Ma Khatami non è sconfitto di Igor Man

Ma Khatami non è sconfitto La pena «lieve» è una mezza vittoria politica per i modernisti Ma Khatami non è sconfitto Igor Man LA condanna di Abdullah Nouri, il religioso più vicino al presidente Khatami, è (forse) una vittoria politica dei riformisti iraniani sull'arrugginito establishment khomeinista. Nouri, 50 anni, giornalista di buona cultura, era già stato ministro dell'Interno dopo la clamorosa vittoria plebiscitaria di Khatami. Costretto a dimettersi per evitare «difficoltà maggiori» al presidente suo amico, aveva fondato il quotidiano Khordad dalle cui colonne ha combattuto la battaglia riformista, esaltando Khatami, denunciandogli intrallazzi e «il deviazionismo ideologico» dei conservatori raccolti intorno alla Guida Suprema. Vale a dire quell'ayatollah Khamenei, fascinosamente visionario, succeduto a Khomeini in forza di un (falso) testamento spirituale del vecchio imam, cavato fuori dal turbante - fu un colpo di scena - dal figlio Aluncd quando si dava oramai per scontato l'avvento di Montazeri, ayatollah addirittura progressista, il capo di accusa contro Nouri era pesante. Il tribunale religioso (un vero e proprio tribunale speciale di regime) gli contestava, fra gli altri innumerevoli reati, quello di aver travisato il verbo-consegna di Khomeini e ancora un filo-occidentalismo «sconveniente» poiché volto alla ripresa dei rapporti col Grande Satana: gli Stati Uniti d'America. Insomma, Nouri aveva osato «parlar male di Garibaldi», offendendo il santo imam: per tanto sacrilegio, sommato agli altri «gravi reati» Nouri ha avuto «soltanto» cinque anni di galera. (E' già entrato in quella feroce latrina ch'ò il carcere di Evin, «l'università della redenzione» a delta di Khomeini). La vittoria politica avrebbe secondo i riformisti soprattutto due motivazioni: 1) il numero relativamente basso di anni da scontare, visto che l'imputato era tra l'altro accusato di tradimento, sia pure ideologico; 2) la destrezza con cui l'imputato Nouri è riuscito a trasformare il processo a suo carico in una requisitoria a puntate (dal 30 ottobre sino a ieri) contro la cupola conservatrice. Requisitoria spesso applaudita dal pubblico sempre fitto. Un pubblico soprattutto di giovani. Per questi motivi dovreb¬ be darsi scontata una nuova, plebiscitaria vittoria del fronte moderato di Khatami alle legislative di febbraio. Sempreché ci arrivi a febbraio (col traffico caotico di Teheran potrebbe sempre scapparci l'incidente fatale), Khatami stravincerà. Sennonché il prevedibile successo-bis non gli darebbe più forza. Infatti il consenso popolare non basta, in Iran, per entrare davvero nella camera dei bottoni. In Iran comanda veramente chi ha in mano la polizia, chi controlla l'esercito, chi conta nel Bazar e soprattutto chi ha dalla sua i pasdaran, una sorta di milizia volontaria nazionale ch'è, in fatto, la turba pretoriana dei vecchi, potenti khomeinisti. Tuttavia, se veramente, come ci vieti detto, la (relativamente) mite condanna di Nouri è la spia del «disagio» die tal quale una ostinala febbricola perniciosa tormenta i vecchi epigoni dell'Imam, lontani dalla sua leggenda e sempre piti distanti dal popolo e dalla realtà internazionale, se le cose stanno cosi, l'Anno 2000 sarà in Iran l'anno del destino. (Ionie lo fu il 1979, allorché il popolo teleguidato da un santone in pantofole scaccio lo Scià.

Luoghi citati: Iran, Stati Uniti D'america, Teheran