«Quale boom? Per me deve ancora arrivare»

«Quale boom? Per me deve ancora arrivare» Eottimismo diMarkMobius, che gestisce i24 mila miliardi di lire del fondo dell'americana Templeton specializzato nelle economie in via di sviluppo «Quale boom? Per me deve ancora arrivare» LA regola di base vale anche per i mercati emergenti: vendere quando c'è euforia, entrare quando le opinioni prevalenti sono negative e i prezzi sacrificati. Cambiano però ì tempi di tenuta delle fasi di rialzo e di ribasso: la prima, il bull market (mercato Toro), non si protrae oltre i 5 anni (contro i 10 delle piazze più sviluppate); e anche la seconda, l'orso, è più breve: due anni di recessione contro i 5 delle economie consolidate. RITMI Chi può permettersi di formulare questa sorta di legge sui ritmi vitali delle Borse minori, che totalizzano tra il 3% e il 4% della capitalizzazione mondiale, è Mark Mobius, gestore di patrimoni americano, da vent'anni operativo sulla scena asiatica, da Taiwan a Hong Kong, dalla Corea alla Thailandia. Dall'87 è responsabile delle operazioni sui mercati emergenti della Templeton, casa d'investimento internazionale (quasi 400 mila miliardi di lire gestiti) con base a Fort Lauderdale (Florida, Usa) e sedi un po' in tutto il mondo, Milano compresa. TENDENZE Definito «re» (Wall Street Journal) e «guru» (Washington Post) tra i manager dei fondi comuni specializzati negli investimenti nei Paesi in via di sviluppo, Mobius è riconosciuto come la prima voce da ascoltare se non si vuole prendere l'impiego in questa area geografica a scatola chiusa, come semplice parte di una diversificazione meccanica. Proprio la «teoria Mobius» dei tempi contratti, infatti, suggerisce una gestione delegata ma consapevole, che consenta cioè di sfruttare più tempestivamente le tendenze, pur in un'ottica di medio-lungo termine. «Dall'87 a oggi infatti così Mobius apre l'incontro con Tuttosoldi - il primo fondo del settore creato da Templeton ha battuto la performance dell'indice di Wall Street, in un periodo, cioè, che ha assistito al recente lunghissimo toro americano». ALL'INCASSO Ma se il lungo periodo può dare risultati, non deve d'altra parte fare dormire sulle performance. «Chi, in questi giorni, vantasse incrementi brillanti per aver scelto il Pacifico 8 o 10 mesi fa, potrebbe intascare una parte dei profitti, metterli in liquidità e ripresentarsi ad acquistare nei primi mesi del 2000. Non sono solito lanciarmi in indicazioni pratiche ma, per il giro di boa del millennio, con il baco informatico (la paura che i computer vadano in tilt nella notte tra il 31/12/99 e 1'1/1/00) che inevitabilmente paralizzerà scambi di Borsa e attività finanziarie, mi sento di fare uno strappo. E' vero che l'impatto maggiore si avrà in Europa e negli Stati Uniti, poiché nei Paesi emergenti ci sono meno computer, e sono relativamente più nuovi e aggiornati: ma star fuori dal gioco nelle prossime 10 o 20 settimane non dovrebbe significare l'esclusione da affari importanti». AUTOREVOLEZZA Il condizionale è d'obbligo anche per i guru: un appellativo che si conquista sul campo (Mobius è uscito del tutto dalla Russia due mesi prima della gravissima crisi del '98) ma che non garantisce l'immunità dai crolli (non ha previsto, tra le altre, la débàcle thailandese). Quello che conferisce autorevolezza alle analisi Paese per Paese, che proponiamo qui di seguito, è piuttosto la storia stessa del personaggio: globetrotter-studioso «in loco» delle economie in cui investe (circa 30 Paesi con i quasi 24 mila miliardi di lire gestiti dai portafogli di sua competenza), conosce e frequenta da decenni i vertici delle istituzioni finanziarie internazionali deputate agli interventi di sostegno del terzo e quarto mondo, ha contatti diretti con governi, ministri e pianificatori economici dei diversi Paesi, studia l'evoluzione dei sistemi politici e la loro relazione con la salute delle economie. ANALISI Se l'analisi borsistica in Europa porta a privilegiare ormai i singoli titoli all'interno dei comparti merceologici piuttosto che la realtà complessiva di una piazza, nei mercati emergenti conta ancora molto il Paese in sé, per l'effetto immediato e pesante della sfera politica sui destini della valuta e sui trend dei tassi d'interesse. Vediamo dunque, dal privilegiato punto d'osservazione di Mobius, le prospettive delle varie Borse. THAILANDIA. La Borsa aveva perso il 92% del suo valore. In pratica, un quasi azzeramento dal livello 10 al livello I. Ora c'è stata una fiammata di ripresa, del 100%, ma che ha permesso di risalire soltanto dal livello 1 al livello 2. Siamo ben lontani dal livello 10,0 bull market deve ancora venire, e io me lo aspetto. Il clùna