Via Tasso, la bomba è antisemita

Via Tasso, la bomba è antisemita Rivendicato l'attentato al Museo della Liberazione, il Presidente: «Non dobbiamo permettere che la memoria si affievolisca» Via Tasso, la bomba è antisemita Ciampi: «E' un gesto vile e insensato» ROMA Lo spettro razzista e anti-ebraico si riaffaccia su Roma poco prima di mezzanotte, con una bomba che esplode davanti al museo storico della Liberazione di via Tasso, dove i nazisti torturavano e uccidevano durante l'occupazione della capitale. Una comparsa che suscita immediate reazioni sdegnate e, preoccupate. Dal Presidente della Repubblica in giù tutti condannano e mettono in guardia dal rigurgito violento e neofascista. «Questo gesto vile e insensato - avverte Carlo Azeglio Ciampi potrà solo rinnovare nella coscienza degli italiani la memoria dei patrioti rinchiusi, torturati e uccisi per aver difeso quei valori di libertà su cui si fonda la nostra Repubblica; non dobbiamo permettere che questa memoria si affievolisca». «E' un ordigno di tipo molto artigianale», com- mentano gli investigatori dopo i primi sopralluoghi in via Tasso, ma è qualcosa che poteva provocare danni maggiori di quelli che ha fatto solo materiali, nessun ferito -, e comunque più potente di una rudimentale bomba carta. S'è rotta la vetrata della porta d'ingresso, sfondati i vetri delle finestre fino al secondo piano, sono caduti interi pezzi d'intonaco; e la bomba era stata collocata a pochi metri dalla stanza dei contatori del gas. Mezz'ora più tardi, la rivendicazione: un uomo telefona al 113, parla a nome del «Movimento antisionista» e dice: «Il museo della Liberazione ha fatto un botto». Il nome del gruppo è sconosciuto agli investigatori che da anni battono l'estrema destra romana e nazionale, tranne un precedente molto tornano nel tempo e ristretto a una ben definita area territoriale, tanto da non essere nemmeno preso in considerazione. «Di fatto questo nome è all'esordio - commentano gli esperti - ma è abbastanza normale che questo tipo di sigle compaiano una volta soltanto, al massimo due, anche se a utilizzarle sono le stesse persone; è una precauzione per non vedersi accollare più di un'azione in caso di arresto». Harmou^toUteimmexantistorusta», ma il vice-presidente dell'associazione «Figli della Shoah», Riccardo Pacifici, spiega che i gruppi della nuova estrema destra «utilizzano spesso la parola sionista per dire ebreo; è un alibi, ma in realtà sono i nuovi antisemitùi. Le indagini di polizia e carabinieri per scoprire chi ha messo quel «bombone» artigianale - probabilmente confezionato mettendo insieme più ordigni o "bottitipo quelli che si fanno esplodere a capodanno - sono già cominciate. Sotto osservazione, ovviamente, l'area dell'estremismo neo-fascista romano che conta circa duecento o trecento persone radunate soprattutto in alcuni quartieri della città come la zona di San Giovanni e dell'Appio. Organizzano manifestazioni, volantinaggi e attacchinaggi, scontri premeditati come quello del primo maggio scorso, al tradizionale concerto di piazza san Giovanni. Ad ottobre, per quegli incidenti dove pure furono utilizzati «bomboni» e bottiglie molotov prima delle cariche con le forze dell'ordine, dieci persone sono state messe agli arresti domiciliari e altre quattro denunciate e sottoposte all'obbigo di «firma»; pochi giorni fa quei provvedimenti sono stati revocati dai magistrati. Il «giro» è quello che sempre più spesso fa comparire nelle curve degli stadi svastiche e croci celtiche; all'inizio dell'anno un altro «bombone» è esploso davanti alla sede di un comitato di cniartiere a Roma, e l'8 settembre a piazza Venezia è stato issato un fantoccio intitolato a «Badoglio boia». E' in questi ambienti che gli investigatori stanno già lavo- lando per mantenere la promessa fatta dal ministro dell' Interno Jeivolino, e cioè «il massimo imiiegno per individuare gli autori del vile attentato». Con Ciampi, anche Mancino, Violante, D'Alema, il presidente della Corte costituzionale Vassalli (die nell'ex-carcere nazista fu rinchiuso e torturato) e tutti i leader di partito hanno espresso sdegno, indignazione e condanna per l'attentato a via Tasso. Il segretario di An Gianfranco Fini ìia scritto al rabbino di Roma Elio Toaff per esprimergli la propria solidarietà, ma dall'interno del suo panilo Alessandra Mussolini commenta: «La sinistra si ricompatta davanti alle bombette ma non si indigna per gli attenuiti davanti alle sedi di An in piena campagna elettorale. I soliti tromlxini della sinistra strumentalizzano im episodio da nulla a fini elettorali e propagandistici». Igio.bia.) I segni lasciati dalla bomba esplosa poco prima della mezzanotte di lunedì davanti al museo storico della Liberazione, in via Tasso a Roma. L'attentato è stato rivendicato con una telefonata da un sedicente «Movimento antisionista» ATTENTATO A UN SIMBOLO La bomba in via lasso rivendicata da un sedicente «movimento antisionista» , «Giorgio Labò aveva i polsi ormai in cancrena a causa della corda che, strettissima, gli legava le mani dietro alla schiena. Non disse una parola e alla (ine fu portato a Forte Bravetta e fucilato»

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