Incubo inverno per i dannati d'Europa di Maurizio Molinari

Incubo inverno per i dannati d'Europa Incubo inverno per i dannati d'Europa Un milione di senzatetto, vittime di conflitti e terremoti Maurizio Molinari ROMA E' un inverno terribile por quasi un milione di europei che dall'Adriatico al Caucaso hanno dovuto abbandonare le loro case a causa di guerre, eccidi e terremoti. Per le stime dell'Onu la metà dei rifugiati sono bambini, un terzo donne. Le organizzazioni di soccorso umanitario hannu davanti una sfida difficile a causa della carenza dij'ondi e delle difficoltà logistiche, ma c'è anche una novità positiva: si va affermando dall'Albania all'Inguscezia l'accoglienza volontaria nelle famiglie in alternativa alle tende. L'emergenza-profughi è stata a! centro dell'appello lanciato da Ginevra dal segretario generale dell'Orni, Kofi Annan, e dall'Alto Commissario peri Rifugiati (Unhcr), Sadako Ogata. Al centro di quel testo c'è il caso della Cecenia, dove 220 mila civili hanno abbandonato le loro case in seguito alla guerra, rifugiandosi in massa nella vicina Inguscezia, che ha soli 350 mila abitanti. «E' come se in Italia fossero arrivate 40 milioni di persone» fa notare Laura Boldrini, portavoce italiana dell'Unhcr. L'appello di Annan e della Ogata fa esplicito riferimento ai ceceni e denuncia: non ci sono i fondi. Eppure la cifra che l'Onu reputa necessaria non è esorbitante: 16 milioni di dollari (29 miliardi di lire). Ma non è questo l'unico problema: «Cecenia e Inguscezia sono avvolte dal gelo, non avere un tetto e un po' di calore può essere la cosa peggiore in quelle condizioni» spiega Staffan De Mistura, Alto rappresentante dell'Onu in Italia. Anche far arrivare gli aiuti nel Caucaso è impresa ardua per i rischi che incombono: «Vincent Castel, capo dell'ufficio Unhcr in Nord Ossetia è stato sequestrato per 320 giorni lo scorso anno - ricorda Laura Boldrini - e sottoposto dai suoi rapitori ad ogni tipo di sevizie e torture». Da allora le agenzie dell'Onu nel Caucaso ricorrono solo a personale locale. Davanti ai 220 mila ceceni in fuga si è aperta però un'imprevista via della salvezza: la scelta volontaria di migliaia di famiglie ingusce di accoglierli. Solo 20 mila sono ancora nei campi. «E' un fatto straordinario, di grande aiuto - dice De Mistura - che ripete quanto avvenuto durante la guerra in Kosovo quando la maggioranza dei 300 mila profughi in Albania fu ospitata in case private». Il fenomeno della solidarietà famigliare sta portando l'Onu a ripensare la strategia degli aiuti, lo stesso appello Annan-Ogata ne fa cenno. L'inverno è rigido anche in Kosovo dove secondo l'Unhcr ci sono 350 mila persone con la casa distrutta ed altrettante con la casa gravemente danneggiata. Per consentire a questi ultimi di avere almeno una stanza agibile, l'Unhcr, l'Agenzia umanitaria europea e quella degli Stati Uniti, stanno per distribuire oltre 53 mila kit, composti del materiale necessario per isolare completamente dal freddo una zona dell'abitazione. Altri 4200 kit prevedono travi in legno ma chi ne usufruisce si deve impegnare ad ospitare almeno 18 persone. «Per il Kosovo i soldi ci sono ed i problemi sono logistici dice De Mistura - mentre nella Federazione Jugoslava la situazione è molto più grave». Ecco i numeri: in Serbia si trovano 500 mila profughi giunti da Bosnia e Croazia ed altri 140 mila arrivati dal Kosovo; nel piccolo Montenegro i rifugiati sono 70 mila, di cui 40 mila serbi, rom e musulmani slavi kosovari. «I profughi dal Kosovo si spostano dalla Serbia al Montenegro perchè spiega Boldrini - Belgrado non favorisce il loro inserimento: respinge le iscrizioni alle scuole e non paga le pensioni. L'intento è trasformarli in arma politica». «I rifugiati in Serbia sono nella condizione peggiore - aggiunge De Mistura - non possiamo mandare gli aiuti e non ci sono i soldi per farlo». Diversa la situazione nella vicina Bosnia dove dalla sigla dell'accordo di Dayton nel 1095 oltre un milione e 700.000 persone non è tornato nella propria casa per timore di vendette. Pra gli europei «al freddo» vi sono anche quasi 150 mila turchi, rimasti senza tetto dopo i terremoti nella zona di Istanbul. «Il loro problema sono le tende, la Turchia cerca di comprarle ovunque - spiega Mistura - ma sul mercato non ce ne sono più». Ci sono troppi profughi in Europa. Dal Caucaso al Kosovo alla Turchia Per la metà sono bambini. Un appello dell'Alto Commissariato Onu