politico e finanziario migliora: le banche concedevano prestiti solo su base nepotistica, ora c'è una maggiore correttezza. COREA. Similmente al Giappone (vedere articolo a parte) il Paese si trova nella fase di passaggio dal capitalismo dei prestiti obbligazionari a quello delle azioni. Nelle aziende, i debiti sono ancora 5 o 6 volte il capitale ma adesso il rapporto si sta riequilibrando. INDONESIA, L'intero sistema politico è in discussione, dopo la recente grave crisi politica e finanziaria. I nuovi vertici si muovono in direzione diametralmente opposta al passato, seguendo principi corretti: onestà, attenta amministrazione, decentramento del potere attraverso la regionalizzazione delle strutture di governo. Cambiamenti radicali che mi fanno essere ottimista sulla Borsa di Giacarta, sia pure dando per scontata un'alta volatilità delle cniotazioni. HONG KONG. Abbiamo ridotto la nostra esposizione per le difficoltà che incontrerà il governo nel collocare le azioni che aveva comprato nell'88, in piena crisi asiatica, per sostenere i prezzi. Una scelta per noi sbagliata, antimercato, che ora avrà un impatto negativo sul livello di liquidità dei titoli. CINA. Siamo entrati, ma è stata una grande delusione. E ora abbiamo iniziato a liquidare le posizioni. Ci sono in Cina due mercati: uno di azioni di tipo A, che sono riservate ai cinesi residenti, che sono molto scambiate e vanno bene; e uno di azioni di tipo B, per gli stranieri, molto illiquide e di scarso rendimento, quotate al 50% in meno delle azioni eh tipo A. Eppure si tratta della stessa azienda! E' una assurdità che penalizza l'investimento diretto dall'estero. Resta quello mediato, attraverso società di Taiwan e Hong Kong, specializzate in attività che traggono i loro profitti dal mercato cinese. ARGENTINA. La nuova presidenza, non peronista, non è destinata a introdurre cambiamenti nei punti fondamentali dell'economia. L'opzione per il sistema dei cambi fissi (ancorati al dollaro, attraverso il currency board) verrà confermata, proseguirà il raffreddamento dell'inflazione e aumenteranno disoccupazione e flessibilità. La privatizzazione delle aziende dei servizi di pubblica utilità (telecomunicazioni 8- C) è già in corso e porterà maggiore produttività ed efficienza nel sistema. BRASILE. Seguirà le stesse linee di tendenza dell'economia argentina. Nel Paese esiste già un 10% di investitori intemi, f rutto delle politiche di liberalizzazione. Con un partner bancario brasiliano, negli ultimi 12 mesi, Templeton ha raccolto sulla piazza 2 miliardi di dollari tra i risparmiatori locali. EST EUROPA. La preoccupazione maggiore è legata alle difficoltà dei Paesi ex comunisti a entrare nell'Unione Europea. L'economia dell'area è complessivamente stagnante (per non parlare della Russia), ma se e dove rileviamo l'esistenza di un alto valore potenziale, investiamo. Così in Polonia, con il prodotto interno lordo al 5%, siamo presenti nel comparto bancario. Investimenti sì, ma selettivi. CRESCITA SINCRONIZZATA Conclusioni? All'insegna dell'ottimismo. Mobius vede nel 2000 una crescita sincronizzata che ha la sua molla proprio nella crisi alle spalle, così impietosa da avere costretto governi e opinione pubblica a mutare radicalmente atteggiamenti e mentalità, dal Giappone all'Argentina, dalla Thailandia all'Indonesia. Ma se il baco del Duemila sarà un incidente di percorso, prevedibile e a termine, che cosa potrà provocare un'eventuale grave caduta di Wall Street sulle sorti dei Paesi emergenti? DIVERSIFICAZIONE Mobius non abbandona il suo positivo approccio di fondo: « Nel breve, un riflesso negativo sarebbe indubbiamente inevitabile in tutto il mondo. E quindi le vendite potrebbero colpire anche i mercati emergenti, sia pure m proporzione alla loro marginale fetta di capitalizzazione complessiva. Ma oltre a confidare nella capacità della banca centrale Usa (la Fed guidata da Greenspan), fin qui dimostrata, di pilotare il rientro dei prezzi trasformando il temuto crollo in atterraggio morbido, credo che le perdite a Wall Street potrebbero finalmente insegnare agli americani a diversificare i loro impieghi, strategia che ora non adottano quasi per niente. Nel medio periodo ne trarrebbe giovamento, con l'Europa, l'universo delle Borse delle nazioni in via di sviluppo. Per il Giappone, dopo la prima reazione al ribasso, non prevedo gravissime conseguenze, visto il livello ancora cosi basso delle quotazioni dei titoli», [gl.m.] ... E DUE ANNI FA Ripartizione geografica delle azioni (96.2% del patrimonio) f CrJ / 4? I 1 / I 1 1 I FONDO TEMPLETON EMERGING MARKETS Ripartizione geografica delle azioni (98,7% del patrimonio) Repubblica Ceca Oggi... o Brasile Thailandia