«In ritardo l'economia italiana» di Francesco Manacorda

«In ritardo l'economia italiana» «In ritardo l'economia italiana» La Commissione: la crescita del (99 è molto più bassa della media Ue Francesco Manacorda inviato a BRUXELLES Dopo la tempesta asiatica splende il sole sull'economia europea, ma qualche nuvola si addensa dalle parti dell'Italia. Secondo Bruxelles, infatti, il nostro Paese farà nei prossimi due anni progressi sul deficit inferiori a quelli previsti dal governo, delude sulla crescita e suscita qualche timore per l'inflazione. Il roseo futuro dell'Europa è scritto nelle previsioni economiche d'autunno per il periodo 1999-2001. Come spiega il Commissario responsabile per gli Affari monetari Pedro Solbes, «la situazione attuale costituisce una solida base per la ripresa economica che creerà occupazione». Quest'anno l'economia complessiva dei Quindici crescerà del 2,1% per poi salire ancora del 3% sia nel 2000 sia nel 2001. La ripresa, sostiene Solbes, «ci permetterà di creare 5,5 milioni di posti di lavoro e porterà la disoccupazione all'8% nel 2001», mentre nemmeno i prezzi fanno paura. II tasSct'm inflazione dei Quindici dovrebbe rimanere sotto controllo: anche se si prevede che aumenterà dall' 1,2% di quest'anno all' 1,5% del 2000 e all' 1,6% del 2001, resterà sotto quella soglia del 2% che la Bce pone per valutare la stabilità dei prezzi. Anche la marcia di riduzione dei conti pubblici soddisfa la Commissione visto che nel 2001 «il deficit complessivo dei Quindici sarà pari allo 0,3% del loro Pil» spiega Solbes, ma quello che preoccupa sono i divari tra i Paesi virtuosi, già in avanzo di bilancio e quelli invece che, come l'Austria, vedranno addirittura crescere il loro deficit. Su tutti i Quindici pesa poi l'invecchiamento della popolazione, che - in assenza di riforme - rischia di fare aumentare i deficit per le maggiori spese pensionistiche. Ma nonostante la ripresa continentale, avverte il documento della Commissione, «nel 1999 il tasso di crescita del Pil in Italia sarà ancora una volta significativamente più basso della media dei Paesi che partecipano all'euro» e pari solo all' 1,1 % perché «l'attività economica resta debole e il ritmo della ripresa lento». E l'Italia rimarrà Cenerentola d'Europa anche nei prossimi due anni, sebbene il ritmo della sua ripresa «accelererà in modo significativo». Le previsioni di Bruxelles vedono un aumento del Pil pari al 2,2% nel 2000 e al 2,5% l'anno successivo. Peggio di noi andrà solo la Danimarca che però «sta concludendo un quinquennio di forte espansione». Allo stesso modo l'inflazione, «alimentata dal rialzo nei prezzi energetici e dal brusco aumento dei prezzi di alcuni servizi» e non spinta dalla ripresa come accade in altri Paesi, raggiungerà quest'anno in Italia 1' 1,7% contro una media dei Quindici dell'1,2%, per salire nel 2000 all'1,8% e tornare poi a scendere all'1,6% nel 2001 rimettendosi in linea con la media comunitaria. L'Italia, spiega ancora Solbes, «è l'unico Paese che quest'anno non rispetta il suo programma di stabilità» poiché «abbiamo accettato alcune modifiche al programma - dice il Commissario riferendosi alla richiesta avanzata in giugno dal ministro del Tesoro Giuliano Amato di portare il deficit previsto dal 2 al 2,4% del Pil - e in questo contesto il risultato finale è migliore di quanto ci aspettassimo». Infatti la Commissione prevede per quest'anno un deficit italiano pari al 2,2% del Pil. Più lontane, Roma e Bruxelles, restano negli scenari dei prossimi due anni. Nel suo programma di stabilità il governo italiano si è infatti impegnato a portare il rapporto deficit/Pil all'I,5% nel 2000 e all'I % nel 2001, mentre la Commissione prevede che i valori saranno più alti: 1' 1,5% per il 2000 in base a «una valutazione preliminare delle misure nella Finanziaria presentata al Parlamento in settembre» e l'I,3% nel 2001 a politiche immutate. «Ma aggiunge ancora Solbes - le previsioni sono elaborate sulla base della tendenza attuale. Spetta solo alle autorità italiane decidere l'entità e la composizione della manovra di bilancio». Il messaggio del Commissario diretto ai Quindici, del resto, è chiaro: «Questa ripresa ci offre anche la possibilità di essere più ambiziosi sul risanamento dei conti pubblici», dice rivolto a chi non vede ancora avvicinarsi il pareggio di bilancio che il Patto di stabilità vuole per il 2002. «Per questo - aggiunge insistiamo che di deve farlo riduca i deficit mentre chi è già in regola con il Patto di stabilità dovrebbbe godere di maggiori margini per ridurre imposte o per fare investimenti».

Persone citate: Giuliano Amato, Pedro Solbes, Solbes