Ughi: Povarotti nuoce alla musica di Armando Caruso

Ughi: Povarotti nuoce alla musica Incontro con il celebre violinista che esegue al Teatro Regio di Torino cinque concerti giovanili di Mozart Ughi: Povarotti nuoce alla musica «Compie miscugli orrendi fra rock e classica» Armando Caruso TORINO ((Anteprima» con grandi interpreti: ieri sera dopo il successo al Teatro Regio per fa stagione dell'Unione Musicale, toccava a Uto Ughi, uno dei musicisti più amati in assoluto dagli italiani. «I musicisti scendono dal palcoscenico»: il titolo rende bene lo spirito che ha animato la serata. L'artista dialoga col pubblico per appagarne le curiosità, con umiltà e intelligenza. Uto Ughi ha affrontato con estrema disinvoltura l'incontro con i suoi fans, tutti appassionati di musica classica, d età media intomo ai rinquanta. Pochi, infatti, erano i giovani in platea al Piccolo Regio Puccini. In programma, una spiegazione volante dei cinque concerti per pianoforte e orchestra di Mozart che Ughi sta eseguendo a Torino. Il violinista s'è tolto la giacca, ha imbracciato il suo «Guarneri del Gesù», valutato ormai sui tre miliardi e, accompagnato dal pianista Marco Grisanti, ha attaccato senza tanti preamboli frammenti del principale tema del Primo concerto. Pochi secondi di applausi, e via col Secondo concerto. «Questi lavori spiega - sono i più barocchi di Mozart. Pensate che tutti e cinque li ha scritti a diciannove anni, in un anno solo. Ma ascoltate il terzo, il più virtusistico, che nel secondo movimento contiene il più poetico degli «Adagi» scritti da Mozart. Tralasciamo il Quarto e ascoltate invece il Qtiinto concerto, il più gratificante per un violinista, perché è "alla Turca", con capacità virtuosistiche non comuni, che evocano la paura dei viennesi di essere uwasi dalla Turchia. Mozart aveva colto bene il loro stato d'animo. Meno male che l'esercito turco fu bloccato alle porte di Vienna, altrimenti addio impero austriaco e probabilmente, addio Mozart». Uto Ughi è stupefacente: snocciola semicrome su semicorme di questo o quel movimento con una ricchezza immaginifica e un'immediatezza da far invidia al più sofisticato dei cervelli elettronici. Si sente la sua anima, il suo spirito. Si capisce che è in forma. Così, di buon grado, si sottopone ad un fuoco di domande del tipo «Lei quale autore preferisce? Quale ama di più?». Pazientemente risponde: «Diceva Rubistein che un musicista ama l'autore che suona in quel momento. Quindi il ventaglio di amori è assai ampio». Scherza naturalmente. Non scherza affatto, quando dalla sala qualcuno gli chiede: «Perche non suona mai i concerti di Locatelli? «Perché sono difficilissimi - replica - e ci vuole un'acustica perfetta, non certamente quella di ieri sera al Regio. Ecco, al Regio non li suonerei mai. Non perché l'acustica non sia buona, ma perché si sono scordati di mettere la conchiglia acustica in palcoscenico e il suono al cinquanta per cento è volato via. Ero avvilito». Che ne pensa dei gruppi rock che si uniscono alle grandi orchestre come i Berliner, per esempio? «Credo ci sia musica bella e musica bnitta. Io non m'intendo molto di rock». Poi, sbotta: «Certo, se se si fa riferimento a quella che ci propinano i media, allora c'è da temere per il nostro sistema nervoso, perché non siamo più in grado di distinguere un suono bello da uno pessimo. Il colpevole principale di questi assurdi miscugli è Pavarotti, grande cantante per carità, ma con il quale non sono d'accordo. Soprattutto quando afferma che la musica, come il calcio, non e necessario studiarla. Sono dichiarazioni demagogiche, l'atte per rendersi piti popolare presso i calciatori, i quali sanno bene, però, che senza tecnica e alle n a in enti non si può giocare. Pavarotti e in malafede. I musicisti si sacrificano tutta la vita non per sentirsi dire tante sciocchezze». Uto Ughi pochi minuti prima aveva strappato altri applausi osservando: «ad occhi chiusi sarebbe impossibile distinguere una Sonata per violino eseguita da un uomo o da una donna. Se entrambi suonano bene, non c'è alcuna differenza fra un uomo e una donna. Mi spiace di aver deluso qualche femminista, ma o cosi». «Non c'è alcuna differenza fra l'interpretazione di una donna o di un uomo se suonano bene» Uto Ughi, grande protagonista al Regio di Tonno mercoledì sera e oggi

Luoghi citati: Torino, Turchia, Vienna