Borse OK, da Seul a Tel Aviv per guadagnare

Borse OK, da Seul a Tel Aviv per guadagnare ESTERO Performance del 40%, o anche del 60% nell'ultimo anno. Lo stesso settore dei fondi che piange sulle pessime prestazioni degli obbligazionari sta assistendo alla ripresa degli azionari Paesi Emergenti Borse OK, da Seul a Tel Aviv per guadagnare FUGA di massa dai fondi obbligazionari, soprattutto da quelli investiti in euro a breve e a medio-lungo termine, e attenzione per i fondi azionari. Non solo per quelli dedicati a Wall Street, da anni al centro delle scelte di tutti i portafogli improntati alla diversificazione, e che oggi in molti giudicano a rischio per le brillanti performance già realizzate, ma anche per fondi e sicav specializzati in aree di secondaria importanza strategica, come i Paesi Emergenti. PATRIMONIO O per le gestioni che lavorano sul gigante malato, quel Giappone che ha in corso profonde trasformazioni sociali ed economiche e che, dopo un decennio di depressione, ha iniziato una lenta marcia verso la ripresa, che ha già avuto il conforto di interessanti rivalutazioni nell'indice borsistico. L'analisi dei dati della raccolta dei fondi italiani fotografa la situazione: in ottobre gli specializzati nell'area del Pacifico (Giappone compreso) hanno registrato un volume positivo netto di nuove sottoscrizioni per 840 milioni di euro (circa 1600 miliardi di lire), quelli orientati sulle piazze finanziarie dei mercati in via di sviluppo hanno portato da 2156 a 2320 milioni di euro il loro patrimonio netto. RISULTATI E intanto sta prendendo sempre più consistenza l'investimento in sicav o fondi di diritto lussemburghese o irlandese offerti da gestori internazionali, che hanno totalizzato un risultato positivo per circa 9 mila miliardi di lire, per lo più impiegati sul fronte azionario. Di contro, si è avuto, come si è detto, una fuoriuscita di ben 28 mila miliardi dalla fetta degli obbligazionari. Sono i segnali più eclatanti della progressiva conversione di mentalità dei risparmiatori italiani, e di crescita della funzione di consulenza svolta soprattutto dal¬ le reti dei promotori, che condurrà a una maggiore assunzione di rischi finanziari. RIEQUILIBRIO L'approdo non potrà che essere un riequilibrio tra azionari e obbligazionari, che porterà il ricco mercato del risparmio italiano alle ripartizioni degli altri Paesi, come gli Stati Uniti, la Francia o la Gran Bretagna, nei quali la quota di fondi in bond si ferma al 40%, di solito, e il resto è puntato sulle azioni delle aziende. Da noi, la parte «tranquilla» del portafoglio complessivo del sistema è arrivata a essere circa l'80%, risultato della trasformazione dei titoli di Stato in fondi obbligazionari. PORTAFOGLIO Il problema, dunque, è arrivare bene alla più corretta suddivisione. Cioè perseguendo a livello del proprio portafoglio personale una ripartizione dettata sia dalle proprie esigenze strategiche, sia dalle prospettive dei mercati. Non deve fare premio, insomma, la continua rincorsa all'ultima ottima performance realizzata da questo o quel fondo, ma neppure è da tralasciare la conoscenza specifica delle qualità professionali dei gestori e l'informazione sulle aspettative dei diversi mercati. Al promettente settore dei Paesi emergenti dedichiamo quindi quest'inchiesta, con le interviste a un riconosciuto esperto internazionale in. materia, Mark Mobius, e al responsabile dell'asset allocation della società di gestione italiana Gestielle, Giovanni Maggi, che con il suo fondo Gestielle Emerging Markets (+ 43,71%) è primo nella classifica di categoria delle performance a tre anni al 30 ottobre. Un focus particolare è dedicato alla piazza israeliana, in forte sviluppo per l'apporto di capitali internazionali allo strategico comparto dell'hi-tech (alta tecnologia). • A cura di GLAUCO MAGGI

Persone citate: Giovanni Maggi, Mark Mobius

Luoghi citati: Francia, Giappone, Gran Bretagna, Stati Uniti, Tel Aviv