Di Robilant racconta la sua tangentopoli tra piccoli «Fetentoni»

Di Robilant racconta la sua tangentopoli tra piccoli «Fetentoni» Con Beppe Fiorello e la Ammirati Di Robilant racconta la sua tangentopoli tra piccoli «Fetentoni» roma Si può fare alla fine degli Anni Novanta un fdm sul meridione alla maniera di Pietro Germi che girava trent'anni fa? Alessandro di Robilant non si è posto questa domanda, ma forte del suo dichiarato amore per Germi, si è buttato nell'impresa con «I fetentoni», un titolo da film «comicarolo» per un affresco grottesco su corruzione e onestà, due poli costanti della vita italiana. Come per «Il giudice ragazzino», ispirato alla morte per mano di mafia del magistrato lavatinò, anche stavolta Di Robilant ha usato un episodio di cronaca: la storia del sindaco di Reggio Calabria Agatino Licandro raccolta dal giornalista dell'Unità Aldo Varano nel libro «La città dolente», edito da Einaudi. Ed è una storia paradossale perché Licandro, figlio di un vecchio sindaco democristiano, dopo esser stato obbligato dal potentato locale a scendere in politica prendendo il posto del padre, si ribellò alla «tangentopoli» che vigeva in città andando a denunciare se stesso e i suoi complici alla magistratura per finire sotto processo. «Il libro mi aveva molto colpito, soprattutto perché raccontava, qualche anno prima di «Mani pulite», gli intrighi della nostra provincia diventando una storia simbolica dell'Italia intera», ha spiegato Di Robilant. «In un primo momento avevo pensato di farne una vicenda drammatica, poi ho trovato che la chiave satirica sarebbe stata più adatta, meno datatala. E ho scelto questa». Curatissimo in tutti i particolari, perfettamente interpretato da Beppe Fiorello, nella parte del giovane sindaco vittima di ricatti e bassezze, nonché da Anna Ammirati, Oreste Lionello, Aldo Maccione, Gianni Pellegrino, Franco Pennasilico e Renato Carpentieri, prodotto e distribuito dalla Lantia di Beppe Antenne, sarà in sala ai primi di dicembre. L'idea è di far sorridere nero sui nostri vizi, fin dal titolo, «I fetentoni», modo di dire napoletano per indicare dei simpatici mascalzoni, ma il sottotitolo, spiega il produttore in piena Seconda Repubblica, potrebbe essere: «Se pensate di esservi liberati della corruzione, vi sbagliate di grosso». Ministri e faccendieri, dichiara il regista, non sono necessariamente ispirati a questo o quel politico della defunta DC perché i modi della classe dirigente sono rimasti, più o meno, gli stessi. Il riferimento a' '-Berlusconi come idolo della piccola criminalità arraffona, invece, non è casuale, considerata la scarsa affinità che l'autore avverte nei confronti del leader del Polo. Sono probabili polemiche. [si. ro.) Anna Ammirati Anna Ammirati

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