Fofi-Benni e le miserie della sinistra di Maria Laura Rodotà

Fofi-Benni e le miserie della sinistra Il libro-intervista «Leggere scrivere, disobbedire» Fofi-Benni e le miserie della sinistra // critico e lo scrittore contro tutti, senza originalità Maria Laura Rodotà CENTODIECI pagine, e non si parla mai della Luisona. Né di lei, pastarella anzianissima ama ta dai clienti del BaiSport, e inavvertitamente ingollata da un forestiero tra il dolore generale. Né degli amiconi che dalle vacanze mandano al bai cartoline con firme di donne palesemente false (una si chiama Maria Beckenbauer). Né delle false liste di politici e vip a improbabili feste, dei falsi cast di dibattiti deliranti, di profetiche famiglie Bovoloni che gestivano tutte da sole una tv privata padana. Sembra quasi un'abiura (e quante se ne sentono), in Legge re, scrivere, disobbedire, (ed. minimum fax), libro intervista di Goffredo Kofi a Stefano Benni. Forse Benni non ne parla più perché quell'Italia di provincia benestante e comunista, o metropolitana e fricchettona, si è (svoluta in un mondo surreale, raccontato in modo un po' apocalittico un po' favolésco, quello dei suoi romanzi successivi; quelli che l'hanno reso, come lui voleva e lo dice, scrittore. Di livello medioalto, a target giova¬ ne e quasi-giovane, per la gioia dell'ufficio contabilità Feltrinelli che incassa dai suoi longseller, libri che vendono a lungo e sono sempre ristampati. Bar Sport, per fortuna, è un bestseller Mondadori e si trova ovunque a prezzo modico. Ma i corsivi sul Manifesto e dintorni, quelli che vent'anni fa fecero di Benni il genio finora incontrastato della satira italiana scritta, imitato e mai superato, sono rari e chi ce l'ha li tiene con cura. Perché, dice minaccioso a Kofi, «i due libri che raccolgono i miei corsivi li trovo scadenti, e non ho mai voluto ristamparli perché mi sembrava solo un'operazione puramente commerciale». Peccato, peccato, peccato. Quello stile fulminante, sempre sorprendente e dolorosamente leggere potrebbe ispirare, più di tanta robaccia, i più giovani che vogliono fare gli scrittori e i giornalisti. Aiutandoli a liberarsi da quella che lui chiama «medietà annichilente, un vortice, con al di fuori di esso una polverizzazione che ne viene attirata, inglobata, normalizzata». Invece, il dialogo tra il vecchio critico gruppettaro e bastiancontrario e l'amatissimo bolognese ha prodotto un libro intelligente, non poteva non esserlo, ma non originale e purtroppo non divertente. Con frasi tipo: «il videocentrismo fa sì che qualsiasi cosa sia efficace e visibile, solo se va dentro lo scatolone tv». Oppure «adesso i comici, la satira, hanno messo la propria spada al servizio dei vari Cecchi Gori e Berlusconi... il comico può essere anche disimpegnato, ma non deve fingere neutralità o addirittura disinteresse per la politica, quando invece sceglie con cura i suoi sponsor». E anche «ho capito che bisognava dire di piti, con più serietà, in altro modo. Direi che il problema è nato quando ho cominciato a vedere come l'informazione consumava tutto, masticava tutto, che le cose scritte non restavano». Vero, per carità. Come sono vere anche le Beppe-Grillate sull'ipocrisia pubblicitaria dei prodotti venduti per «aiutare» i bambini del mondo. Come rallegreranno vari lettori alcune cose di sinistra sul «partito della cultura berluscon-cecchigorico» e sulla «sinistra di questi anni che ha portato il suo contributo di miseria alla cultura e alla politica». Si arriva persino a un deciso: «Oliando Veltroni dice che comunismo e libertà sono incompatibili, dice una berlusconata qualsiasi. In paesi come l'Italia ha dato più libertà alla gente, l'ha difesa non l'ha tolta». Ma è normale, via. Anche se ha abbandonato i sublimi microblitz sui giornali per essere scrittore di romanzi graziosi a volte farraginosi, Benni resta militante: «Io lavoro per quelli che la pensano come me perché possano sentire che le loro sono idee condivise, che non sono soli, e non lo sono io; e per quelli che non la pensano come me perché le cose che dico possano fermentare, contagiare». Anche il prossimo libro, Spiriti, sarà «molto violento, contro lo spirito di questo tempo, contro la cultura della sinistra e della destra». Anche questo giusto, per carità. Benni è sempre Benni, come Parigi è sempre Parigi. Per questo, vale la pena di ricordare un'altra sua frase che qui non cita, presa da una vecchia poesia d'amore speriamo non rinnegata: «Non dare via il culo / a chi non sa capirlo». Lezione eterna e universale, data ai tempi in cui faceva "solo" satira. Giudizi un po' scontati, bacchettate alla televisione, ai comici e alla satira, alla politica e alla cultura, a Berlusconi, Cecchi Goti e Veltroni ta «Leggere scrivere, disobb A lato Goffredo Fofi: I suo dialogo con Benni ha prodotto un libro intelligente che però non diverte A destra Stefano Benni: il suo prossimo libro. Spiriti, sarà "molto violento, contro lo spirito di questi tempi»

Luoghi citati: Italia, Parigi