Eichmann, il manager del Male di Fulvia Caprara

Eichmann, il manager del Male In «Uno specialista» il regista ebreo Silvan ricostruisce la storia del gerarca nazista Eichmann, il manager del Male Le immagini inedite delprocesso di Gerusalemme Fulvia Caprara roma"" Un perfetto manager della criminalità e non un mostro di spietatezza comi; sarebbe più rassicuranti.' immaginare: il Lenente colonnello delle SS Adolf Eichmann, protagonista del documentario «Uno specialista», diretto dal regista ebreo dissidenti: Iiynl Sivan, è un signore dalla schiena leggermente incurvata, occhiali, pochi capelli, espressione del viso devastata dai tic. A vederlo così, seduto dietro il banco dell'imputato, durante il processo di Gerusalemme del 1961, con le cuffie in tosta per la traduzione e le mani continuamente impegnate a sfogliare grossi incartamenti e a prendere indecifrabili appunti, liichmann non incute gran terrore e il punto del film è proprio questo. «Di sicuro spiega Sivan - fa più effetto mostrare il volto di una vittima piangente piuttosto che quello di un moderno burocrate, di un esperto di criminalità che si difende dalle accuse dicendo di aver semplicemente obbedito agli ordini, che se certe cose non le avesse fatte lui, le avrebbe sicuramente fatte un altro al suo posto. Questo atteggiamento riguarda direttamente la società contemporanea, è il problema della frammentazione della responsabilità, quello per cui ognuno si preoccupa di svolgere il suo compito specifico, senza sapere che cosa sta succedendo intorno». Lo vittimo, fa osservare Sivan, sono state messe al centro di tanti film sull'argomento, compresi quelli di Spielberg che «mostra le SS così come avrebbe fatto Leni Riefensthal» e di Benigni, autore di un film «pericoloso perché insegna ai bambini che i genitori possono anche mentire». 'Fratto dal libro di Hannah Arendt «Eichmann a Gerusalemme: rapporto sulla banalità del male», realizzato utilizzando eslusivamente le 350 ore di immagini inedite del processo (alla fine del quale Eichmann venne impiccato), «Lo specialista», che in questi giorni arriva sugli schermi italiani e ieri sera è stato presentato nella capitale in un clima blindato a causa dell'attentato di lunedì notte al Musco storico della Liberazione, cioè nel palazzo di Via Tasso che ospitò il carcere delle SS, vuole anche stimolare il dibattito sul tema dell'obbedienza. «Il problema della società moderna - dice il regista - è che i! ancora accettato il criterio dell'obbedienza, mentre la verità è che solo i bambini, a scuola e in famiglia, obbediscono, mentre gli adulti partecipano, e l'attenersi agli ordini non può essere per loro una difesa». A differenza di Benigni, sottolinea ancora l'autore, «io non ho voluto raccontare una favola, ma una cosa assolutamente vera, con un approccio politico e non religioso». Trentacinquenne, nato ad Haifa, da tempo residente a Parigi, Sivan ha giù dedicato molti lavori alla questione palestinese e non ha paura di pronunciare, su argomenti del genere, frasi nette come questa: «So che dirlo può sembrare una provocazione, ma il vittimismo atavico di noi ebrei, la nostra percezione tanto profonda della sofferenza, può diventare un modo per infliggerla agli altri più facilmente». «A differenza di Benigni non ho raccontato una favola, ma una storia vera con impegno politico» Il tenente colonnello delle SS Adolf Eichmann. protagonista del documentario «Uno specialista», sul banco degli imputati durante il processo di Gerusalemme nel 1961

Luoghi citati: Gerusalemme, Parigi