Ocalan; morirò come Socrate

Ocalan; morirò come Socrate Soltanto sei minuti di Camera di consiglio per i magistrati di Cassazione. La piazza urla: «Impiccatelo» Ocalan; morirò come Socrate La Turchia conferma la condanna a morte Giovanni Cerruti Se l'aspettava. «Sono pronto, e se mi vogliono impiccare affronterò la morte come Socrate». Alle due del pomeriggio, nel carcere sull'isola di Imrali, Abdullah Ocalan abbraccia Irfan D un dar, il suo avvocato. Ha già saputo dalla radio e dall'agente di custodia che ha bussato alla cella: «Per te è finita, stanno preparando il cappio...». Quattro ore prima, ad Ankara, la Cassazione aveva confermato la sentenza: condanna a morte per «tradimento e separatismo». Non dev'esser stata una decisione sofferta: il presidente Demirel Tavil e cinque giudici sono rimasti in Camera di Consiglio appena sei minuti. Nell'attesa, la piazza era un coro: «Impiccate l'infedele!». Sei minuti e nove righe: «Il processo ha identificato gli scopi della banda armata che intendeva separare parte del territorio del Paese e creare uno Stato a se stante nella regione Sud orientale della Turchia. Non ci sono stati errori nel trovarlo colpevole di aver ordinato atti gravi né nel respingere le argomentazioni difensive». Ocaian responsabile di 15 anni di questione curda, compresi 30 mila morti. E sono questi, i morti, che ora si agitano davanti al Parlamento. I parenti con le foto, le madri che piangono, i padri che urlano: «A morte!». Dal 29 giugno, sentenza di primo grado, questa conferma se l'aspettavano tutti. Ma da ieri è cominciata una corsa contro il tempo e verso l'Europa, Strasburgo, la sede della Corte europea dei diritti dell'uomo. Il cappio? Chi lo vuole, chi lo vorrebbe e lo teme, chi teme la clemenza. Apo Ocalan, 50 anni, fondatore del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk) catturato il 15 febbraio in Kenya, ha ancora qualche carta da giocare. «Racconteremo tutto - spiega all'avvocato Dundar -. Diremo quello che non abbiamo potuto dire al processo, la verità sul mio arresto e le Violazioni dei diritti umani». Le tv turche trasmettono immagini di gioia, eccitazione, cortei in marcia sul Parlamento: «Impicca- telo subito!». Vestito di rosso e bianco come la bandiera turca, un uomo si arrampica su un platano e lascia pendere il cappio. Un altro infila un manifesto con Ocalan vampiro che azzanna una bimba. Bulent Ecevit, il primo ministro socialista, deve nascondere l'imbarazzo. Già, come si fa a entrare nell'Unione Europea se la sentenza verrà eseguita, se il Parlamento voterà per il cappio? «La sentenza è giusta - dice il premier -, ma valuteremo eventuali decisioni della Corte di Strasburgo». E' paradossale, ma anche Ecevit ha un'ultima speranza. Che la Corte si muova, e in fretta. Che l'Europa chieda la sospensione della condanna a morte. Per tutta la giornata i politici turchi almanaccano sui tempi, un mese, due o tre? Sefkat Cetin, il vice presidente del Partito Nazionalista che appoggia il governo Ecevit, si arruola nei falchi: «Cedere alle pressioni europee metterebbe in pericolo la nostra indipendenza, e chi dovesse cedere non potreb¬ be rimanere al potere». Capito colomba Ecevit? L'ex ministro della giustizia Oltan Sungurlti ha fretta: «Dobbiamo giustiziarlo prima che intervenga Strasburgo». La corsa contro il tempo si ferma a sera. Da Strasburgo il portavoce della Corte europea per i diritti dell'uomo fa sapere che il caso Ocalan verrà discusso già martedì prossimo. Veloci come la Cassazione turca. Stanno aspettando il ricorso dei difensori di Ocalan. «Se verrà accolto spiega una nota - la Turchia sarebbe chiamata a rinviare l'esecuzione fino a quando la Corte europea non si sarà pronunciata». Bulent Ecevit che deve dire in tv? «Siamo disposti ad aspettare». Altrimenti, come gli ha ricordato Tarja Halonen, ministro degli Esteri finlandese, «l'ingresso in Europa ve lo scordate». Si muove anche Suleyman Demirel, il presidente turco: «La procedura legale non è ancora completata, l'ultima parola spetta al Parlamento». E Yildirim Akhulkut, il presidente dei depu¬ tati, non ha ancora deciso da che parte stare. Sono 54 le condanne a morti; decise negli ultimi 15 anni. E 37 casi sono fermi nella cancelleria della Commissione giustizia. Ocalan sarebbe il numero 38. «Potremmo dare priorità a questo caso - dice Akbulkut -, ma questa sani una decisione politica». Ocalan al cappio è la Turchia fuori dall'Europa. Ocalan vivo è deludere la piazza. «Affronterò la morte come Socrate, con grande maturità - fa sapere Ocalan -. Con me condannano la nazione c il popolo piti antico, i curdi. Il mio arresto è avvenuto per un complotto internazionale senza precedenti. Ho difeso la pace, la democrazia, un popolo e la cultura, la lingua, l'identità. Il 25 novembre sarà una data simbolica. Le gambe non mi tremeranno, se mi giustiziano o meno non ò tanto importante...». Per la Turchia sì. Almeno quanto la piazza che grida in tv: «Questa è giustizia, viva la giustizia!». «Europa ascolta e impara!». La Corte europea per i diritti dell'uomo discuterà il caso martedì prossimo. Il premier Ecevit: valuteremo il suo parere LE PROSSIME MOSSE 0! , LA DIFESA 1. Richiesta di riesame della sentenza di morte da parte della stessa corte | Costituzionale turca che l'ha emessa 2. Ricorso alla Corte europea per i diritti umani (Echr) La settimana prossima i giudici europei potrebberò in via preliminare pronunciarsi su [ una richiesta di sospensione dell'esecuzione ; della condanna a morte, almeno fino al termine della procedura a Strasburgo. Entro quattro mesi la Corte deve pronunciarsi sulla £ ricevibiiità del ricorso presentato da Ocalan \ contro la Turchia, accusata di diverse violazioni della convenzione europea dei diritti umani j per la cattura «illegale» in Kenya, il rientro ì in Turchia, le condizioni di detenzione e di difesa durante il processo, la condanna a 1 morte. Se il ricorso sarà dichiarato ricevibile, I la Corte entrerà nel merito e pronuncerà una sentenza, di «condanna» o di «assoluzione» di AriUbra, versò Id fine'del 2000? !L PARLAMENTO '/Trasmissione del caso dalla Commissione giustizia all'aula per | la ratifica L'assemblea dovrà tener conto della richiesta fatta dalla difesa all'Echr che, in vista della lunga procedura, può domandare una sospensione temporanea dell'esecuzione del verdetto. In parlamento giacciono, dal 1984, ! 53 casi di condanne a morte non ratificate, I in una sorto di moratoria di fatto. Se il dossier i Ocalan fosse semplicemente accodato ai casi s precedenti, il problema sarebbe risolto e la decisione rinviata sine die. Una corda per impiccare immediatamente Abdullah Ocalan: parenti di soldati turchi uccisi negli scontri contro i ribelli curdi manifestano il loro pensiero fuori dal tribunale di Ankara dove i giudici stanno riesaminando la sentenza di condanna a morte