Siracusa, primo test per D'Antoni di Pierluigi Battista

Siracusa, primo test per D'Antoni GUERRA DEI NERVI ALLE AMMINISTRATIVE II. TRIFOGLIO SPERA DI FARSI UNA «DOTE» Siracusa, primo test per D'Antoni Alle comunali un cislino sfida Ds e metà Ppi MI J JL reportage Pierluigi Battista inviato a SIRACUSA LE elezioni qualche volta servono anche per farsi una «dote» e lo spettro della «dote» è quella che aleggia nella competizione elettorale dalla quale la prossima domenica, e nel provedibile ballottaggio a due settimane di distanza, dovrà scaturire il nuovo sindaco e il nuovo consiglio comunale di Siracusa. La «dote» di cui tutti parlano a Siracusa è un altro modo, gentile e immaginifico, per parlare dei «voti» che riuscirà a conquistare il candidato, Antonino Velia, che sta molto a cuore del leader della Cisl Sergio D'Antoni. Una candidatura, sostenuta dalla Cisl e appoggiata dall'Udeur, che ha spaccato i Popolari siciliani. Un esperimento in laboratorio. Un episodio altamente simbolico della guerra di logoramento che sta scuotendo il Centro, ossia la galassia esplosa degli ex democristiani che in Sicilia sono fortissimi ma anche molto divisi. Insomma, un trampolino di lancio per chi, nella Cisl, forse ha in mente il grande salto nella politica in forte attrito con il centro-sinistra egemonizzato da D'Alema. Tutto dipende dalla «dote». Se la «dote» sarà piccola e insignificante, ambizioni e velleità verranno brutalmente ridimensionate. Se sarà cospicua e determinante, una nuova frattura rischia di aprirsi nel già irrequieto centro-sinistra che qui a Siracusa si presenta al primo turno con qualcosa come quattro candidati. Naturalmente qui a Siracusa accettano con molta riluttanza una lettura così politicamente connotata di uno scontro che è anche, ovviamente, locale e amministrativo. Uno schema rifiutato da un centro-destra che qui ha il volto del candidato di Forza Italia e del Polo Titti Bufardeci, accreditato di una forza elettorale non lontana da quella necessaria per coronare con un successo la corsa al ruolo di primo cittadino di Siracusa, e con la presenza di Stefania Prestigiacomo, che trascorre gli ultimi giorni di campagna elettorale su e giù per i mercati della città per conquista¬ re gli ultimi voti da trascinare verso un partito, Forza Italia, che a Siracusa si identifica con questa parlamentare ormai in prima fila nelle cronache politiche nazionali. Una lettura rifiutata dal candidato della maggioranza delle forze di centro-sinistra, il favoritissimo Fausto Spagna, che è già stato sindaco di Siracusa negli Anni Ottanta e che, da segretario regionale del Ppi e capogruppo dei Popolari all'Assemblea regionale, ha deciso di candidarsi in una competizione elettorale che costringe i siracusani a recarsi alle ume dopo nemmeno un anno dalle precedenti elezioni. Un anno soltanto. Un tempo minimo. Perché? Perché a Siracusa si è consumato un regolamento di conti politico tra gli ex democristiani di tale virulenza da legittimare lo schema della «dote» ufficialmente ripudiata dagli stessi interessali. Ricapitolando per sommi capi districandosi in un labirinto di rancori e di guerriglie sotterranee di delicatissima decifrazione: c'era una volta, una giunta di centro-sinistra che aveva come sindaco Marco l'attizzo. Nel '98 arrivano le nuove elezioni ma il centro-sinistra, anziché candidare Fatuzzo (che oggi si vendica capeggiando una variegata lista che comprende l'Asinelio e i cossuttiani), decide di candidare Enzo Dell'Arte, popolare. Sì, popolare. Ma anche cislino, molto vicino a D'Antoni. Dell'Arte vince ma dopo qualche mese viene impallinato e pubblicamente sfiduciato dall'interno dello stesso Ppi e dai Ds. Un deliberato karahiri, quello dei popolari, che serve per limare le unghie a un gruppo sempre più forte e meno legato alla dirigenza nazionale del Ppi. Un «atto ignobile», a detta del segretario regionale della Cisl Paolo Mezio, sostenitore attivo e, porgli avversari, materiale tessitore di una lista che nelle elezioni di domenica renderà la vita più difficile allo schieramento di centro-sinistra. Fatto sta che quella rottura porta al divorzio di questi giorni. E in mezzo, l'episodio clou delle elezioni europee del giugno scorso quando il candidato cislino, Giuseppe Cocilovo, il braccio destro di D'Antoni, straccia il suo concorrente-rivale dei Popolari e rimescola i rapporti di forza tra gli ex democristiani di Sicilia. Dicono che non è vero, che D'Antoni non c'entra, che le letture politiche «nazionali» non si addicono a Siracusa. Ma tutti i big di centro-sinistra della Regione si mobilitano per vincere la partita in questo laboratorio della Sicilia orientale. Si mobilila una parte dell'Asinelio e dal suo esponente siciliano RinoPiscitelloparte l'indicazione ili non sostenere ne il popò lare doc Spagna né il cislino Velia per puntare sul primo degli esclusi Fatuzzo. Si mobilitano i Popolari che vedono nella secessione risiimi un rischio, candidano il peso massi mo Fausto Spagna e portano a Siracusa i ministri come Rosa RussoJervolino per vincere le elezioni. Si mobilita il Polo che non vuole perdere l'occasione regalatagli da un centro-sinistra rissoso e frantumato. L'unico a mostrarsi ufficialmente «defilato» è proprio D'Antoni. E la «dote»? La «dote» servirà per misurare quella che Spagna chiama la «visibilità» dei risimi. 1 quali tacciono impenetrabili se si chiede loro a chi andrà la loro «dote» nel secondo turno nel caso più che probabile di un ballottaggio tra il candidato maggioriario del centro-sinistra e quello del Polo, 'l'itti Bufardeci, sostenuto anche da Alleanza nazionale che qui ha come leader il presidente dell'Antimafia regionale Fabio Granata. Se la «diite» andasse con il centro-destra, sarebbe la rottura. Se andasse al centro-sinistra, non sarebbe regalata o svenduta a prezzi stracciati. I voti, a Siracusa, si contano. Ma si pesano anche. Sicilia, banco di prova per le ambizioni politiche del sindacalista Il segretario generale della Cisl Sergio D'Antoni