Peyrefitte, il gollista amico di Mao di Enrico Benedetto

Peyrefitte, il gollista amico di Mao Morto a 74 anni l'ex ministro francese. Intellettuale con il debole per il giornalismo scrisse il bestseller «Quando la Cina si sveglierà» Peyrefitte, il gollista amico di Mao Enrico Benedetto corrispondente da PARIGI JI Aiain Peyrefitte ce n'erano quattro, e forse più. La Erancia piange il gollista, l'accademico e l'intellettuale con un debole per il giornalismo. Il mondo ò invece orfano del sinologo più celebre nel XX secolo. Pubblicando nel '73 Quando la Cina si sveglierà firmò un best-seller planetario. Due milioni di copie. Mica male per l'ex ministro alla Pubblica Istruzione trombato dal Maggio '68. Ma la revanche nascondeva un curioso paradosso. Il Peyrefitte che nella primavera francese mormorò affranto «Arrivano i Rossi!», si vide accusare - nei volumi successivi - di criptomaoismo. E' morto ieri, a 74 anni, dopo lunga malattia. Ci 1 i aficionados dei suoi battaglieri edi¬ toriali si chiedevano come mai negli ultimi tempi Le Figaro li pubblicasse con parsimonia. Ora la risposta è pubblica: cancro. Jacques Chirac rievoca il «grandissimo acume da esploratore». Concludendo: «Tracciava la via, fedele al proprio ideale». La Gauche si accoda. Lionel Jospin ne tesse un elogio funebre non scovro da acrobazie ideologiche. Peyrefitte, non dimentichiamolo, era inviso alla Sinistra. Autoritario, repressivo, viscerale antimitterandiano. Ma nell'attesa di vederlo traslare un giorno al Panthéon - seguendo André Malraux, l'unico modello cui s'ispirò dopo il General - la Francia intronizza il mito. Emozione, tristezza e cordoglio si direbbero quasi unanimi. Il babbo, maestro di scuola, ne sarebbe sorpreso. I Peyrefitte vivevano nell'Aveyron, una regione da cui si emigrava per lavorare nei bistrot parigini. Ma Alain trascura il Bordeaux e la zuppa di cipolle. Lo ritroviamo all'Ena, ove studiano i futuri Grand Comniis. Nel '52 l'Europa è ancora in fasce, ma lui già ne coordina le politiche al Quai d'Orsay. Poi scopre la politica. E' un colpo di fulmine, ricambiato dal Generale. Diventerà, nel '62, il più giovane sottosegretario. Poi arrivano le 8 cariche ministeriali: de Gaullc, Potnpidou e Giscard. La Francia l'ignora sino al giorno in cui si ritrova il dicastero più ostico, l'Informazione. Alain Peyrefitte lo gestirà con metodi - ironizzano gli avversari - da «gollismo reale»: paternalista, censorio, l'arroganza facile. L'Orft (la Rai transalpina) diviene «Tele-deGaulle». Ma con la successiva nomina alla prestigiosa Education Nationale, farà cilecca trascinando nella débàcle il suo idolo. Lungimirante sullo Yang-Tse, Peyrefitte si rivela miope in patria. Nell'aprile 1968 ò forse l'unico a non accorgersi che la scuola francese nasconde una polveriera. Si dimetterà in extremis, sacrificato per tacitare la piazza. Dovrebbe iniziare un lungo oblio. Ma lui risorge dalle ceneri aggrappandosi al Sol Levante. Bazzicava Mao dal '64, quando - in anticipo sui partner - l'Eliseo allacciò relazioni diplomatiche con la Cina Popolare. Vi ritorna per lunghi soggiorni. Ed ecco Quand la Chine s'éveillera. Illustra un Paese ili cui troppo spesso l'Occidente offre visioni caricaturali. Ma sconcerterà la Destra. «Bisogna felicitarsi per il successo della Rivoluzione maoista» afferma. L'impero immobile ('89) e La Tragedia cinese - nel '90 completano la trilogia. Con il 1996 giunge un bilancio finale. La Cina si è -svegliata chiude il cerchio. Ma non tura la bocca dei critici. Il Peyrefitte che scrive nel dopo Tien-AnMen indigna la dissidenza cinese, seminando imbarazzo fra gli stessi ammiratori. Deng meritava davvero - e a caldo un'apologia che minimizzasse i suoi crimini? Lo studioso non ha dubbi: è necessario mostrarsi comprensivi, pena il fatale irrigidimento di Pechino. Bill Clinton e la diplomazia europea classe 1999 sembrerebbero condividerne l'analisi. Alain Peyrefitte, era figlio di un maestro di scuola dell'Aveyron Aveva ricoperto incarichi ministeriali con De Giulie, Pompidou e Giscard.

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