna. L'antica civiltà degli indi sta soccombendo sotto le violenze dei conquistatori e i salesiani sono testimoni impotenti di un genocidio: «Intere tribù di indi sono state perseguitate - denuncia De Agostini -, braccate, fatte prigioniere, sospinte a Punta Arenas come greggi con il pretesto di sottrarre quegli infelici alla miseria. Sotto il governatore Senoret vennero esposti quasi nudi per le vie della città e distribuiti a quanti ne facevano richiesta». Per il giovane salesiano comincia una vita di doppio apostolato, al servizio della Chiesa e della geografia. Nel 1913 prende il mare e scopre due fiordi in Terra del Fuoco. Li dedica al Contrammiraglio Martinez e al Pigafetta. Nel 1916 e nel 1917 naviga verso le Ande patagoniche e resta incantato dallo slancio delle Torri del Paine, tre immense Cime di Lavaredo fuse nel granito e trasportate dall'altra parte del mondo. Poi per un lungo periodo deve abbandonare le esplorazioni, ma tra il 1930 e il 1931 può finalmente approntare una vera spedizione con il geologo Egidio Feniglio e due guide di Courmayeur: prima ascensione del monte Mayo, traversata dello Hielo Continental Sur (un mare di ghiaccio che sembra il terzo Polo) e assaggio alpinistico nel gruppo del Fitz Roy: «Siamo attorniati da una selva fantastica di torri e lame di granito. Da ogni lato le lastre giallastre sembrano irridere al nostro folle sogno di conquista». Dal 1935 De Agostini diventa instancabile. Il "mal di Patagonia" è una febbre che non perdona. Ogni estate esplora un pezzo di montagne, dal Gordon Marconi al lago San Martin, dal ghiacciaio Upsala al monte San Lorenzo, che scala finalmente il 17 dicembre del 1943, a sessant'anni compiuti: «Festeggiamo la nostra vittoria bevendo un bicchiere di cognac e subito ci mettiamo a eseguire fotografie e a effettuare le osservazioni indispensabili. Il termometro segna appena tre gradi sotto zero, però il freddo ci sembra più intenso a cagione del vento umido e ghiacciato di nord-ovest. Il barometro segna un'altezza di 3690 metri». Sono parole che ricordano gli alpinisti illuministi del Settecento, quando il barometro veniva prima della piccozza e ogni ascensione era nobilitata soltanto dai risultati scientifici. De Agostini ha sostituii o il barome¬ tro con le mappe e le fotografie, incantevoli bianchi e neri eseguiti con talento e devozione documentaristica, Il suo film Terre magellaniche è una rara testimonianza visiva sulla vita degli tilt imi indi, cosi come i suoi libri raccontano i misteri di una Patagonia che non esiste più, Ma c'era ancora una montagna che lo aspettava nella selvaggia Terra del Fuoco: il Sarmiento. Una partita iniziata nel lontano 1913. Incurante dei settantanni passati per metà a pestar neve e per l'altra metà a sognare terre e cieli nuovi, padre De Agostini prepara il grande ritorno. Mette insieme un bel gruppo di guide e alpinisti italiani, ma per un mese soffia la tormenta: nebbia, neve, pioggia, valanghe?. Il 6 marzo 1956 Carlo Mauri e Clemente Maffei partono ugualmente sotto un cielo di pece e dopo sedici ore di fatiche raggiungono la cima per lui. Fratello del fondatore dell'Istituto geografico, nel 1909fece il primo viaggio in Sudamerica denunciando le atroci violenze contro gli indios Nel %asessant'anni compiuti, scalò per primo il monte San Lorenzo Sulla gelida cima festeggiò l'impresa con f un bicchiere di cognac Padre Alberto Maria De Agostini in Patagonia con la sua macchina fotografica. «Finis terrae» è il titolo delle due mostre che il Museo nazionale della Montagna « Duca degli Abruzzi», a Torino, inaugurerà il 16 dicembre al Monte dei Cappuccini. Si tratta di un viaggio in Patagonia e nella Terra del Fuoco attraverso ie immagini di due fotografi straordinari: padre De Agostini, appunto, e Walter Bonatti. Sempre a Torino, il 15 dicembre, al Piccolo Regio, verranno proiettati i due film Finis terrae, la liberto di esplorare di Fulvio Mariani e Scelte di vita di Giorgio Squarzino V i Buenos Aires. 1957: De Agostini incontra Walter Bonatti duetto in Patagonia