Macché Roma ladrona meglio marciare su Fiuggi di Filippo Ceccarelli

Macché Roma ladrona meglio marciare su Fiuggi IL PALAZZO Macché Roma ladrona meglio marciare su Fiuggi Filippo Ceccarelli ATTENTI, leghisti: a dicembre Roma può essente, bellissyjaa... —Ariafrizzante; luminosità tenue, ma vivida; . _staffilate di sole, al"l'«nbrunirers-ui l ini-e sulle mura; poi, di colpo, un tramonto malinconico e fastoso... Sabato 5 la marcia dei padani, preannunciata con un fotomontaggio del Colossèo in fiamme. Roma ladrona, Roma kaputt. Come se fosse facile, oltre tutto, marciare sii un mito. E' dal 1992, d'altra parte, che Bossi ci gira attorno. Disse allora: «Se dovessimo marciare su Róma non basterebbero tutti i vagoni delle ferrovie». Oggi sembra che bastino il «Nerone Express» e un altro treno celtico. Disse ancora, sotte anni fa: «Faremo una marcia su Roma, che al confronto quella di Mussolini era una cagatina». Ma stavolta i leghisti li manderanno a dormire a Fiuggi, capitale del termalismo diuretico. La graziosa cittadina del Lazio sarebbe un nemico idealmente più proporzionato per la Lega sgangheratissima del 1999. Roma no, o non più. Roma è troppo, Roma ò impossibile, in tutti i sensi, anche a scegliersela come nemico, o come nemica. Ma questo si sa. Quel che forse vale la pena di sottolineare è che al di là dei proclami, questo suo fantastico eccesso lo percepiscono gli stessi leghisti. Com'è Roma, infatti? «Bizantina e gattopardesca» la definisce Borghezio. E già nella definizione si sente l'inadeguatezza a esprimere uno stato d'animo, una suggestione che travalica il normale linguaggio. Basta scorrere, in filigrana, quel fantastico specchio di umori che sono le lettere alla Padania, per capire che entrano in gioco categorie speciali. Molti, nell'evocare Roma, richiamano la lupa, o altre fiere, per lo più di origine mitologica. C'è un eccentrico deputato, Giacomo Stucchi, che la paragona addirittura al toro della corrida andina. ■ Il signor Crotti, da AlbaI no Sant'Alessandro (Bg), la chiama «incubatrice dei nostri mali». C'è un anonimo lettore, da Venezia, che ha tentato una formalizzazione matematica (R = MT2), laddove R, cioè, Roma è «il maggiore e sfrenato godimento umano» (M essendo le masse e T le tasse). Nell'immaginario leghista Roma contiene le più varie e odiose entità: dai palazzinari (onorevole Calderoli) ai «mammasantissima», dal «cavallo zoppo della Rai» (Giuliana Cambarau, Tradate) alle «cupo bianche vaticane» (Ilario Cainpiglia, La Spezia). Non solo, ma la città malefica - «Grande prostituta» la chiamava del resto Lutero - ha contaminato anche la Santa Sede: «A Roma,/ l'abbiam visto,/ voglion distruggere/ anche Gesù Cristo» è lo slogan che (sia pure zoppicante) suggerisce ai marciatori Silvio Sinnone, da Colnago. Il peso del passato è per quasi tutti dominante. C'è chi fa il tifo per gli Etruschi e chi (Lisingarda, da Venezia) ricorda l'incendio del 418 avanti Cristo, «per volontà dei Galli». Cesare Tricco si dice fiero di poter sfilare «in Camicia Verde tra i monumenti che testimoniano 2000 anni di furti e imbrogli». Ma tre lettori, infine, che non sono pochi, esprimono la preoccupazione di una marcia su Roma che risulti eccessivamente «folcloristica». Niente baffi verdi e costumi da guerrieri. A noi piacciono, ma agli occhi romani possono essere «pagliaceiate» si raccomanda una leghista di buonsenso da Sanremo, Nessuno mette nel conto di restare incantato e di potersi perdere nella bellezza di Roma: superio re all'odio, senz'altro, ol tre che all'amore. u