In video fatte le facce della protesta di Tiziana Platzer

In video fatte le facce della protesta In video fatte le facce della protesta Dagli «skaters» di Los Angeles a Finocchio La battaglia di Sabino, operaio verniciatore Tiziana Platzer TORINO Quei mitici Anni Settanta. Quegli anni in cui a Los Angeles, gli skaters si «impossessavano» di alcune zone della città. E Glen Friedman, prima di essere un fotografo, è stato uno di loro. Poi, visto che se la cavava molto meglio con l'obiettivo che con la tavola, ha deciso di essere il testimone per immagini del «movimento». Perché questo hanno rappresentato gli skaters, come lo stesso Friedman racconta nell'intervista realizzata dalla Fluid Video Crew di Roma e proiettata ieri pomeriggio al Concorso Spazio Italia. Il titolo non lascia dubbi, «Fuck you all». Che per gli autori della Crew, ovvero Davide Barletti, Lorenzo Conte, Mattia Mariani e Edoardo Cicchetti con il contributo di Mi¬ chele Leopoldo Ferrarese, e il Friedman-photographer, si amplia con un sentito «Fanculo agli eroi: della musica, dei Media, dello sport». Un pensiero espresso a chiare lettere dai produttori e dal protagonista in video, «perché proprio lui che ha firmato le copertine dei dischi dei maggiori gruppi punk dell'epoca - spiega Davide Barletti -, e di band attuali come i Beastie Boys e i Pubblic Enemy, ora si fuori da tutto quello che diventa business». Il collettivo video si è occupato di documentari sull'Albania, sul lavoro nero nel Sud, perché invece presentare al Festival quest'intervista? «La musica punk e poi quella rap, quella hip-hop, ha avuto un senso preciso nelle nostre vite. E' un omaggio, così come essere contro gli eroi è un buon motivo». Ospite del pomeriggio di ieri Mario Mar- tone, con la pellicola inserita nei Sopralluoghi «Una disperata vitalità». Una raccolta di poesie di Pasolini interpretate da Laura Betti, che con il regista ha partecipato poi all'incontro con il pubblico. Sabino Ferrante si definisce un reduce, e «Reduce» è il titolo del video proposto ieri, anch'esso per Spazio Italia, dai registi torinesi Pier Milanese e Monica Affatalo. Chi è Sabino Ferrante? «E1 un operaio che per trent'anni, dal 50, ha lavorato nel reparto verniciatura della Fiat Mirafiori» spiega Milanesi. «Ed è, come lui stesso dice iniziando il racconto, uno dei pochi rimasti della sua squadra». In neanche mezz'ora viene ricostruita la vita di una persona arrivata a Torino dal Sud, «un passato che lui considera da cittadino italiano e non da immigrato» dice ancora il regista. E che da anni sta lottando contro una neoplasia vescicale. «E' impegnato in una battaglia durissima contro l'Inps perché la riconosca come malattia professionale.». Un altro mondo, un altro narrare. Dura appena 7 minuti, eppure il corto di Gianluigi Toccafondo riesce a dare nuova vitalità a un personaggio come, e niente di meno che, Pinocchio. Non ha fatto neanche la fatica di trovare un titolo diverso, «Pinocchio» si chiama infatti la pellicola presentata a Torino dall'autore della sigla del festival di Venezia con Asia Argento. Toccafondo realizza solo corti d'animazione, ma perché proprio il ragazzino dal naso lungo? «E'davvero la favola che mi ha influenzato di più nell'infanzia. Mi piacciono i personaggi che incontra, mentre non lo amo più quando diventa bambino».

Luoghi citati: Albania, Italia, Los Angeles, Roma, Torino, Venezia