«Li ho uccisi da solo, volevo i soldi»

«Li ho uccisi da solo, volevo i soldi» Chiavari, confessione choc del ragazzo: «Li ho storditi prima di pugnalarli. Con l'eredità avrei riparato il furgone» «Li ho uccisi da solo, volevo i soldi» Il nipote scagiona la ragazza: lei non c'entra Brunella Giovara inviala ,i CHIAVARI «Sonia non c'entra. Ho fatto tutto io. Li ho tramortiti con duo colpi di karaté, poi li ho finiti», Dieci coltellate al nonno, dieci coltellate alla nonna, li poi via nella notte di Chiavari, tra discoteche semivuote e birrerie che aspettano il sabato per faro l'incasso, a sognare quanto può valere l'eredità. La roba, i soldi, l'appartamento che «forse si vende a un miliardo». E l'amore di questo Simone, paracadutista mancato, per la sua ragazza, che invece voleva diventare Miss Italia e adesso è in carcere come lui, coinvolta in un doppio omicidio l'orse progettato a due, o a quattro. Un delitto in famiglia, tre generazioni coinvolto, i nonni, i padri e i figli; I vecchi che hanno i soldi, i giovani che cercano di portaglieli via, e uccidono. Un coltello a serramanico che colpisce due anziani sbalorditi e già a terra, rovesciati sul pavimento del loro bell'appartamento in corso Dante. Una storia che «ci ha sconvolto tutti, noi di Chiavari». Sotto i portici del passeggiodoiiieniciili:, In genti; ricorda che «qualche anno fa uccisero una ragazza, Nessuno ha mai saputo piti niente». Nada Cella, impiegata nello studio di un commercialista, uccisa a coltellate il (i maggio I 996, «E poi c'era Bilancia... quello che ammazzava sui treni. Ma che fine ha fatto?». In carcere, sotto processo a Genova. «Ormai la Liguria versa sangue. Almeno fosse stata genti! che venivi! da fuori...». Invece no. Gente di Chiavari, un delitto fatto in casa che chiude In sagii dei Morachioli. Il pai riarca, «il Comandante», ucciso assieme alla moglie, Nicoletta Nicoletta, «la Preside», il figlio Giovanni Battista, detto Gianluca, e In seconda moglie Pia D'Amato, prima fermati peromiciclio, poi rilasciati, la scorsa notte. Restano sotto inchiesta, i carabinieri sottolineano che «si indaga a 'MAI gnidi», e non è un modo ili dire. Il figlio di Giovanni Battista, Simone, è un reo confesso. Lui era full ima generazione, Perciò, nessuna salvezza peri Morachioli. Simoni.1 Fazio Morachioli ha vent'anni e ha raccontato praticamente tutto del suo doppio delitto. «Mi servivano i soldi per riparare il furgone. Papà non li aveva, il nonno si, ma non me li voleva dare». Basta, per uccidere? «Si, quel denaro mi sei-viva urgentemente, sennò come facevo a lavorare? E poi c'era l'eredita». Il furgone era un regalo del nonno, un uomo d'altri tempi: Silvano Morachioli, 7ìt anni, diplomato nel '43 capitano di lungo corso al Nautico di Camogli. Comandante di mercantili, uno di quelli che partono e stanno via sei mesi. Sposato in prime nozze con una donna che d'improvviso si ammala e muore, ma lui «era nel Golfo Persico, e c'era la guerra, perciò il canale di Suez era chiuso. Insomma, non riusci a tornare in Italia per il funerale», racconta un amico dei tempi delle petroliere. Il «Comandante» si ritrova con un figlioletto che affida ai suoceri. Si risposa nel '76 con una del le prc ifessoresso di Gianluca. Anche lei, una donna d'altri tempi. «Una signora, di quelle vere. Era nata a Savona, aveva 7.9 anni», racconta unii sua amica di Sestri Levante. Professoressa di Lettere prima ad Aosta, al liceo classico. Poi al liceo scientifico Guglielmo Marconi di Chiavari, «Sempre elegante, anche se doveva andare a fare la spesa», dice l'amica. Una coppia solida, sempre a braccetto, «si concedevano qualche viaggio, andavano ai fanghi». Benestanti, con un unico cruccio: non aver avuto