Adesso i partner si fidano ma Roma deve risparmiare

Adesso i partner si fidano ma Roma deve risparmiare Prospettive.rosee nelle stime degli economisti Adesso i partner si fidano ma Roma deve risparmiare Carlo Bastasin GLI osservatori europei sono unanimi nel prevedere una ripresa di velocità dell'economia italiana nel prossimo anno, tale da ridurre le distanze attualmente vistose nei tassi di crescita. Ma altrettanto unanimi sono la denuncia dei rischi e delle speciali difficoltà della situazione italiana, nonché la richiesta di accelerare le riformi1 strutturali dell'economia. Secondo il commissario europeo per gli Affari monetari, lo spagnolo Pedro Solbes, «l'Italia è il classico esempio di Paese che non può permettersi distrazioni nel risanamento dei conti pubblici». Solbes, vede nel prossimo anno una riduzione della divergenza della crescita italiana, che si avvicinerà alla media europea, ma una sfida di politica economica non meno impegnativa che in passato: «Mentre ad altri Paesi sarà possibile utilizzare, per esempio, entrate fiscali più elevate del previsto per la riduzione delle tasse o per la crescita degli investimenti pubblici, l'Italia dovrà continuare a risparmiare». Anche a Bruxelles la sfida per l'Italia ha la forma del miglioramento di efficienza della politica economica. Il Paese dovrà infatti recuperare la distanza dagli altri partner pur disponendo di minor risorse e dovrà farlo quindi con scelte migliori o più rapide rispetto a quelle degli altri governi. Secondo gli analisti dell'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico con sede a Parigi, il ruolo del governo del Paese è decisivo nel restituire fiducia ai consumatori che soffrono di incertezze in particolare sul futuro della sicurezza sociale. Inoltre, «a fronte della perdita di quote di mercato nel commercio mondiale osserva l'Ocse - c'è una necessità sempre più grande di migliorare la competitività riducendo i costi, in parte accrescendo la concorrenza nei settori dei servizi». A Francofolte, l'ufficio studi della Deutsche Bank, prevede una crescita del pil italiano del 2,3% nel 2000, non troppo distante da quella tedesca. Anche in questo caso, tuttavia, tra i rischi che condizionano le previsioni ottimistiche, si sottolinea l'instabilità del quadro politico e il timore di una crisi di governo: «Preoccupa soprattutto il caso in cui le divisioni interne al governo dovesserp protrarsi nel corso del prossimo anno, con la conseguenza che ciò potrebbe ritardare le rifor¬ me e in particolare l'ultimo stadio della riforma delle pensioni». Il tipo di attenzione che gli osservatori europei stanno rivolgendo all'Italia non ha più a che fare con il timore che Roma non rispetti gli impegni presi di risanamento dei conti pubblici. Nonostante la deroga chiesta a febbraio da Roma sugli obiettivi di deficit pubblico per il '99 (spostati dal 2,0% del pil al 2,4%) e il proseguimento a Bruxelles nelle settimane scorse del dibattito sulla necessità di nuove regole che impediscano la revisione in corso d'anno degli obiettivi assunti da ogni governo con i «piani di stabilità», l'Italia è considerata sulla strada giusta del risanamento di bilancio. Lentezze nel processo di rientro dei deficit sono addirittura considerate piii probabili per altri Paesi. Il clima della Commissione sembra pero meno severo di quello di un anno fa: «E' logico - spiega Solbes - che l'emergenza fiscale sia meno vivace ora che i livelli dei deficit si sono abbassati». Segnali di rigore vengono invece ancora rivolti a tutti i Paesi dalla Banca centrale europea, che si ritrova di nuovo confrontata con un rischio di indebolimento dell'euro, tornato vicino al livello ili parità con il dollaro. 11 pericolo di perdita di competitività dell'Italia, anche a fronte di un'inflaziout! doppia rispetto a quella tedesca, viene vista dagli analisti del centro di ricerca Ilo ili Monaci.) come un problema «interno» di cui eventualmente alcuni partner commerciali europei potrebbero beneficiare. Nel 2000 in particolare la Germania dovrebbe veder crescere le esportazioni del 7%, più\del doppio delle previsioni per l'Italia. La qualità delle scelte di governo viene considerato il nuovo terreno di competizione tra i Paesi dell'euro. Ciò sarà tanto più vero quanto più prendono piede anche in Europa i segni di una «new economy» di tipo americano, trainata dall'innovazione tecnologica. «La new economy - ha osservato a Francofone Thomas Mayer di Goldman Sachs richiede essa stessa riforme strutturali, visto che si basa su lavori flessibili e sul dinamismo dell'ambiente di investimento». Secondo dati elaborati dalla banca d'investimento americana, tra i maggiori Paesi dell'euro l'Italia ha il livello più basso di investimenti e di spesa in tecnologia, in particolare nei settori, informazione e comuni cazione, che trainano la «nuova economia».

Persone citate: Carlo Bastasin, Pedro Solbes, Solbes, Thomas Mayer