La buona stella di Putin premier della guerra di Giulietto Chiesa

La buona stella di Putin premier della guerra La buona stella di Putin premier della guerra Giulietto Chiesa inviato a MOSCA CENTO giorni di un premier di guerra. Li ha festeggiati ieri, Vladimir Putin, balzato in soli tre mesi dall'ombra fitta dei servizi segreti alla rutilante scalata di rating che lo stanno mettendo in testa a tutti i candidati alle prossime, sempre più inquietanti scadenze elettorali russe. Boris Eltsin lo presentò allo sconcertato pubblico internazionale e a quello, decisamente arrabbiato, di casa, come «colui che può riunire attorno a sé tutti coloro che, nel nuovo, ventunesimo secolo, dovranno rinnovare la Russia». A occhio e croce si direbbe che, ancora una volta, il vecchio, immortale zar Boris ha azzeccato la mossa. Che, come tutte le sue mosse, è di durata breve, spesso fulminea. Specie quando Eltsin decide di scegliere il proprio successore. E' già accaduto, se non andiamo errati, una quindicina di volte. Putin è il sedicesimo futuro candidato a presidente. E questo dovrebbe metterlo in guardia. Lui e tutti quelli che, incontrando a Colonia il povero Serghej Stepashin, suo predecessore, avevano avuto la felice impressione che la successione russa fosse avviata a un'altrettanto felice conclusione. Certo è che la guerra cecena sembra portargli fortuna. E il prezzo del petrolio, che rimane alto, gli sta portando anche tanti miliardi di dollari, che a loro volta danno l'impressione che si potrà presto tornare ai sette anni di vacche grasse (per quelli che se le sono mangiate). E sono con lui non solo quelli che sperano di salvare se stessi e i loro conti in banca all'estero, ma anche quelli che non hanno conti in banca neanche all'interno: perchè pensano che la guerra di Cecenia, la seconda, sarà finalmente vittoriosa, a differenza della prima, e che essa rappresenti la svolta tanto attesa verso una nuova Russia, non più disposta a piegare la schiena: per inchinarsi all'odioso Occidente, e per sopportare le violenze dei «neri» del Sud. Chi osa alzare la voce contro la guerra di Putin, e di Eltsin, rischia i suoi destini elettorali. E' per questo che, incolonnati dietro questo giovanotto quarantesettenne dalla mascella quadrala, dal linguaggio di caserma, dagli occhi di ghiaccio, si possono trovare senza speciali difficoltà i falchi del liberalismo come Anatolij Ciubais - che hanno un disperato bisogno di risalire la china - e i comunisti di Ziuganov - che hanno una tremenda paura di essere accu- Quandonominòsconoscla sua poè eno Eltsin lo era uno iuto, ora opolarità orme sati di avere contribuito a perdere un pezzo di Russia. Vedi un po' gli scherzi del destino. In realtà, chi sia Vladimir Putin non lo sa nessuno. Potrebbe essere un grandissimo giocatore e un apprendista stregone, un avventuriero e un salvatore della patria. Oppure, molto più semplicemente, un esecutore fedele tli progetti piii glandi di lui. La sua nomina, la sua esistenza politica, risalgono al 9 agosto, il giorno dopo che Shamil Bassaev lanciò il primo assalto lungamente annunciato - contro un gruppo di villaggi daghestani. E Putin, che (in qualità di segretario del Consiglio di Sicurezza e di ex capo della Sicurezza Nazionale) avrebbe potuto essere accusato di incapacità nel prevedere e impedire ciò che era impossibile non prevedere ed era facile impedire, fu invece nominato capo del governo. Coincidenza strabiliante, a ben vedere. Dopo ci furono le bombe nelle città russe: quasi trecento morti, vittime non si sa di chi. Ma fu subito detto che era opera dei «terroristi ceceni». Dopo ci fu il «cordone sanitario» attorno alla Cecenia ribelle. Glie presto si trasformò in un'offensiva a tutto campo dell'esercito russo contro la Cecenia. Offensiva che venne e viene condotta con gli stessi metodi - per esplicita dichiarazione dei generali russi - che la Nato adottò in Jugoslavia. Con una sola correzione: che oltre ai bombardamenti aerei da alta quota, si spara coi cannoni ad alzo zero. Cosi si evita di dover rimandare a casa molte bare di soldati russi. E si alza il rating del premier Vittorio so. Putin è fortunato - lo scrivono tutti i commentatori - ed è anche abile. Chissà comi! mai, ma i terribili «terroristi» ceco ni non sembrano avere, per ora, alcuna voglia di combat tire. Loro si ritirano, per ora, di pari passo con i rating di Vladimir Putin, che salgono. Porse fino al 19 dicembre le cosi; andranno cosi. E dovrebbero servire a far vincere il partito «Unione», per il quale, proprio ieri, Putin ha dichiarato di voler votare. E' il partito che l'Amministrazione Presidenziale ha costruito in tutta fretta in questi ultimi mesi. Così tutto, o quasi tutto, diventa chiaro. Resta solo la strana coincidenza tra gl'interessi elettorali di Vladimir Putin e della «Famiglia» di Boris Eltsin, con la neghittosa condotta dei «terroristi» di Basaev e Khatiab. 'l'auto strana da far pensare che Rasaev e Khattab siano, in un certo senso (e forse in molti sensi), alleati di Vladimir Putin Quando Eltsin lo nominò era uno sconosciuto, ora la sua popolarità è enorme

Luoghi citati: Cecenia, Jugoslavia, Mosca, Russia