«Ankara, non eseguire la sentenza» di Maurizio Molinari

«Ankara, non eseguire la sentenza» «Ankara, non eseguire la sentenza» IDs premono sul governo per una posizione più dura Maurizio Molinari ROMA Botteghe Oscure insorge e guida la sinistra contro la conferma della sentenza di condanna a morte del leader del Pkk, Abdullah Ocalan, spingendo il governo ad assumere la posizione più dura fra i partner dell'Unione Europea nei confronti di Ankara, a pochi giorni dalla «missione di pace» di D'Alema in Turchia. Subito dopo l'annuncio della sentenza di appello la Farnesina aveva scelto un profilo prudente. Il sottosegretario agli Esteri per l'Europa, Umberto Ranieri, chiedeva da Bruxelles «un gesto di clemenza» mentre Valentino Martelli, sottosegretario per il Medio Oriente, parlava di «sentenza attesa». Anche il sottosegretario alla Difesa, Massimo Brutti, da Atene non andava oltre una «richiesta di umanità alla Turchia». Il portavoce del Pkk in Italia, Ahmet Yaman, evitava polemiche: «Decisione prevista, per salvare Ocalan puntiamo sulla democratizzazione della Turchia». Era in effetti questa l'aria che tirava nelle capitali europee e la presidenza di turno finlandese dell'Ue se ne faceva portavoce esprimendo «deplorazione». La cautela era determinata dall'avvicinarsi del vertice europeo di Helsinki, dove la Turchia è in procinto di essere ammessa come candidata all'ammissione. Una linea che era stata sostenuta anche dal presidente del Consiglio Massimo D'Alema nel suo recente incontro a Istanbul con il premier Bulent Ecevit con l'intento di spingere la Turchia a rispettare gli standard europei sul rispetto dei diritti umani e quindi, in ultima analisi, ad abolirò la pena di morte. La scelta di differenziarsi dalla linea europea è maturata a Palazzo Chigi dopo la dura presa di posizione del leader dei Ds, Walter Veltroni: «La decisione adottata dalla corte d'appello è inaccettabile perché ferisce ulteriormente i diritti di un popolo, quello curdo, da troppo tempo perseguitato e perché colpi¬ sce il diritto alla vita di un uomo che di questo popolo è il leader, che ha espresso con chiarezza la volontà di abbandonare la lotta armata». Botteghe Oscure non usava questi toni sulla Turchia dai giorni dell'arrivo di Ocalan a Roma. Le parole di Veltroni hanno dato voce a posizioni largamente diffuse a sinistra. «Contrasteremo l'ingresso della Turchia nell'Ue» promette il cossuttiano Mario Brunetti. «Serve fermezza il governo è stato incerto» rimprovera il presidente ds della commissione Esteri, Achille Occhetto. «Salvare Ocalan dal patibo¬ lo è l'unica via che può portare Ankara nell'Ile» incalza il vice presidente ds del Senato, Ersilia Salvato. Il verde Stefano Boco, che firmò l'invito per far venire Ocalan in Italia, fa un passo più in là: «Niente candidatura all'Ile se i diritti umani vengono violati». Ma il piti duro è Ramon Mantova, responsabile Esteri di Rifondazione che accompagnò Ocalan sull'aereo che lo portò da Mosca a Roma: «Adesso la parola passa al Parlamento turco ed è il momento per il governo di abbandonare l'ipocrisia e tentare di salvare la vita ad Ocalan facendo due cose: concedergli subito l'asilo politico e cessare il commercio di armi con la Turchia». La levata di scudi della sinistra ha portalo in serata il governo a compiere la sua scelta: un comunicato congiunto di Massimo D'Alema e del ministro degli Esteri Lamberto Dini - e non la dichiarazione verbale di un semplice portavoce come aveva fatto Parigi - por chiedere ufficialmente ad Ankara di «non eseguire la sentenza contTo Ocalan». «Di fronte alla conferma della condanna a morte da parte della magistratura turca chiedia¬ mo che la sentenza non venga eseguita - recita il testo concordalo - ed auspichiamo chi» la Turchia sia consapevole che atti contrari ai principi di democrazia, di rispetto dei diritti umani e di tutela delle minoranze non incoraggerebbero un rapido percorso verso gli standard europei della candidatura all'Unione Europea». Alla Tuie l'ultimo accenno di D'Alema e Dini è per gli «impegni assunti dalla Turchia nel Consiglio D'Europa» quasi a monito di possibili conseguenze a Strasburgo, dove è pendente un ricorso in favore '.lei leader del Pkk.