figli dal loro matrimonio. C'era Gianluca, però. «A casa del Comandante c'era sempre la sua cameretta pronta, nel caso gli servisse». Ma Gianluca aveva la sua vita. Una prima moglie, ma era finita male. Lei si era messii con un albergatore, lui l'aveva scoperto. L'amante si era ucciso con la pistola di Gianluca, che all'epoca faceva il militare nei carabinieri. Seconda moglie, Pia D'Amato, conosciuta a Chiavari per aver gestito una rosticceria. Affari disordinati, debiti e troppi problemi per arrivare a finn mese. Lei ha già un figlio piccolo, Simone. Il «Comandante» si ritrova con un nipote d'acquisto. Ma il ragiizzo è un irrequieto. L'unica cosa di famiglia è una certa passione per le cose militari. Simone racconta con orgoglio al magistrato che lo interroga, Mar¬ gherita Riivera: «Ho fatto il militare negli incursori dei paracadutisti, io. Poi ho firmato per un altro anno. Quella era una cosa che mi piaceva fare: il para». Il nonno ufficiale in Marina, il papà carabiniere, lui para, (ili amici del bar a San Salvatore di Cogorno dicono che «era appassionato di cose militari. Girava in mimetica, aveva sempre i capelli tagliati come in caserma». La caserma pero l'aveva lasciata: la sua irrequietezza liti lasciato il segno anche nei rapporti sulla sua breve - carriera di paracadutista. «Parlava sempre della Folgore, era il suo mito». Gli incursori, le imboscate, gli addestramenti e la disciplina durissima. Ma adesso voleva fare il poliziotto. Sabato sera, quando i carabinieri l'hanno preso, ò stato spavaldo: «Ma cosa volete da me?». Tono da duro, risposte arroganti. E' durata poco. La sua confessione è filata via liscia. «Mio padre non aveva soldi, e dovevamo riparare il furgone». Un furgone da 35 milioni con un motore fuso «che ripararlo può costare 4, 5 milioni». Non li avevano, né Si- mone né suo padre. Inutile chiedere al nonno, che da tempo «non ci dava piti niente». E allora, l'unica cosa da fare è stata quella di salire al secondo piano di corso Dante 136, giovedì sera. Farsi aprire, entrare: «C'era nonna Nicoletta, l'ho colpita in faccia, è caduta. E' arrivato il nonno, ho colpito anche lui. Poi sono tornato indietro, ho tirato fuori il coltello e ho colpito, tante volte. Così mi sono sporcato di sangue i pantaloni e il giubbotto. Ho aperto dei cassetti, ho fatto' molto disordine, ma non ho preso nien¬ te». La fuga, il ritorno a casa, dai genitori. «Un raptus», dice il suo legale, Federico Mallucci. Ma i carabinieri pensano che Simone la cosa l'abbia studiata da tempo, nei dettagli. E che sia stato aiutato da padre e madre. «Il coltello l'ho gettato in nìare, il giubbotto in un cassonetto». E i pantaloni? Forse li sono intervenuti i genitori, che si sono ritrovati davanti ad un figlio, assassino sì, ma da aiutare. 11 pm Pavera li ha interrogati a lungo ma non ha convalidato il loro fermo. Sì, «la settimana scorsa ' abbiamo detto "bisognerebbe fare fuori i nonni", ma era una battuta». Comunque, non ci sono prove della loro partecipazione all'omicidio. La ragazza no. Sonia Franceschi, vent'anni, «una ragazza pulita», dice la mamma Evelina. Miss Sorriso di Chiavari nel '97, «non andava bene a scuola e ha lasciato l'istituto dove studiava grafica. Il prossimo anno voleva partecipare a Miss italia, speriamo che la rimandino a casa domani». Per i carabinieri e per il pm, Sonia «sa troppe cose». Lei resta in carcere. Ma gli inquirenti tengono in carcere la fidanzata aspirante miss «Sa troppe cose» Rilasciati i genitori deir assassino La città sotto choc «Dopo tre anni neanche sappiamo chi ammazzò Nada» In alto, i corpi dei due anziani coniugi vengono portati via dall'alloggio di corso Dante. A destra, tre dei protagonisti della vicenda