DUBLINO di Marinella Venegoni

DUBLINO Il sindaco nomina Bono & C. cittadini onorari. Viaggio nei luoghi e nei miti di una capitale della nuova musica DUBLINO Marinella Venegoni Inviata a Dublino LA porta di casa dov'è nato Joyce, al 13 di Eccles Street, è custodita nell'anti-ingresso di un pub assai ele Igante, The Bailey. L'Irlanda è questa, che mette la cultura dove il puzzo della birra è più intenso e la faccenda pare ovvia a tutti. Samuel Beckett andava a meditare e a scrivere al Davy Byrnes Pub; Yeats, poi, ancora con Joyce, era cliente fisso del Bewle's Orientai Cafe in Grafton Street, che molti e molti anni dopo diventò l'abituale luogo di ispirazione di Bob Geldof, baronetto fortunato più con le buone cause che non con la musica rock. Ma se oggi chiedi a qualunque dubliner dove vadano invece a bere gli U2, soprattutto Bono e The Edge i dublinesi doc (gli altri due della band, Mullen e Clayton, sono gallesi), ti rispondono con una vistosa alzata di spalle. Che domande. Gli U2 li incontri a qualunque ora, dove capita: nei locali di Tempie Bar soprattutto. Fanno le loro code con il bicchiere in mano, e mai accetterebbero di portar via il posto a sedere a un qualsiasi avventore. «Noi irlandesi non ci avviciniamo mai. Se vedi qualcuno andargli incontro con il libretto degli autografi, o per farsi fare una foto, sono di sicuro italiani, oppure spagnoli» spiega Mary sorridendo sotto le lentiggini. In nessun altro luogo al mondo potrebbero nascondersi meglio che a casa loro, gli U2. Forse per questo sono rimasti lì, dove la fortuna baciò il loro talento alla fine degli Anni Settanta, quando arrivarono sulla scena internazionale con quella musica non più punk, non nihilista, ma che rifletteva col fascino della complicità le speranze e le paure dell'immaginano giovanile. 23 anni di vita e 140 milioni di dischi venduti sono una leggenda come poche. Il gruppo rock più amato del mondo non solo non ha mai lasciato Dublino, ma con il buon naso del quinto componente - il loro scopritore e manager Paul McGuinness - ha anche investito una fortuna nel settore immobiliare. Il pop ha messo le mani sulla città, però sono mani pulite. Sono palazzi interi, e alberghi come l'Hotel Clarence (il più lussuoso di Dublino, dove nei giorni scorsi in occasione degli MTV Awards Mariah Carey ha speso 15 milioni al giorno per una suite), e anche grandi strutture per il pubblico intasatissimo dei giovani, com'è The Point che ospita fino a 12 mila persone per i concerti; e in più, naturalmente, numerosi pub in ogni angolo di strada e pure due studi di registrazione. «I primi studi che misero su si chiamano Windmill Lane, lungo il fiume. Ma da 3-4 anni lavorano in quelli nuovi, gli Hannover Studios. Una zona orrenda, tra un cementificio e un garage; un posto dove uno non si avventura di notte da solo», racconta la burrosa Federica, romana, 22 anni, che ha abbandonato gli studi dopo il liceo scientifico per venire a stabilirsi nella città dei suoi idoli. La comunità italiana di qui è soprattutto giovanile, e soprattutto femminile. E' un'emigrazione lontana dalla necessità; gente di piccola storia ma con grandi sogni, che ha scelto Dublino in nome della passione per gli U2. Nella casa ammobiliata, in un bel palazzo con portineria, vivono con Federica altre ragazze fra i 20 e i 30; fans pure loro, che hanno trovato lavoro tra Ibm e ditte farmaceutiche; 9 ore al giorno a sgobbare. E sì che l'Irlanda, fino a qualche anno fa, aveva il più alto tasso di disoccupazione in Europa. Il turismo italiano, soprattutto rockettaro, è una buona fonte di reddito per gli irlandesi. Molti come Federica, si sono stabiliti a Dublino dopo averci passato intere estati, a studiare l'inglese e a inseguire gli U2. E' un turismo speso a ciondolare tra pub e campagne verdi e musei celtici. La città è quieta e ospitale, a patto che se ne sappiano rispettare bene certi confini. L'estate scorsa il povero Guido Nasi, un diciassettemme di Torino che con gli amici si era spinto nella brutta periferia nord, s'è preso una bottigliata in testa per aver reagito al furto di un portafogli, e l'hanno portato a casa in coma. «Anche Bono è nato in una zona come quella - dice Federica -. Stava a Ballymun, al 10 di Cedarwood Road. Lì hanno girato The Commitments, sono case popolari fatiscenti che annegano nell'alcol e in una montagna di droga». Ma perché gli U2 hanno piazzato gli Hannover Studios in quella zona tanto rischiosa? Federica sorride: «1 turisti non li lasciavano mai in pace, li assediavano dovunque. Così, vanno a cercare posti impraticabili*. Finirà, per certo, che anche quell'area diventerà «in», come tutti i luoghi dove sono passati in vent'anni i vecchi ragazzi di «Joshua Tree», diventati ormai un potentato economico che rivaleggia senza complessi né imbarazzi con le più doviziose multinazionali impiantate in questa verde temi di letterati e di birrai. Insomma, dopo la Guinness (giù il cappello) il più conosciuto patrimonio irlandese sono loro, gli 1)2. Tanto che qualche giorno tei, il sindaco Mary Eccellili li ha convocati in municipio per offrirgli il «Freedom of Dublin», una specie di cittadinanza onoraria per «aver messo Dublino sulle mappe di molti giovani amanti della musica che non sarebbero mai venuti in Irlanda». L'Irish Turisi Board parla chiaro: il 70 per cento dei turisti intervistati cita la musica come il ricordo più vivaci; della vacanze. Già, perché nel tempo la scena musicali! intorno a Bono e ai suoi amiri s'è allargata, tanto da interessare non solo i fans ma perfino l'ingessato Financial Times, che con qualche dispiaceri' parla dell'impossibilità di fare i conti in tasca all'industria musicale locale: molti gruppi e artisti sono infatti sotto contratto con multinazionali fuori dalla venie patria; però alla fini! tira fuori, il binari dal, che i primi sei artisti irlandesi hanno fatturato da soli negli ultimi anni più di un miliardo di sterline (4.000 miliardi di lire), una fetta tutt'altro che minuta del fatturato globale della musila pop nel mondo, che è di 38 miliardi di sterline. Cranberries e Corrs e Boyzone sono oggi sulla cresta dell'onda; dietro ui loro sgomitano centinaia di speranze e piccole realtà già da esportazione. Lentigginoso quanto Mary, il giovane sociologo KiIkenny rimala con orgoglio le più (miele leggende rock e folk della prima generazione, fra i Chieltains e lo scontroso Vati Moirison: «M;t ora, solo in Olanda e Germania, l'esportazione di artisti locali che hanno firmato per etichette indipendenti genera pili incassi delle compagnie alimentari irlandesi». Bono Vox, il trentanovenne leti der ispirato e autore degli U2, adesso vive ti Killiney, appena fuori dalla città. St.ci con la lamiglia in una villa sull'oceano, circondata da un muro altissimo, con un ampio parco; s'è comprato anche la casa vicina, quund è andata in vendita, per paura che gli arrivasse sui collo la curiosità ingombrante di vicini con il binocolo. 1'ik:o più su, in collina, abita anche The Edge, il chitarrista, che lia appena avuto il primo figlio maschio dopo -l femmine; a qual che passo, poi, da Bono e The Edge ci sono le case di Eddy Irvine, di Whytney Houston, di l'atsy Ken sit, di Meg Ryan, del vecchio 007 Roger Muore. E' una bella concentrazione di dollaroni, ma la legge irlandese prevede per gli artisti l'esenzione dulie tasse. Uno dei tipici pub di Dublino, dove musica, fumo, birra e calore umano danno vita ad un cocktail unico al mondo